20 settembre 2017

Compagni che sbagliano (lettera aperta a Roberto Saviano)

Compagno? Roberto cosiddetto Saviano (perdonaci la citazione) possiamo chiamarti compagno? Ti offendi? Ma ha ancora senso oggi questo epiteto? E poi... compagno di cosa? Nostro no di certo, specie in termini marxisti. Per quanto... tu sembri voler schierarti dalla parte in cui pensiamo e speriamo di essere anche noi, quella della verità. In teoria dovremmo giocare nella stessa squadra, in questo senso sì, saremmo compagni. Punti di vista anche diversi, ma sulla Verità.

Comunque tu compagno lo sembri molto. In ogni tuo cambiamento mutantropico hai sempre mantenuto un'identità politica forte, parte integrante della tua persona... e, forse in second'ordine, anche del tuo personaggio, va'. Giustamente ci hai sempre tenuto, lo schierarsi è certo segno di coraggio, oltre al coraggio insito nel tuo lavoro. Purtroppo con Gomorra subisti conseguenze drammatiche e ti sentisti minacciato nel tuo stato in vita, cosa che veramente non auguriamo a nessuno. Nondimeno... proprio per questo non riuscisti ad evitare accenti vittimistici, e si sa il vittimismo essere uno dei primissimi processi dell'ego, sui quali inevitabilmente venne a basarsi la tua carriera. Questi insieme ad altri come l'evidente stima di sé e del proprio personaggio (tra i meno autoironici sulla piazza, tra l'altro), hanno delineato un tipo umanamente vero di Mutantropo sulla via dell'ego.  


Poi, essendo una persona intelligente, hai capito persino tu che non potevi andare avanti in eterno a ripetere la stessa lezioncina, hai provato a diversificare per dimostrare il tuo valore giornalistico da Fazio (altro compagno? si può chiamare così anche uno tanto ricco?), fino a capitare, si direbbe quasi per caso, a trattar di narcotraffico internazionale. Hai scritto ZeroZeroZero, che ti hanno beccato aver copiato e qui... non sapremmo... hai fatto un passo indietro? forse più in sordina come presenza, ma una voce critica, quasi morale nei confronti della società? è nostra impressione o sei stato meno inchiesta e più buoni sentimenti? 


Ma eccoti qui in p.le Baracca a Milano, campeggi sul cartello pubblicitario di Netflix per la terza serie di Narcos. Un prodotto dell'industria, dell'entertainment internazional-popolare, che detto così suona quasi di sinistra. E dici una cosa un po' qualsiasi, anzi sarebbe meglio dire una banalità sconcertante: nel crimine per una parola sbagliata ci resti secco. Urpu, da doverselo segnare! Manco fossimo tutti anime belle e/o nessuno avesse visto perlomeno Il Padrino... E lo dici con la tua espressione buia e cupa, convinta fin nelle viscere, fattasi ormai da tempo maschera, ma oggi secondo alcuni arrivata a sfiorare l'autoparodia. Un'espressione messa lì per vendere, per sfruttare la tua credibilità nel preoccupare, ovvero suscitare atiqui- e apatepo-fobie. Non più informazione ma spettacolo. Certo, parli di una realtà scomoda e terribile, ma nell'ambito di fiction finalizzata a stati d'agitazione.


Fai ciò che credi, sei un adulto, comportati secondo il tuo stato di coscienza (in fondo ne sei responsabile). Ma sappi che secondo categorie mutantropologiche sei passato da incendiario a pompiere, ovvero da grande giornalista che rischia la pelle per ricostruire e denunciare verità scomode a uomo di spettacolo, una maschera che capitalizza sui drammi umani che invece avrebbe dovuto contribuire a sgominare. Potresti risponderci: "è il mio lavoro, è ciò che sto facendo, faccio conoscere una realtà perché la si affronti", ma non saremmo d'accordo. Con Gomorra l'hai affrontata, hai detto verità, ed è già servito fino a un certo punto (diciamo quasi nulla), ma almeno hai rischiato. Qui nemmeno ci credi, capitalizzi e basta. Guardi le travi nell'occhio altrui e lontano, impotente su quelle nel tuo. Lo sappiamo che dal tuo punto di vista ormai demotivato la differenza sia minima: in fondo eri una maschera anche prima, oggi denunci pubblicamente la tua recitazione e il suo guadagno. Differenza minima ma sufficiente a farti scivolare dall'altra parte, quella dell'industria, dell'entertaiment inquietante a scopo di lucro, cioè quella dell'osnoblosi dei tempi che corrono.


Non ci sorprende da un "compagno", non sei certo il primo esempio. Solo... ci intristisce un po'. Eppure siamo certi che se mettessi in discussione qualcosa di te, se provassi a cambiare strada decentralizzando ciò che oggi esalti... potresti essere un ottimo compagno, certamente un Mutantropo migliore.


19 luglio 2017

Ode al Corriere della Sera (rassegna stampa mutantropologica X)


Restiamo sorpresi e basiti dal numero incredibile di articoli a sfondo sitestetico-mutantropico e tecnologico pubblicati oggi dal Corriere della Sera. Dedichiamo quindi alla celebre testata questo post, rispolverando all'occasione il vecchio blog. Buona lettura

Mutastronzo
http://www.corriere.it/caffe-gramellini/17_luglio_19/colpa-d-alfredo-28a74fe0-6c41-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp
Apriamo con lo spassoso Caffé di Gramellini che giustamente stigmatizza il più tipico dei comportamenti italici, o il più italico dei comportamenti tipici. Per citare le sue parole, "Furbo e moralista, intransigente sui massimi sistemi e accomodante su quelli minimi quando coincidono con i suoi comodi".
Interessante anche la chiusura sul suo stato di coscienza. Bravo!

Polizia violenta
http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/usa-chiama-poliziama-viene-uccisa-sotto-casa-9e6068ce-6bf2-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp
Lo sappiamo bene da esperienze dirette: la polizia americana appartiene a un altro tempo (e per fortuna a un altro spazio), certamente precedente l'era moderna e democratica: autoritaria, sorda al dialogo, violentissima. Insomma una dette vergogne del Paese che si è autoeletto sceriffo del mondo.
È  stata così interrotta la vita, coi suoi processi mutantropici, di una sessantenne australiana. In modo tanto atroce quanto francamente incomprensibile.

Mutantropia e violenza
http://www.corriere.it/video-articoli/2017/07/18/io-prostituta-nigeriana-violentata-libia-picchiata-italia-ho-debito-50-mila-euro-cosi-ragazze-vengono-costrette-vendersi/74516c4c-6bd7-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?intcmp=video_wall_hp&vclk=videowall%7Cio-prostituta-nigeriana-violentata-libia-picchiata-italia-ho-debito-50-mila-euro-cosi-ragazze-vengono-costrette-vendersi&refresh_ce-cp
Come abbiamo avuto più volte modo di dire, il cambiamento si definisce mutantropico laddove è desiderato dal soggetto in percezione di vantaggio. Laddove venisse negata la prima condizione (desiderio) si ha un cambiamento culturalmente oppure naturalmente imposto, laddove venisse negata la seconda (vantaggio) si ha autolesionismo degenerativo.
Il metodo più odioso per imporre "culturalmente" (cioè per mano dell'uomo) dei cambiamenti è da sempre la violenza, quella contro le donne in special modo.
Cogliamo l'occasione per dichiarare che in questo senso l'Italia si ricopre di vergogna dall'infausta (e ipocrita) legge Merlin in poi, cosa ancora più colpevole visti gli esempi di altri Paesi, Olanda in testa. E, stando così le cose, i fruitori/clienti della prostituzione sono i sostenitori di cotanto scempio.
Mutantropia è uscirne. Sì, per sempre!

Doppia osnoblosi informatica
http://www.corriere.it/tecnologia/cyber-cultura/cards/15-profezie-bill-gates-mondo-tech-che-si-sono-avverate-vent-anni-dopo/pubblicita-personalizzata.shtml
Ecco invece l'articolo di un inetto conformista, che scambia il grande bidonaro americano, responsabile di aver rovinato la vita di milioni, forse miliardi di persone nel mondo, con il peggior sistema operativo e i peggior software mai concepito da mente d'idiota. L'unico vero merito che ha è aver fissato il benchmark negativo: ovvero nessun prodotto informatico, hardware o software, può essere immesso sul mercato se peggio di Microsoft.
Eppure probabilmente preda di un'amnesia selettiva, Francesco Tortora lo incensa presentandoci 15 sedicenti profezie di questo personaggio certamente più ricco e fortunato che intelligente. E fra queste mette cose già ampiamente previste o addirittura realizzate nel 1999 (anno delle sedicenti profezie) e cavolate cui poteva arrivare qualunque bambino lobotomizzato che si fosse mai fermato a pensare.
Fra tutta questa spazzatura intellettuale, per carità, qualcosa l'avrà azzeccata persino lui. Ma le ha condite tutte con dosi ammorbanti di retorica sulla democrazia online, l'uguaglianza di opinione e la redistribuzione più equa di risorse che sono state cantonate a dir poco imbarazzanti.
Per favore qualcuno consigli a Tortora di cambiare mestiere :O

La maggior vergogna
http://www.corriere.it/cronache/17_luglio_19/g8-genova-poliziotti-condannati-la-diaz-possono-tornare-lavoro-gabrielli-fu-catastrofe-82cc11a8-6c56-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp
Fu definita "macelleria messicana" e non stiamo parlando degli anni 70, ma dei 2000. La più grande vergogna ufficiale, nel senso di statale, italiana del dopoguerra.
E ha due nomi, due responsabili che questa vergogna la porteranno nei millenni futuri: Fini e Berlusconi, ancor più del risibile Scaloja detto "sciaboletta", patetico ministro a sua insaputa, o dello spietato e intonso uomo delle istituzioni De Gennaro.
I poliziotti "responsabili", da un certo punto di vista vere bestie, da un altro burattini manovrati da persone peggiori di loro, ora vengono reintegrati.
Perché in Italia è tutto così, per questo esistono i talent, sapete. Un solo talento si vuole: quello del burattino.
Uno sputo.

Mutantropia perversa
http://www.corriere.it/esteri/cards/donne-isis-perche-partono-come-vivono-stato-islamico/motivazioni_principale.shtml
Dopo decine e decine di casi di stupidità maschile, eccone uno davvero sconcertante di totale idiozia femminile, aggravato inoltre dall'autolesionismo (molte di loro de facto finiscono come schiave, anche sessuali) e dall'incomprensibile crudeltà.
Le tensioni del Mutantropo frustrato in salsa rosa e insurrezionalista, tinta di moralismo religioso esotico, che fa più colore.
Certo che almeno una ragione, ovvero "l’isolamento sociale e/o culturale causato dall’essere donne molto spesso di origini mediorientali che vivono in società occidentali", è certamente colpa nostra.
Così come il permettere che venga usata in questo modo la tecnologia. Ovvero o per entertainment idiota o per reclutamento folle.

Mutatechnia assurda
http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/robot-guardia-giurata-che-si-suicidato-la-noia-e35a0562-6c55-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp
Ecco, ci mancavano i robot stressati o depressi. Siamo così abituati a umanizzare ogni stupidaggine, forse perché stiamo irrimediabilmente perdendo umanità noi, che cerchiamo di giustificare un comportamento inspiegabile con la più ovvia delle motivazioni umane.
In realtà questo buffo incidente deve mettere in guardia gli amanti della retorica degli automezzi senza conducente: è l'errore - nel firmware o cmq nelle funzionalità - la vera componente umana delle macchine. Umana perché veramente fatta dall'uomo.

Violenza clericale
http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/anch-io-avevo-ceffoni-georg-che-aveva-distolto-sguardo-tante-volte-aveva-chiesto-perdono-be55940a-6bf3-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp
Davanti a questa notizia restiamo senza parole, per cui ne useremo il meno possibile. Sarà un caso di cronaca giudiziaria che esula totalmente dalla nostra opinione in merito.
A noi non resta che prendere atto dell'ennesima stria di sopruso e violenza da parte della più catastrofica e sanguinaria organizzazione umana della storia: la sedicente assemblea universale (ekklesia katholikòs).

Ancora frustrazione
http://www.corriere.it/cronache/cards/incendi-roghi-insospettabili-piromani-italiani/gli-insospettabili_principale.shtml
O senso di handicap: una delle principali molle alla Mutantropia. Oppure, come in questi casi, di distruzione e devastazione.
La frustrazione dell'anziano, la rabbia del precario, la nullità del nessuno. Meglio distruggere che... non avere il senso della propria esistenza.
Certo che la Sinestesi può aiutare, e fors'anche risolvere. Ma qui c'è un'epoca sbagliata in corso.

Cafonaggine impunita
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_luglio_19/meno-due-sanzioni-mese-padroni-incivili-cani-54fc7fec-6bfc-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp
Ovviamente quando un cambiamento culturalmente imposto sarebbe d'uopo, chissà perché, non viene applicato. Vincono quindi modelli immobilisti.
Ne abbiamo le scarpe piene, ok, ma anche... i cosiddetti.

Mutaspetto esteriore... professionista
http://www.corriere.it/foto-gallery/moda/news/15_gennaio_07/i-selfie-star-senza-trucco-e421b7a8-9681-11e4-9ec2-c9b18eab1a93.shtml?refresh_ce-cp
Una simpatica galleria degli effetti del mutaspettismo esteriore su professioniste di spettacolo e entertainment.
La sorpresa è assicurata. A tratti pure la perplessità.
Curate l'interiorità, ragazzi, che è ciò che resta quando il trucco si sfalda.

Mutamento incomprensibile (e inquietante)
http://www.corriere.it/video-articoli/2017/07/19/nord-corea-star-tv-dissidente-propagandista-regime/34d9e19e-6c53-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml
Quello di questa ragazza dello spettacolo, prima fuggita da Piongyang poi ritornata. Si tratta di una pazza, comunque Mutantropa (perché la libertà del singolo è inopinabile) come per le foreign fighter di poco sopra, o di un caso di violenza ovvero "cambiamento culturalmente imposto"?
Non è chiaro. Di certo non la invidiamo.

25 gennaio 2017

Un Altro Geniale Sfregio


Carissimi tutti buongiorno! Da quanto tempo, direte voi, ebbene sì, troppo, ma una serie di congiunzioni astrali hanno permesso all'unica parte superstite della redazione di riprendere a scrivere di critica d'arte. L'argomento proposto è il film Your Name, cartone animato d'autore per adolescenti firmato dal giapponese Makoto Shinkai. Un film quindi, ovvero un'opera multimediale, ma anche il pretesto per riprendere il discorso a suo tempo fatto per l'arte, ovvero l'artigianato, a sfondo osnoblotico, cioè finalizzata a creare consenso o entertainment. In ultima analisi a negare la vera arte e il suo prodigioso potenziale evolutivo per l'anima.

Beh, che dire del suo autore, Makoto Shinkai? Vero mito per le giovani generazioni giapponesi, dopo lavori comunque influenzati da tematiche esistenziali, simbolismo o ricerca spirituale come Viaggio Verso Agartha (2011) o Il Giardino delle Parole (2013), si rivela regista di altissimo mestiere, capace di miscelare ritmi forsennati alla Tarantino con voli pindarici tipo drone della macchina da presa (virtuale), giochi di luce, flashback, esplosioni ed effetti audio in grado di sciorinare tutto il repertorio di trucchi ad impatto emotivo per lo spettatore. Inoltre il disegno, raffinatissimo e in più punti debitore del maestro dell'animazione giapponese per eccellenza, Hayao Miyazaki, scorre realistico e luminoso in mille policromie, rendendo Your Name innanzitutto uno spettacolo per gli occhi.

La trama invero non è semplicissima: una ragazza di campagna, Mitsuha, un giorno si sveglia nel corpo di Taki, un ragazzo della metropoli Tokyo, e viceversa. Oltre allo stupore e allo smarrimento, i due inseguono la reciproca identità provando in ogni modo a conoscersi. Lui è cameriere, lei studentessa e giovane sacerdotessa del tempio shintoista locale. Quando questi fenomeni di scambio di identità si interrompono, lui cerca di arrivare a lei ma inutilmente: Mitsuha risulta morta nella terribile catastrofe naturale di 3 anni prima, in cui un meteorite colpì il suo villaggio devastandolo. Sconvolto, Taki non sa darsi pace né una spiegazione per quanto avvenuto, finché scopre in un vulcano spento l'altare arcano alla cui divinità era dedicato il tempio in cui officiava Mitsuha. Sarà così in grado di innescare un'ellisse temporale che avrà l'effetto di salvare parte degli abitanti del villaggio e, nel giro dei 5 anni successivi, e grazie a dinamiche che restano perlopiù oscure, di provocare l'incontro fra i due. Chiediamo scusa per lo spoileraggio ;)

Il film, oltreché di eccellente fattura da ogni punto di vista, si rivela subito molto ambizioso. I valori che evoca cominciano da quelli esistenziali classici, come la ricerca del proprio sé, della propria identità, sociale e sessuale (irresistibile il continuo toccarsi il seno di Taki quando incarnato nel corpo femminile della sua controparte) o del rapporto col padre e/o con le generazioni precedenti, ai quali aggiunge simbologie sacre e veri propri archetipi: l'ostilità incomprensibile del destino, il senso del Sacro, del limite invalicabile del Sanctum e del Sancta Sanctrorum, il senso di Tradizione spirituale perduta nella sua essenza per quanto sopravvissuta nella forma, l'anelito all'Assoluto, a un punto fuori dal tempo che appunto dal tempo è indipendente e prescinde. L'accettarsi, quindi, e il comprendersi in una concezione olistica e interrelata del cosmo che si fa erede tanto di visioni mistiche quanto di ricerche quantistiche. E fin qui, potremmo dire, tutto bene.

Ma è proprio per questa sua ambizione che, secondo il nostro modesto parere, il film fallisce miseramente. Non solo per l'ignavia del suo autore, ovvero per qualità d'anima che non esiteremmo a definire quantomeno modeste, ma soprattutto perché, come capita sistematicamente con autori mediocri o peggio osnobloticamente interessati, le profonde tematiche coinvolte, gli archetipi e i simboli evocati con dovizia di particolari, vengono vergognosamente asserviti ad un'insulsa storia d'amore con un tale tasso zuccherino da provocare la carie in tempo reale (vedere il link di cui sopra per il discorso sulla pornografia femminile). I trucchi retorici, l'altissimo mestiere del regista alla fine non insegnano nulla, vogliono solo sorprendere o al più tormentare lo spettatore su un amore impossibile, fatto di due protagonisti adolescenti che si inseguono senza speranza.

Il tutto senza nessun rispetto di verisimiglianza, non oseremmo dire di unità aristoteliche di tempo, spazio o azione, unità che - per carità - possono anche essere contraddette ma sempre in funzione di un insegnamento superiore. Invece qui la storia sembra dipanarsi a capocchia e senza un filo logico: Mitsuha è una ragazza viva oggi, anzi no, è il fantasma di una persona scomparsa 3 anni prima in cui però si incarna la controparte maschile oggi, eppure quando visibile lei scompare sul più bello senza spiegazioni, parimenti ai messaggi sullo smartphone apparsi e in seguito scomparsi senza giustificazioni plausibili. Il tempo procede e retrocede a piacimento, all'inseguimento di una storia sdolcinata e sconclusionata, di un tormento fine a se stesso o, peggio, finalizzato alla lacrimuccia facile, dove fra Sliding Doors malcelate e new age da supermercato si accenna, rinunciandovi, a un discorso metafisico che comunque sarebbe rimasto senza capo né coda, accontentandosi di un finale da love-story tanto strappalacrime quanto sconsolatamente dozzinale.

Il che... vista l'ampiezza di mezzi e capacità coinvolti... credeteci, è un vero peccato.