27 febbraio 2012

Ideologia, Arte e Civiltà

Speriamo che a questo punto sia chiaro che non tutto l’influenzamento nei confronti del mondo esterno è osnoblotico, anzi! l’uomo ha il sacrosanto dovere di agire sul mondo e cambiarlo per il bene. E non per citare Socrate a sproposito, ma questo diviene possibile solo perseguendo una verità. E si sa che una verità è comunicabile in modo univoco solo se ideologica - cioè data da umane teorizzazioni; teologica o rivelatio divina; oppure scientifica, ovvero sopravissuta alla prova dei fatti (queste ultime pochissime). L’Osnoblosi quindi non è ideologia, anche se molte verità ideologiche sono de facto osnoblotiche perchè finalizzate a un’incurante e bieca convenienza. Tuttavia lo statuto teorico della verità ideologica, cioè il suo derivare dagli sforzi intellettuali di qualche grande pensatore, al contrario di quella osnoblotica perlomeno possiede il beneficio del dubbio: potrebbe essere vera. La "verità" osnoblotica no, è falsa, non è verità e lo si sa, lo sanno tutti. Il problema è che si finge di non saperlo.

Tuttavia è anche pur vero che col tempo qualunque verità umana viene ad essere negata, poiché nella storia e nella natura è data di fatto la non sussistenza di verità umane eterne, che quindi non riescono a divenire “scientifiche”, al contrario di quelle naturali archetipiche che sono postulabili di origine divina. Da questo ne consegue che col tempo la verità ideologica, dopo aver passato un più o meno breve periodo come verità “scientifica”, cioè in grado di fornire risultati pratici, o viene riconosciuta come obsoleta e abbandonata, o viene imposta in modo autoritario/dittatoriale, oppure ancora diviene una verità osnoblotica, dando origine al fenomeno detto di osnoblotizzazione ontologica della storia, o del sistema di valori. Esempi pratici li hanno forniti le ideologie del pensiero unico strictu sensu (il liberismo) e del marxismo: entrambi hanno portato sia risultati positivi, sia successivamente grandi fallimenti. La loro imposizione come verità assolute è un atto osnoblotico rispettivamente della classe imprenditoriale e di quella cosiddetta operaia, o di chi trae vantaggio dal suo sfruttamento ideologico.
 
Fra i fenomeni che l’Osnoblosi comporta, quello che maggiormente indigna chi utilizza l’intelligenza e il pensiero elevato è la negazione dell’arte. L’Osnoblosi DEVE negare l’arte, ne va della sua stessa sopravvivenza. Anche la vera arte comunica una verità, sebbene intuitiva e non univoca, segnatamente polisemica, perchè altrimenti non sarebbe arte ma verità di uno dei tre tipi sopra elencati. E la verità invece ha il grande pregio di portare comunque a dubbio, discussione, superamento e evoluzione. Insomma Mutantropia.

Tale negazione comunque non ha rivestito sempre le medesime forme. Forse memore delle aberrazioni naziste che hanno comportato la distruzione di interi capolavori moderni dopo averli etichettati come arte degenerata, la società contemporanea osnoblotica ha escogitato un sistema 
tanto più efficace quanto intellettualmente offensivo. Questo per un’ambiguità di fondo che in determinati casi può avere certa arte, ovvero la capacità di dare piacere, portare sensazioni gradevoli. Sia chiaro: se parliamo di vera Arte, la sua artisticità non risiede nel proporre svago o sollazzo, ma nella sua singolare capacità di comunicare verità anche scomode, o addirittura ripugnanti, in modo leggero e divertente. O tramite altre componenti sommariamente etichettabili come ludiche, come il sentimentalismo becero, da alcuni definito “pornografia femminile”, o l’emozione forte fine a se stessa cioè la paura, atiquifobia o apatepofobia, evocata per il gusto della paura stessa. in fondo egoico perché a fini autoconservativi. 

L’opera culturale che non ha altri scopi se non dare sensazioni soddisfacenti, de facto NON è arte: è artigianato, spettacolo, intrattenimento, al limite invito alla masturbazione, ma non arte. È formula che sostituisce la forma, nell’arte sempre unica, per quanto riproducibile. Sua singolare caratteristica è l’elevata capacità di escludere le facoltà cerebrali, ovvero di addormentare le coscienze e creare consenso. Negazione osnoblotica dell’arte, tipica delle società moderne, non è tanto negare il diritto di esistenza all’opera, bensì negarle l’accesso (ormai necessario alla sua diffusione) dei principali canali di distribuzione e marketing, proponendo contemporaneamente come "vera arte" l’artigianato e l’entertainment, quando non addirittura l'"industria culturale".  La cui piacevolezza rinforza i fruitori sulla giustezza della loro scelta, oltre che sulla percezione di bontà di chi lo offre.
 

La creazione di consenso tramite l’uso di artigianato, intrattenimento, spettacolo, seduzione carnale, soddisfazione di appetiti in genere, a prescindere dal fatto che la si contrabbandi per vera ed unica arte (cosa che comunque troppo spesso avviene), è operazione eminentemente osnoblotica, sebbene ampiamente condivisa da dittature e regimi totalitari. 
In merito si prega di notare come il successo di certe odierne parti politiche sia derivato dal successo, in primis commerciale, di spettacoli mediatici distintisi da quelli storicamente precedenti per la spregiudicata esposizione di parti anatomiche femminili. Da notare inoltre l’incredibile sovraesposizione di programmi a sfondo culinario e voyeuristico (GF etc.) nei palinsesti dei media contemporanei.

20 febbraio 2012

La Matrice Mutantropica, ovvero dell’apparente Mutantropia del conformismo

Ci scrive GaetArr: orrore: nel post s’è affermato che il conformismo è un gesto mutantropico!  Ma com’è possibile? La Mutantropia non era una cosa positiva? Non ci capisco più niente…

No, è stato detto in più occasioni che il fare Mutantropico è un approccio esistenziale, un modus operandi, che può essere “positivo” o “negativo” come qualunque altro modo umano. Il Mutantropo è un uomo che sceglie di cambiare, di adattarsi alle circostanze, ma come ogni uomo lo fa per perseguire i propri scopi più o meno nobili. Certo, cambiare adattandosi ad un modello esistente come fa il conformista, ovvero non concepire la propria immagine utilizzando la creatività data dalla propria testa e dalla propria coscienza, ha un gusto come di cosa meschina.

Il conformismo, tra l’altro, è una mutantropia apparente. È vero che il soggetto muta e lo fa con intenzioni di miglioramento, ma si adatta a una copia, a qualcosa di standardizzato e quindi, nel presente, immutabile. Previsto e sempre uguale. Indossa un’uniforme e l’uniforme se mai muta lo fa diacronicamente, mentre sincronicamente non consente eccezioni (certo dipende dall’uniforme, ma il discorso regge anche per molti “alternativi al sistema”). Mutare in qualcosa di immutabile è in fondo un gioco di specchi.

Come s’è già affermato, c’è poi il caso dell’egonanismo, che sottopone il fare mutantropico ad una sorta di incoronazione della personalità, di autocelebrazione, o anche solo di autoindulgenza. Ecco quindi delineate due coppie di variabili che definiscono la MATRICE MUTANTROPICA: i mutamenti umani possono essere o non essere egoici e/o conformisti. In realtà, a ben vedere, rappresentano la faccia privata e quella pubblica della stessa medaglia, ovvero quella delle aspettative interessate, di efficienza nell'opportunismo.

-          Davanti a mutamenti insieme egonanistici e conformisti, abbiamo a che fare con un essere umano interessato e opportunista, un mutantropo assolutamente apparente, in realtà una figura molto vicina a quella dell’osnoblotico nella sua volontà di influenzare l’ambiente circostante, sebbene per il tramite dell’intervento su se stesso. Oppure semplicemente un borghese, arrivista ed acritico come la società lo vuole.
-          Se i mutamenti sono conformisti ma non egoici, abbiamo a che fare con un uomo grigio e senza fantasia o con una persona molto modesta. L’impiegato sconfitto dal sistema sociale, l’homo faber parcellizzato, il militare. Ma anche l’uomo umile, che non vuole apparire: teoricamente anche gli iniziati a verità spirituali dovrebbero assumere un comportamento simile. Quindi Mutantropo mediocre o grigio, oppure (in rari casi) Mutantropo umile, “in uscita dal mondo”.
-          Se essi sono egonanistici ma anticonformisti, abbiamo l’anfitrione, l’esibizionista, l’intellettuale da talk-show, insomma la persona che vuol farsi notare, o Mutantropo egopatico. Ma anche l’artista di tipo egoico (senza giudizi sulla sua arte, che può comunque essere la migliore), così caratteristico dell’epoca moderna.
-          Mutamenti non egoici e anticonformisti segnano invece la Mutantropia evolutiva, o percorso di vita onesto. Con ciò non si dice “vincente” o scevra di errori, ma a logica l’unica in cui l’uomo può raggiungere risultati che possono dirsi di vera esperienza: cambio con la mia testa e la mia coscienza nel nome di un “bene” (non di un mio interesse, ed in ogni caso non “contro” il bene di un altro) e vedo cosa succede. Si vedrà in seguito come a questa categoria appartengano gli artisti di cui qui si caldeggia l’avvento.

matrice mutantropica
MUTAMENTO
egonanista
non egoico
conformista
M. osnoblotico o borghese
M. mediocre, M. umile
anticonformista
M. egopatico, artista egoico
M. evolutivo, “vero” artista


Nella realtà sappiamo bene che queste 4 categorie sono variamente unite e miscelate, nelle vacillazioni dell’animo umano. Ma si tratta proprio di ciò a cui serve l’esperienza di vita: a metterci davanti a meschinità ed egoismi smascherandoci, cioè ad emendare le cose guaste. 

15 febbraio 2012

Konstantinos Kavafis

E se non puoi la vita che desideri, cerca almeno questo:  per quanto sta in te di non sciuparla nel troppo commercio con la gente 
con troppe parole in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro in balìa 
del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti
fino a farne una stucchevole estranea.

12 febbraio 2012

Osnoblosi - Distinzioni

Le principali critiche alla teoria dell’Osnoblosi sono state sostanzialmente riassumibili nell’accusa di mancanza di novità: essa non sarebbe stata nulla di nuovo, ovvero rappresentava il nome alternativo di una qualche vecchia categoria già ampiamente utilizzata nell’analisi sociologica, quando non antropologica, più o meno appartenente all’area del controllo sociale. Il problema però per questi detrattori fu di stabilire quale. Secondo i più essa altro non sarebbe che connivenza: una sorta di accordo collettivizzato con le varie forme di potere, per quanto aberranti. Altri, forse i più estremisti, sostenevano che fosse lo specchio del pensiero unico, dell’indottrinamento, tremendo nelle società capitaliste. Gli psicologi la accusavano di essere una forma di ipocrisia di massa, gli amanti della cospirazione evocavano il condizionamento dei media, dei poteri occulti in una sorta di proselitismo su larga scala, mentre i semplicisti si limitavano a bollarla come banale conformismo. A prescindere dal fatto che un nuovo punto di vista su una rosa di fenomeni aiuta solo ad analizzarli meglio, suffragando quindi comunque la teoria dell’Osnoblosi, le cose non stanno così. Non volendo annoiare chi ci segue, si darà una confutazione sintetica ad ognuna di queste posizioni:

-    Connivenza: l'assistere passivamente o dando il proprio consenso a un atto disonesto che si potrebbe impedire, consentendone lo svolgimento. Nella definizione di Osnoblosi è già contraddetto tale punto di vista: l’osnoblotico è tutt’altro che passivo, anzi, de facto è un fautore attivo di malcostume, o almeno un persuasore più o meno occulto. Se ne deduce che l’Osnoblosi è ben più della connivenza, in quanto un osnoblotico può essere connivente, mentre un “semplice connivente” non ricopre tutto il raggio d’azione dell’osnoblotico. Forse chi ha formulato tale contestazione ha solo compiuto un piccolo errore di prospettiva: semmai è il potere ad essere connivente con l’Osnoblosi, ampiamente ricambiato.

-    Effetto del proselitismo, o “indottrinamento positivo”, finalizzato ad un interesse almeno sommariamente percepito come impersonale, come valore reale ed oggettivo, non un “proprio interesse”. È indiscutibilmente simile al processo di Osnoblosi, in quanto tentativo messo in atto da una parte della massa di influenzare la parte rimanente verso la propria opinione. Ma nel caso di proselitismo deve esistere un’ideologia o una fede di riferimento, cioè una verità ideologica o teologica, mancanti nell’Osnoblosi, che al più si riferisce ad un sistema di potere, per quanto si configuri anche in assenza di questo laddove venisse percepita comunque una convenienza. In ogni caso mancano proprio le verità, tipiche di chi fa proseliti, perché l’osnoblotico è più o meno consapevole delle falsità che va diffondendo.

-    Effetto dell’indottrinamento del pensiero unico, in effetti una categoria molto vicina, che descrive perlomeno uno dei principali tentativi di imposizione osnoblotica da parte del potere politico e di quello economico sulla società, quindi fra le critiche formulate quella più sensata. Tuttavia l’Osnoblosi non è un pensiero, ovvero qualcosa di teorico e in potenza, bensì uno stato di fatto, qualcosa di pratico e in atto. Inoltre il pensiero unico è imposto dai poteri in questione, mentre l’Osnoblosi nasce spontaneamente in chi la vive. Certo normalmente, ma non sempre!, dietro diretta pressione del potere, tuttavia nella divergenza che quasi sempre le cose hanno fra il loro desiderio e la loro realizzazione de facto sussiste la differenza "quantitativa" fra i due concetti. Quindi, se da una parte è innegabile costatare che lo scopo principale del pensiero unico sia instaurare, tramite indottrinamento ed altro, un diffuso stato di Osnoblosi, dall’altra è necessario aggiungere che quest’ultima, oltre a rappresentare un concetto diverso, è comunque un fenomeno molto più articolato e complesso, fino ad essere in certe sue parti anche contraddittorio, cosa che il pensiero unico tende a non essere mai. Ecco perché il discorso “l’indottrinamento è la causa, l’Osnoblosi l’effetto” non esaurisce la problematica. Alcune cause dell’Osnoblosi sono le medesime della Mutantropia: frustrazione dell’uomo (Limiti) e sua propensione ad un miglioramento economico/sociale; altre invece le sono tipiche: inettitudine, disagio psichico, senso di inadeguatezza, paura di mettersi in discussione, avidità incontrollata. È quindi la soluzione ad essere diversa: cambio me stesso vs forzo il mondo. Il pensiero unico propone una soluzione a queste problematiche ma, come si vedrà in seguito, sono in genere le proposte di facile soddisfazione di bisogni primari a instaurare dinamiche osnoblotiche. Non dimentichiamo l’incapacità che ha il tossicodipendente di poter agire per migliorare la sua situazione, quand’anche abbia riconosciuto la sostanza stupefacente come potenzialmente dannosa. Men che meno dimentichiamo l’osnoblosi del “vincente”, ovvero del conservatore, che ama l’immobilismo sociale al fine di preservare i propri privilegi.

-    Conformismo, forse la più grande svista. Esempio di conformismo può essere il gruppo di adolescenti. I nuovi entrati, i più giovani, i più deboli, si uniformano al/ai leader - ogni gruppo sociale ha sempre due leader, uno razionale e uno emotivo - emulandone atteggiamenti, abbigliamento e gusti musicali. La percezione negli emulatori è di trarne vantaggio, imitando modelli percepiti come “vincenti”. Si tratta insomma di un caso di Mutantropia, cioè di cambiamento della propria persona tramite un’intenzione “positiva” di auto-miglioramento ed oggettiva (nei limiti della percezione individuale) nel riconoscimento del reale. È innegabile che, a livello macro, quindi della società nel suo complesso, un processo identico si verifichi nei confronti di certi leader politici che, nonostante un passato torbido e un presente di vacue promesse, risultino però particolarmente carismatici agli occhi della massa. Altrettanto innegabile che l’Osnoblosi possa originarsi da e in parte costituirsi in tale processo. Però poi, forse per intrinseca coerenza, la strada che percorre è un’altra, da un certo punto di vista addirittura opposta, rappresentando così una sorta di degenerazione del conformismo, fenomeno già poco auspicabile di per sé. Non più cambiamento di sé in conformità/emulazione di un modello ma, in seguito alle più varie frustrazioni ad apatepofobie, influenzamento/condizionamento dell’ambiente circostante, fino alla negazione di verità evidenti e di cui si è consapevoli. Viene così a cadere il fare mutantropico: cambiamento di sé, intenzione positiva e percezione obiettiva. Nella speranza, questa sì anche possibilmente inconscia, al contrario della negazione in sé, di poterne trarre qualunque tipo di vantaggio. Sono normali infatti casi di Osnoblosi anticonformista, come a proposito di un politico criminale pluripregiudicato e come tale disprezzato dai più, discorsi del tipo: "Quello lì fa un po’ il furbetto ma io lo voto lo stesso perchè mi piace chi è capace di perseguire i suoi interessi!”

-    Ipocrisia di massa. Che l’Osnoblosi da un certo punto di vista le somigli è innegabile, anche se non ci risulta che nessuna disciplina all’infuori della Mutantropologia abbia mai trattato l’ipocrisia come fenomeno di massa. Essa riguarda eminentemente la sfera della coscienza individuale, sebbene nei confronti di un pubblico, di un sociale. Ma anche in questo caso si tratta di categorie non omogenee, con la prima compresa nella seconda. Esistono due tipi di ipocriti: quelli etici, o “ingannatori di sistema morale”, coloro che non credono in un dato sistema di valori ma desiderano convincere il prossimo dell’opposto, e quelli morali, o “traditori di sistema morale”, coloro che vi credono ma non ne sono all’altezza per i più diversi motivi (limiti, difficoltà, libidini), eppure vogliono dimostrare di esserlo. Insomma è il sistema morale, ingannato o tradito, a caratterizzare l’ipocrita. L’osnoblotico non ne ha bisogno, gli basta avere un fine, un interesse. Si può definire così l’ipocrita come “osnoblotico in relazione a sistema morale”.

Si può quindi definire l’Osnoblosi come la presenza su vasta scala di un tentativo di condizionamento operato da certi strati sociali nei confronti di alcuni o tutti gli altri, per mezzo di falsità, al fine di trarre vantaggio, scatenando spesso fenomeni di ipocrisia di massa. Essa è favorita dal pensiero unico originato ed imposto dal minimo comun denominatore fra le varie forme di potere che sussistono nel periodo preso in esame.

Quindi non solo connivenza perchè manca la passività e si tratta perlomeno di un rapporto biunivoco col potere; non solo risultato del proselitismo, perché manca una trasmissione di verità; non solo risultato dell’indottrinamento del pensiero unico, poiché esso ne è solo una concausa; non solo ipocrisia di massa, definizione impropria perché di fenomeno psicologico privato, e ulteriormente connotata di morale; e non puro conformismo, categoria quasi opposta e coincidente in minima parte solo con l’origine del fenomeno. L’Osnoblosi si rivela così una categoria più generale di quelle finora utilizzate e quindi utile alla moderna analisi sociale. 

Cioè di quel sistema sempre più complesso che è la società oggi.

11 febbraio 2012

Albert Einstein

La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. 

Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono. 

5 febbraio 2012

Osnoblosi

L’interazione fra esseri umani, così caratterizzata da egonanismi ed apateporie, scatena ciò che precedentemente è stato chiamato “gene del miglioramento o dell’autoaffermazione”, innescando una serie notevole di effetti mutantrogenici. Tra questi, i più evidenti dal punto di vista sociale sono i processi di emulazione e conformismo, soprattutto quelli in grado di creare i movimenti di massa e le mode.

Un certo conformismo portato all’eccesso crea uno stato psichico diffuso di negazione interessata di evidenti verità, chiamato Osnoblosi negli anni ’80. Allora era poco più di uno sfottò, poi diventò qualcosa di più serio, di più importante, fino a divenire una categoria indispensabile nella moderna analisi sociale, soprattutto per la parte derivata dalla Mutantropologia, che ha il grande merito della sua teorizzazione.

L’Osnoblosi, verrebbe quasi da dire “lo dice la parola stessa”, era una nevrosi… forse sarebbe più giusto dire una deprecabile tendenza somigliante a una leggera nevrosi. L’etimo infatti deriva dalla contrazione eufonica delle parole “nevrosi da ostentazione di snobismo” ed era applicata a quelli che allora a Milano venivano chiamati “i fighetta”. Giovani e meno giovani, anche se tipicamente 25-40enni, normalmente borghesi, normalmente in carriera.

Costoro si distinguevano per scarse esperienze di vita, quindi per un certo ristretto orizzonte mentale, ma soprattutto perché sguazzavano nel nauseabondo sistema di potere che si era venuto a creare: quello cosiddetto craxiano, da cui traevano tutta una serie di vantaggi. Ma il PSI di Bettino Craxi era un’entità che andava ogni giorno macchiandosi di nuove vergogne e per i personaggi di cui sopra era sempre più difficile mantenere alta la testa.

Definiscesi Osnoblosi quel fenomeno sociale di vasta portata - fino ad essere di massa - che prende forma nell’ostinazione volontaria e consapevole nel negare verità evidenti e/o nell’imporre come vere altrettanto evidenti falsità. 

Si distingue dalla semplice ignoranza, o errata convinzione, perchè questa è inconsapevole, e anche dal plagio perchè esso avviene contro la volontà del plagiato. È osnoblotica quella persona che, nel pieno possesso delle sue siappur modeste facoltà mentali, persiste nel sostenere ed esporre tesi di rilevanza collettiva tipiche dell’ignorante, dell’ingenuo, del plagiato.

Connaturato alla “verità” osnoblotica è il fatto che rispecchi un interesse. Anche se non necessariamente si tratta di quello di chi la espone, di certo costui lo fa perché ne percepisce, foss’anche confusamente o inconsapevolmente, una convenienza. L’Osnoblosi in senso lato è quindi quell’insieme di falsità che sono considerate verità per percezione collettiva o collettivizzata di convenienza.

Essa tende all'immobilismo sociale ed è sempre esistita. Essendo sempre esistita, essa è un archetipo dell’inconscio collettivo, più esattamente un meme. Tuttavia, al contrario di molti altri, come ad esempio la Mutantropia, in passato ha avuto ben poche occasioni di manifestarsi appieno, alternativamente osteggiata dalla dialettica sociale, quindi politica, o dall’imposizione autoritarista. Si può quindi affermare che, per quanto sempre esistita, è nelle moderne società occidentali sedicenti democratiche che essa ha trovato la forma più compiuta e duratura.

In questo senso si può tranquillamente affermare che in Italia gli anni 80, buona parte dei 90 e gli anni 2000 siano stati i più osnoblotici della sua storia plurimillenaria.