tag:blogger.com,1999:blog-55186767682273977602024-03-14T07:28:28.178+01:00TECHNESYATechnesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.comBlogger137125tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-84222967317951810232022-11-29T00:24:00.002+01:002022-11-29T00:37:20.569+01:00Cristina Scuccia e la scelta metantropica, ovvero del dilemma "Symbolum versus diabolum"<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivcp_fZpuTxCCWp5l5wIiIl05WsFBANvRt1LZrgbrChaNGLQrqjSCAJAndCU41gtYKsuEKsgaGt2z5PREydgaQ6oCBgREcNA028NuNeAe-vRAye8L6v2Ahe1JouOBjbiKnmslFR6S0YzRGuAkqMYUsFi8TcQtlvXdGktMY3JB9lNJ_HpvfN9BO6qWF/s990/suor%20moltiplicata.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="495" data-original-width="990" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivcp_fZpuTxCCWp5l5wIiIl05WsFBANvRt1LZrgbrChaNGLQrqjSCAJAndCU41gtYKsuEKsgaGt2z5PREydgaQ6oCBgREcNA028NuNeAe-vRAye8L6v2Ahe1JouOBjbiKnmslFR6S0YzRGuAkqMYUsFi8TcQtlvXdGktMY3JB9lNJ_HpvfN9BO6qWF/w426-h213/suor%20moltiplicata.jpg" width="426" /></a></div><br /><span style="font-family: arial;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: arial;">Scusate il disturbo, ormai Technesya è un progetto </span><i style="font-family: arial;">in somnium</i><span style="font-family: arial;">, ma l'occasione era troppo ghiotta!</span></p><p><span style="font-family: arial;">Quando certa Suor Cristina nel 2014 decise di rompere gli zebedei a mezzo mondo con le sue canzoni, ne <a href="https://technesya.blogspot.com/2014/03/" target="_blank">Il Diavolo e l'Acqua Sporca</a> dicemmo: "Resta una speranza, intrinseca nel processo mutantropico, soprattutto se avviene ad un livello di sinestesia che comprende immagine, voce, movimento, messaggio religioso, coinvolgimento emotivo e successo nazionale improvviso: la speranza in un'incredibile e sconcertante apateporia. Insomma che in qualche modo Cristina si renda conto dell'ingestibile meschinità dell'operazione, contrabbandata come mezzo per avvicinare lei e chi la ascolta al Regno cui dice di voler puntare, ma in realtà finalizzata ad arricchire i soliti personaggi senza scrupoli". Bhe, l'apateporia sembra averla avuta: ha conosciuto un'istituzione totale cattolica dall'interno, come dire? a piena Sinestesia. Ed essa ha innescato un normale effetto mutantrogenico, lei è cambiata.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Ma come, abbiamo perso una cantante? No, non è detto! In effetti non se ne parla, in ogni caso bella voce, certo, ma davvero mediocre autrice.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Bene, allora, abbiamo guadagnato un essere umano? Ah, neanche questo è detto, e comunque non sta a noi dirlo, che viva la sua vita libera! Certo che, anche come personaggio pubblico (che sembra voler essere), dal nostro punto di vista basterebbe non innescasse una <a href="http://technesya.blogspot.com/2012/04/" target="_blank">dinamica mutantroposnoblotica</a>.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Solo... ci fa sorridere quanto l'analisi mutantropologica del comportamento umano si basi su assunti semplici ed assolutamente funzionanti, in grado di interpretare correttamente, quindi spesso prevedere, il reale. </span><span style="font-family: arial;">E... come dire? Notiamo che una cosa non è cambiata. Ce ne rendiamo conto dal primo cenno di osnoblosi: nelle <a href="https://www.open.online/2022/11/20/suor-cristina-toglie-velo-cristina-scuccia-cameriera-spagna/" target="_blank">prime interviste rilasciate</a> dichiarava di essersi limitata a lasciare l'ordine monastico e oggi fare la cameriera in Spagna. In <a href="https://www.open.online/2022/11/28/suor-cristina-scuccia-addio-velo-nuovo-disco/" target="_blank">quelle più recenti</a>, invece, getta la maschera e annuncia un progetto discografico, dopo quello (a quanto ci consta) catastrofico del 2018 passato totalmente inosservato.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Ci mancherebbe, a noi come a tutti va benissimo che l'essere umano Cristina Scuccia segua la sua via e faccia la sua vita, guadagnandosi il pane onestamente, pur ricorrendo a certe furbette (e fors'anche irritanti) tecnicucce di marketing. In ogni caso non sono affari nostri. Però vediamo lo stesso essere umano abbagliato dalla gloria del mondo, dalla sua esposizione mediatica e nel <i>music-biz</i>. <i>Symbolum versus diabolum</i>, come ci sembrò allora. Veramente riuscirà a servire l'Altissimo, come dice di voler (continuare a) fare?</span></p><p><span style="font-family: arial;">L'unica, cara Cristina, è fare una vera scelta mutantropica interiore e profonda, superare la condizione umana, insomma la via del <a href="http://technesya.blogspot.com/2012/05/ma-perche-usare-la-sinestesi-per.html" target="_blank">Metantropo</a>. Roba tosta. Perché - così dicono - fa scegliere fra Dio e Mammona.</span></p><div><br /></div>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-42572703398088870972021-05-14T11:27:00.009+02:002021-05-18T23:57:22.493+02:00Nomadland: un semplice caso di edonismo borghese<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-8vzO1PAtlTE/YJ43CuGTKmI/AAAAAAAAAT4/qnI4M0oeoPciJTYBxYGBdxvElk5aynOAACLcBGAsYHQ/s620/Nomadland.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="620" src="https://1.bp.blogspot.com/-8vzO1PAtlTE/YJ43CuGTKmI/AAAAAAAAAT4/qnI4M0oeoPciJTYBxYGBdxvElk5aynOAACLcBGAsYHQ/s320/Nomadland.jpg" width="320" /></a></div><p><span style="font-family: arial;">Insomma carissimi, è inutile negarlo: il blog ha terminato la sua attività. Ma davanti a fenomeni osnoblotici di questa portata, specie se su tematiche (sedicenti) artistiche e viepiù mutantropiche, fremiamo di uno sdegno che non ci permette di tacere.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Bene, come tutti sanno, un po' a sorpresa l'Oscar 2021 l'ha vinto <b>Nomadland</b>, sorta di <i>road movie</i> della regista cinese (e, a dir poco, borghese) Chloé Zhao. Un film tutto in rosa, dal momento che è stato scritto, diretto e interpretato da donne. Da allora la critica ha declamato con una sola voce un tripudio di lodi entusiastiche, cosa che ci sta, ci mancherebbe, come si dice "<i>it's a matter of taste</i>", anche perché non si tratta di un brutto film, anzi. Quello che però ci lascia sconcertati è l'unanimità acritica e quasi senza eccezioni di un tale punto di vista, per un film che, lo vedremo analizzandolo, nel suo essere carino non è poi quel meritevole. Ciò ha confermato la nostra bassa, diremmo anzi bassissima, considerazione dell'Oscar, premio che - per fare un esempio a caso - nel 1982 ha trascurato un capolavoro epocale come <b>Furyo</b> con David Bowie per gratificare invece <b>I Predatori dell'Arca Perduta</b>. Davvero, solo questo qualifica l'iniziativa più di 1000 nostre parole. Ora... non vogliamo dire che quest'anno sia successa una cosa simile (ci sarebbero ben altri anni e ben altri esempi, vedere <a href="https://www.longtake.it/news/film-sopravvalutati-vincitori-oscar">qui</a> o <a href="https://www.cineblog.it/post/317839/i-premi-oscar-piu-indegni">qui</a>), ma certamente non è per amor di patria (che chi ci conosce sa essere assente in noi, anzi) che affermiamo che, ad esempio, il <b>Pinocchio</b> di Matteo Garrone sarebbe stata opera ben più meritoria, anche perché archetipo mutantropico ormai per antonomasia. Ma non importa, non vogliamo fare confronti, ma solo dimostrare con le categorie della mutantropologia la mediocrità un po' meschina e forse un pelo ipocrita dell'opera vincente, oltre alla sostanziale incomprensione della critica che tanto l'ha ricoperta di encomi.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Ordunque, di cosa tratta <b>Nomadland</b>? certo, è un <i>road movie</i>, già detto. Certo parla di una donna, Fern, interpretata dalla strepitosa (questo va detto) Frances McDormand, l'unica attrice in grado di apparire brutta, buffa e goffa come un uomo, e dal punto di vista dell'arte attoriale questo è un merito. Una donna che decide di condividere le vite dei diseredati e dei disadattati, essendo rimasta senza casa lei stessa (interessante quando specifica "senza tetto, non senza casa", tentando di rendere l'intraducibile "<i>houseless, not homeless</i>"). Fin qui tutto bene, il film sembra stare dalla parte dei poveri, dell'umanità tritata da un sistema economico e bancario spietato, senza riguardo per il valore della vita e generatore di iniquità e miseria, oltre che potenzialmente di devianza (e diciamo "potenzialmente" perché qui sta uno dei difetti del film, come vedremo). Il tutto corredato da immagini bellissime, panorami mozzafiato di una natura che negli USA sopravvive fiera e selvaggia, di una forza stordente e incontaminata.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Ecco, questo è il bello del film: una donna buffa e bruttina che gira gli USA a fianco dei poveri e dei disadattati, godendo di una natura a dir poco meravigliosa. Ok. Quanto può reggere una cosa simile, un quarto d'ora? Mezz'ora, tipo documentario? Insomma, in quasi due ore di film qualcosa bisognerà pur dire, no? Ed è qui la prima domanda: di cosa si parla in quasi due ore, alla fin delle finite? Beh, di primo acchito uno potrebbe rispondere: di ingiustizia sociale, analizzando singoli casi di cui la protagonista si interessa, ciò dovrebbe provocare sdegno e dare origine a una forte critica nei confronti del sistema americano, no? Oppure ancora di Mutantropia, tematica eminentemente connessa al viaggio (si comincia in un modo, ma le esperienze porteranno a un cambiamento), specie se connotato emotivamente dal rapporto con gli altri, vero? Sì, potrebbe, o forse proprio dovrebbe, invece.... </span></p><p><span style="font-family: arial;">Invece, non si sa quanto volontariamente, a un certo punto il film getta la maschera. Certo, ci aveva dato qualche preavviso: lei non è veramente interessata ai disadattati, lo è molto di più a trovarsi lavoretti occasionali per sopravvivere. Per carità, non c'è nulla di male, è una persona onesta e non ruba niente a nessuno, ci mancherebbe. Ma questo è il suo scopo, girare per paesaggi incantevoli facendo esperienze naturalistiche pseudo-mistiche e lavorare quel minimo per poterselo permettere, non altro. Disgraziatamente sulla sua strada è pieno di poveracci e disadattati, ma basta comportarsi in modo più o meno gentile con tutti e vedrai che non avrai problemi. Cosa, tra l'altro, singolarmente falsa (altro elemento osnoblotico): chi scrive è persona di mondo in modo sufficiente da aver vissuto in mezzo ad <i>homeless</i> e casi umani vari, ed è abbastanza onesto con se stesso da aver capito che non esistono le favole, che la povertà porta sì a benevolenza, solidarietà e condivisione (soprattutto, anzi), ma anche a piccoli furti e sconcertanti meschinità. A piccole e grandi violenze, sopraffazioni tipiche dell'ignoranza giustificata dallo stato di necessità. Cosa di cui non c'è la minima traccia nel film, dove i diseredati sembano tutti angeli, tutti santi, tutti votati alla creazione di una società utopistica fuori dalle regole del <i>mainstream</i> e dedicata all'aiuto reciproco e alla solidarietà senza conflitti. Che dire? Amen</span></p><p><span style="font-family: arial;">Però, come si diceva, lei non è veramente interessata a loro, se non per piccole necessità pratiche, anzi a un certo momento getta la maschera e si rivela quella che è: una persona in fondo privilegiata che ha fatto una scelta di vita perché poteva permetterselo. Una che in caso di necessità sa dove trovare il denaro per affrontare i problemi, e volendo avrebbe anche la possibilità di vivere una vita agiata. Ci mancherebbe, nulla di male, anzi forse è più meritevole un borghese che sceglie di vivere fuori dagli schemi rispetto a un dozzinale conformista (Technesya docet, dopotutto, no? 😄), ma per favore non parliamo di film interessato a chi ha perso tutto! Lei è sempre gentile con tutti, per carità, ma non è una di loro e non è veramente interessata ad alleviare in qualche modo le loro sofferenze, ma nemmeno a creare vera coscienza sulla loro condizione. Vuole solo essere lasciata in pace e godere delle prerogative positive di questa vita dedicata alle bellezze naturali, accettando di buon grado di pagarne le conseguenze e i disagi, insomma una sorta di gaudente epicurea che accetta i malesseri conseguenti ai suoi vizi. </span></p><p><span style="font-family: arial;">E il film si dipana fra paesaggi mozzafiato e imbarazzanti momenti di noia, seguendo l'edonismo nomade della protagonista che sembra vivere tutto un po' per caso, non volendosi attaccare a niente e a nessuno, ma nemmeno risultando di alcuna reale utilità a chicchessia, come ad es. lo stato di coscienza di un sempre più annoiato e perplesso spettatore. Inoltre un simile viaggio, tanto godevole da vivere quanto tedioso da guardare, nemmeno riesce ad arrivare alla minima valenza mutantropica! Lei sembra non imparare mai nulla dalle esperienze che vive, sembra volersele solo lasciare alle spalle. Certo deve superare il lutto per la perdita del marito, ma anche questo sembra quasi un incidente che non produce mai vera coscienza, non induce mai effetti mutantrogenici, in uno stato di immobilismo mentale e morale che ha del deprimente, e che fa di una dorata e privilegiata precarietà ragione di esistenza. Un'esistenza piatta, che prosegue per godimenti e senza mutamenti o vere apateporie, giusto occasionalmente disturbata da qualche piccola seccatura o momenti di emotività piagnona, ma presto superati. E sul povero spettatore, insieme ai mervigliosi panorami, si riversa un tedio da inconcludenza, una sequela di vuoti eventi da culo sul velluto in gabbia dorata mobile, peggio, pure un po' paraculo perché vuole sembrare l'opposto.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Insomma, noi di Technesya non siamo né possiamo essere contro chi fa del continuo perseguimento del proprio piacere causa di vita, ma semplicemente vogliamo chiamare le cose col loro nome, fuori da osnoblosi e ipocrisie posticce. E qui invochiamo coerenza: se vuoi fare un film sui poveri fai un film sui poveri e/o su chi sacrifica la propria vita per alleviarne le sofferenze. Perché se vuoi qualcosa, per quel qualcosa combatti, ti sacrifichi, perché le uniche cose reali della vita le ottieni solo con la dedizione e il lavoro, non con un godimento inframmezzato di buonismo peloso. Altrimenti i poveri diventano giusto un <i>incidenter tantum</i>, uno dei vari colori di un film che sostanzialmente li ignora se non per la loro componente folkloristica e in fondo decorativa, una delle componenti più o meno gradevoli (tanto sono tutti buoni, bravi e innocui) di uno stile di vita che è il vero oggetto del tuo interesse. Anche perché così, giocoforza, tale scelta di vita - il precariato buonista - si fa modello mutantropico, forse inconsapevole e superficiale, nondimeno sembra portare felicità. Un'ennesima ode al disimpegno che troviamo francamente evitabile. </span></p><p><span style="font-family: arial;">Mah, a quando un film su Andrea Agnelli che gira le case occupate di Torino? O su Berlusconi nei centri sociali di Milano? Daiii, un'idea grandiosa!<br /></span><br /></p>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-52202388007238288172020-12-05T00:41:00.006+01:002023-09-22T00:32:56.128+02:00 Tenet: la summa osnoblotica di un'operazione incomprensibile<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-LhA8crq3zeQ/X8rIM16PMrI/AAAAAAAAAR8/3RUNyFqseSw6CTRNVD7cAAXeHhAmj98zwCLcBGAsYHQ/s1920/tenet-7540-1920x1080.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" src="https://1.bp.blogspot.com/-LhA8crq3zeQ/X8rIM16PMrI/AAAAAAAAAR8/3RUNyFqseSw6CTRNVD7cAAXeHhAmj98zwCLcBGAsYHQ/s320/tenet-7540-1920x1080.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-family: arial;">Eh certo... a blog praticamente chiuso noi di Technesya sentiamo ancora il dovere di dire la nostra davanti a operazioni che ci fanno fremere di sdegno. Perché anche se non siamo riusciti a incidere sul nostro secolo "osceno e pavido" (cit.) quanto avremmo voluto (se è per questo nemmeno 1/10 di quanto avremmo voluto, ma poco importa), per noi l'arte resta sempre la modalità precipua di elevazione per lo stato di coscienza, insomma per parlare in modo polisemico ed edificante a chi quest'elevazione la persegue. E simili operazioni mettono a dura prova la tenuta delle nostre viscere.<br /></span><p></p><p><span style="font-family: arial;">Ma di che operazione si tratta? Buona domanda, non siamo nemmeno certi di averlo capito! Eppure è stata gestita da uno dei geni registici del nuovo millennio, Christopher Nolan, in grado di sorprendere tutti nel 2000 con un capolavoro come <b>Memento</b>, un film "montato al contrario", ovvero che comincia dall'ultima scena e dove ogni sequenza successiva si situa cronologicamente prima di quella precedente. Un modo nuovo (e poco seguito) di intendere il montaggio per uno splendido e allucinato affresco sull'insufficienza della notazione umana - eminentemente la scrittura - nel ricostruire un'immagine fedele del reale, quand'anche impressa nella propria carne. Il protagonista si incide ma non capisce, dimentica sistematicamente, e andando a ritroso nel tempo comprendiamo quanti errori arriva a fare fino a stravolgere completamente il senso di tutta la sua azione. Insomma un capolavoro visionario e delirante.<br /></span></p><p><span style="font-family: arial;">A onor del vero dopo quell'<i>exploit</i> il nostro non è stato altrettanto in grado di colpirci. Film più o meno riusciti sul cavaliere oscuro Dc Comics, ma ammettiamo di non essere grandi fan di Batman, e in un caso è stato capace di creare una sinistra fascinazione con <b>The Prestige</b>, uno strano e originale <i>thriller</i> psicologico sull'ambiente della prestidigitazione e dell'illusionismo. Da un certo punto di vista un po' contorto e autocompiaciuto, questo bell'esempio di <i>entertainment</i> coinvolgente forse stava cominciando a rivelare i difetti del cinema di Nolan più dei suoi pregi. Infatti per noi sono stati una grande delusione i suoi seguenti e blasonati titoli quali <b>Inception</b>, per quanto ancora intrigante, e l'addirittura imbarazzante <b>Interstellar</b>, un film che meriterebbe i toni di questa nostra recensione: amore per il cervellotico, pseudoscientismo, paranoia gratuita e alla fine risultato-cagata rivestito del più stucchevole sentimentalismo, per uno dei momenti più imbarazzanti ma celebrati della storia del cinema. Avremmo dovuto capirlo allora...</span></p><p><span style="font-family: arial;">Ma veniamo a <b>Tenet</b>, titolo palindromo e non a caso. Perché... cos'ha fatto il nostro genio? Ha preso uno dei più ermetici segreti del passato, il cosiddetto "<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Quadrato_del_Sator" target="_blank">Quadrato del Sator</a>", e l'ha dato in pasto a teorie a dir poco fantasiose. Ora... cosa significa o potrebbe significare questo misterioso scritto palindromo? Ha qualcosa da dire all'umanità moderna? Se è un simbolo certamente sì, perché per sua stessa natura dovrebbe essere in grado di parlare agli strati più interiori dell'umanità di tutti i tempi, riportiamo <a href="http://icavalieritemplari.it/blog/?p=623">qui</a> uno solo degli innumerevoli esempi reperibili in rete. Invece che uso ne fa il Nolan? Ogni riga è diventata parte del suo disegno criminale: la prima è il nome di un trafficante d'armi internazionale (il <i>villain </i>del film, un arcigno e bravissimo Kenneth Branagh), la seconda di un oscuro pittore falsario spagnolo, la terza il titolo del film con un assurdo riferimento al numero 10 (non palindromo e non spiegato), la quarta un'operazione occulta, la quinta un'azienda criminale. Ecco, la frittata semiotica è fatta. Non vorremmo ricordare qui a che tipo di categoria osnoblotica appartiene lo svilimento del simbolo, ci limitiamo a citare il celebre brano dei Death in June <a href="https://www.youtube.com/watch?v=vvFD7urcHZE" target="_blank"><b>But What Ends when the Symbols Shatter?</b></a>, cosa finisce, cosa si perde quando vengono distrutti i simboli?</span></p><p><span style="font-family: arial;">Beh, non contento di un simile scempio, il nostro probabilmente fuma qualcosa di buono e ci dà dentro come non mai con:<br />- un attentato iniziale senza senso in cui non si capisce chi fa cosa e perché<br />- un protagonista (un monoespressivo John David Washington) che sembra una comparsa e capisci che è il protagonista solo dopo un po'<br />- misteriori sicari dal futuro che vengono a rompere le scatole nel presente senza movente o ragione alcuna, sfidando così il "<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_nonno" target="_blank">paradosso del nonno</a>"<br />- fantasiose leggi della fisica secondo le quali se qualcuno viene dal futuro allora si muove al contrario, e il caldo diventa freddo e l'aria diventa irrespirabile (???)<br />- ancor più fantasiose, roboanti e finto-erudite teorie scientifiche che spiegano questi fenomeni solo in parte e con verbosità inintelligibili, e sembrano far tutto facile<br />- la possibilità di "azioni temporali a tenaglia", ovvero una squadra che agisce nel presente, quindi col tempo che va normalmente avanti, perfettamente coordinata con una che viene dal futuro, quindi col tempo che va indietro e che si muove al contrario (quando sappiamo bene quanto sia facile il solo coordinarsi fra noi comuni mortali!)<br />- nel farlo sposta schizofrenicamente l'azione in giro per il mondo, da Mumbai a Oslo, da Positano alla Siberia, senza mai farci capire esattamente perché, né chi spara a chi, né alla fine che bisogno ci sia, con buoni e cattivi che compaiono e scompaiono senza ragione<br />- ipotizza infine l'esistenza di un "algoritmo" che però non è matematico, è fisico, ma senza mai dirci che cavolo è, e lo divide in 9 pezzi ma tutti in possesso dello stesso <i>villain</i> di cui sopra (se li ha tutti lui perché farlo in 9 pezzi? e perché proprio 9? MAH)<br />- e, in un mondo di burattini che vanno a comando, mette tutto il dramma e il pathos della storia in seno a un'assurda donna-giraffa (un'algida Elizabeth Debicki) apprensiva il modo monomaniacale per il figlio</span></p><p><span style="font-family: arial;">Ora... chiariamo subito che questo fatto della donna-giraffa è uno dei pochi dettagli che ci è piaciuto del film, al netto delle sue apprensioni per il figlio decisamente sovradimensionate allo stucchevole. Insomma in ogni <i>action-movie</i> che si rispetti esiste (almeno) un personaggio femminile fra il sexy e la <i>femme fatale</i>, qui invece c'è questa stangona imbranata e indecisa che, nella seriosità ammorbante e inconcludente con cui si dipanano vicende sempre più improbabili, potrebbe rappresentare una sorta di jolly, di <i>wildcard</i> ironica, quasi un momento comico e spiazzante, e invece... invece purtroppo lo è solo in minima parte, anzi il personaggio diventa - come si è accennato sopra - il centro del pathos del film, contribuendo a quella seriosità senz'appello che alla fine è la vera pietra d'inciampo di un'opera già poco credibile, e non c'è incredibilità peggiore di quella che si prende sempre e sistematicamente sul serio.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Beh, che dire? Qualcuno ha scritto che il cinema di Nolan si caratterizzerebbe per "la vendetta, l'ossessione, l'inganno, il tormento interiore, il confine tra realtà e la percezione della stessa racchiusa nei suoi personaggi", e questi elementi possono anche essere rintracciati, ma in un lavoro che alla fine non dà spiegazioni a niente, dove nessun paradosso viene svelato o risolto, peggio, in cui le poche spiegazioni azzardate hanno dello sconcertante ("così stanno le cose" piuttosto che "così è andata"), dove il gregario - pure nero e più volte rimproverato per l'abbigliamento - scopre di essere il protagonista, dove la sua alleata indiana in realtà è una cattiva senza scrupoli, dove il suo migliore amico ha terminato la loro amicizia che invece per lui è appena inizata, perché tanto quest'ultima sarà tutta nel futuro. Ah, certo, lui ha salvato il mondo ma la bomba che non esplode non interessa a nessuno, incomprensibile e decotestualizzata chiosa probabilmente inserita nel finale per scuotere gli animi, che però restano più indifferenti che coinvolti.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Insomma, signori, capiamoci. A noi non interessa il fatto che il film abbia fallito miseramente su tutta la linea: non è <i>action movie</i> perché interrotto da troppe riflessioni pseudo-scientifiche e filosofiche, dove le varie azioni sembrano slegate, non vengono veramente giustificate e ciò le rende stranianti, fini a se stesse, non avvincenti perché non concorrono a un fine condiviso o anche solo comprensibile. Ma anche come film scientifico-filosofico si perde fra spiegazioni monche, arbitrarie ma roboanti ai limiti del ridicolo: perché se uno viene dal futuro deve muoversi al contrario? Perché per lui caldo e freddo sono invertiti? Perché non può respirare la nostra aria? Certo, la scena in cui uno lotta col se stesso del futuro che si muove al contrario è certamente inedita nella storia del cinema, ma davvero vale due ore e passa di sciempiaggini? A ciò aggiungiamo che i riferimenti metafisici e simbolici (il quadrato del Sator) vengono buttati nel cesso senza il minimo rimorso, e sono pure totalmente assenti sottotrame emotive, innamoramenti o altro, anzi la dimensione psicologica dei personaggi rasenta il piattume stadard di stereotipi, maschere, insomma canoni di genere, modelli mutantropici senz'anima. No, non ci interessa il fatto che questo film sia un disastro arrogante, ambizioso e goffo come pochi ne ricordiamo.</span></p><p><span style="font-family: arial;">Ci interessa che sia costato 205 milioni di dollari. 205 milioni sottratti all'arte, al vero cinema di ricerca e impegno, magari con qualcosa di vero e utile da dire. E, visti anche gli incassi sotto le aspettative, ci chiediamo... perché? <i>Cui prodest</i>? A chi è servita questa montagna di seriose e ipercinetiche menzogne? All'ego di Nolan? Davvero non capiamo, ma cominciamo ad aver paura.</span><br /><br /><br /></p>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-57450323303676548982020-06-12T12:26:00.004+02:002022-07-15T00:30:13.303+02:00Oltre il Belato del Coniglio... lo scontro fra occultisti borghesi<div style="text-align: center;">
<img alt="" height="225" 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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Carissimi, permetteteci questo inatteso ritorno, doveroso dopo la lettura di <a href="https://www.repubblica.it/esteri/2020/06/09/news/harry_potter_rowling_trans-258827779/" target="_blank">uno degli articoli più sconcertanti</a> degli ultimi anni, ma eloquente nel descrivere il livello del dibattito. Il tutto speriamo senza offesa nei confronti degli interessati, l'attore-fantoccio (anche perché coinvolto in tenera età) Daniel Radcliffe e la scrittrice con meno meriti ma più fortuna del XXI secolo Joanne K. Rowling. Non li conosciamo e - come sempre - le nostre parole non sono certo dirette agli esseri umani, multisfaccettati e inconoscibili nella loro essenza, bensì ai personaggi pubblici che hanno accettato di rivestire.<br /><br />Ora... per chi ci segue non è segreta la nostra profonda avversione verso <b>Harry Potter</b>, cui non abbiamo dedicato un post giusto perché alla fine si tratta di letteratura per bambini (o per aduti con ritardo cognitivo, quindi a maggior ragione...), di conseguenza di scarso valore mutantrogenico. Certo, qualcuno potrà obiettare che è proprio la letteratura per bambini quella che propone il maggior numero di modelli mutantropici, quindi a più alta valenza mutantrogenica, ma è anche vero ciò che cantava un celebre vocalist romano negli anni 70: "18 anni sono pochi per promettersi il futuro", figuriamoci meno. Il bambino, purtroppo o per fortuna (noi diremmo purtroppo), deve farsi il giro di ogni spazzatura astrale per formare il proprio giudizio personale nei confronti delle cose del mondo, o coscienza critica, e anche superata la fase adolescenziale non sarà abbastanza, dal nostro punto di vista la gran maggioranza degli adulti è ben lontana dall'obiettivo.<br /><br />E, in mezzo a questa spazzatura astrale, fra le cose peggiori che possano capitargli c'è proprio Harry Potter, ovvero il mago piccoloborghese, il conformista non-mutantropo ma anzi sottoposto a un mutamento culturalmente imposto, in un mondo dove la magia è una vaccata inverosimile fatta di improbabili formule in latino maccheronico e nodose bacchette magiche più importanti di ogni essere umano: insomma un pirla con la bacchetta giusta farebbe più magie di un saggio con quella sbagliata, cosa falsa persino con, che so? una banale arma convenzionale. Il tutto svilendo, anzi proprio annullando - e qui sta l'osnoblosi - la più lontana percezione di un concetto di magia autentico, quello che permette ai grandi Maestri e saggi del passato di affermare che l'Uomo (con la U maiuscola) è un ente magico, ovvero in grado di manipolare energie invisibili e ancora non riconosciute dalla scienza per cambiare se stesso e il mondo.<br /><br />No, niente di tutto ciò. Sua maestà "mente piatta" Joanne K. Rowling ci propone un mago borghese, intriso di ideali convenzionali emersi impietosamente alla fine dell'ultimo capitolo (dove le famigliole accompagnano al treno i figli destinati al condizionamento mentale a loro volta subito), uno pseudo-mago pavido come un coniglio apatepofobico, capace solo di seguire belando un'azione materiale ed esterna, nulla di spirituale o anche solo di psicologico e interiore (al di là di normali e, se dobbiamo dirlo, banalissime fasi della crescita raramente descritte peggio). Insomma un modello mutantropico mediocre, oltre che falso, frutto di una mentalità modesta, retrograda e forse un pelo reazionaria, ma proprio per questo premiato oltre ogni verosimile giustizia dal regno dell'osnoblosi imperante, cui tutti evidentemente siamo costretti. La stessa mentalità che ha fatto affermare a questa signora dalla visione cosmica pari a quella di un toporagno imbalsamato, che "sono donne soltanto le persone col ciclo mestruale", con buona pace di chi soffre di amenorrea, che oggi non sa più chi è...<br /><br />Insomma l'opposto di quanto affermiamo noi, che parliamo di Mutantropo interiore, che riteniamo il cambiamento frutto innanzitutto di uno stato di coscienza ancor prima di dare segni esteriori di qualsiasi sorta, che indichiamo la via mutantropica consapevole e responsabile come Stella Polare per l'uomo moderno. Cioè, persino Gianmarco Capogna (che, chiediamo scusa, non abbiamo idea di chi sia) arriva ad affermare che è "assurdo che ci sia ancora chi, per mascherare le proprie posizioni transfobiche, continui pretestuosamente a voler fare confusione fra sesso biologico e identità di genere", anche se la nostra impressione è che l'interessata non arrivi nemmeno ad intuire, non diciamo a comprendere, tale differenza. Infatti ha corroborato la sua sconcertante esternazione con un improvvido (e intellettualmente suicida) "se il sesso non è reale, non c’è attrazione per lo stesso sesso e cancellare il concetto del sesso femminile rimuove anche l’abilità di molti di discutere delle proprie vite in maniera costruttiva", altro frutto dello stesso albero che ha generato il maghetto piccolo piccolo (cit.). Di conseguenza persino quella non cima di Daniel Radcliffe, maschio ed eterosessuale (come eterosessuali siamo noi in redazione, non che significhi alcunché), si è sentito in dovere di intervenire con affermazioni del calibro "Le donne <i>transgender</i> sono donne”, e “ogni affermazione in senso opposto cancella l'identità e la dignità delle persone <i>transgender</i> e va contro tutte le indicazioni delle associazioni che offrono sostegno professionale e hanno molta più esperienza su questo argomento di Jo (Rowling, ndr) o me stesso”. <br /><br />Con ciò potremmo dire che, guardando al significato stretto delle parole, la Rowling può anche avere ragione, perché in linea di principio non c'è nessun problema nemmeno ad assegnare status diversi a trans e donne, non foss'altro che per sottolineare il valore mutantropico identitario dei primi. Nondimeno Daniel, la persona oltre il fantoccio, ha voluto parlare oltre il belato del suo personaggio. Ha voluto affermare che tutti noi siamo meno umani se non includiamo nella nostra esistenza almeno un minimo elemento di innovazione, di cambiamento, oseremmo dire Mutantropico, necessariamente negato dall'accettazione passiva di un'identità meramente genetica. Che quella del cambiamento vero, interiore, è l'unica vera magia o certamente la più importante che un essere umano degno di questo nome possa fare su se stesso e per il mondo, persino se questo cambiamento va contro la morale comune, contro il conformismo di chi bela, sfidando il timore dei conigli. <br /><br />Lei, sig.a Rowling, pensi al suo e ringrazi ogni giorno una stella tanto unica quanto rara, va'... che così, ad occhio e croce, per lei sembra più maledizione che benedizione.</span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-9592062328573301382020-05-13T16:01:00.002+02:002021-05-17T17:52:30.224+02:00Lo Chiamavano Jeeg Robot: un giudizio sereno<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-3i9FKbik69w/Xr0kbUm99WI/AAAAAAAAAQI/5CP88g0gNF0sDPB0KtVXx4DQhbPfhImLgCLcBGAsYHQ/s1600/unnamed.gif" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="211" data-original-width="470" src="https://1.bp.blogspot.com/-3i9FKbik69w/Xr0kbUm99WI/AAAAAAAAAQI/5CP88g0gNF0sDPB0KtVXx4DQhbPfhImLgCLcBGAsYHQ/s1600/unnamed.gif" /></a></div>
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<span style="font-family: arial;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Ieri sera abbiamo avuto la sventura di assistere sgomenti alla proiezione di <b>Lo Chiamavano Jeeg Robot</b> (2015), per la regia e la produzione di Gabriele Mainetti, uno dei film italiani più premiati degli ultimi tempi. Eppure una delle più COLOSSALI CAGATE, almeno dal secondo dopoguerra. Il film fallisce clamorosamente in entrambi i suoi obiettivi: quello di creare un nuovo e inedito linguaggio filmico e quello, decisamente più scontato, di farlo facendo ovviamente leva sulle emozioni, ormai l'unico espediente non solo cinematografico, ma anche più generalmente artistico, di un'epoca dominata dall'ignoranza e schiava dell'emotività più becera.</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><br />Si diceva quindi che il linguaggio è stato l'esperimento più interessante del film, ovvero provare ad unire quello che già sarebbe stato un mix di stili nazionali (l'<i>hard-boiled</i> all'amatriciana di Romanzo Criminale con il cinema-verità di Pasolini) al cinema supereoistico DC o Marvel. L'operazione già nelle sue intenzioni sembra cinica e a dir poco spregiudicata, come unire il caviale alla cicoria, Omero con Trilussa, Raffaello col graffito metropolitano: si finisce per svilire il primo e svuotare di senso il secondo. Tanto più che già il "primo" qui non si capisce bene cosa sia o dovrebbe essere, certamente non Pasolini, nonostante l'autore ricorra a un cinema-verità dialettale e - nelle intenzioni - iperrealistico. Ma il Maestro friulano voleva indagare una realtà rurale (quindi anche dialettale) che si faceva identitaria di una cultura che andava scomparendo, qui invece il romanesco e il napoletano sono il contraltare di una sciatteria e un cattivo gusto che, lungi dal caratterizzare meglio i personaggi, abbassano il livello generale a romanzo di appendice di borgata romana, ma non di quelle che ti danno affetto ed empatia, bensì distanza e sostanziale estraneità. Tanto più che, come se non bastassero gli altri, il film decide temerariamente di far suo un altro difetto del cinema italiano contemporaneo: la dizione approssimativa e sussurrata (la grande piaga che ha reso inguardabile, ad es, la serie <b>1992</b>, l'ennesima buona idea buttata nel cesso dai produttori nazionali), specie se in dialetto stretto, rende incomprensibile una percentuale dei dialoghi che, fuori da competenze linguistiche specifiche, non può essere inferiore al 30%, ma sappiamo di molti che ne hanno lamentato il doppio.</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><br />Ciò rende ancora più lontane e stranianti le scene cui si vuole dare una connotazione emotiva per rendere il film minimamente credibile (altro catastrofico fallimento della pellicola): la povera matta, una pur bravina Ilenia Pastorelli dagli improbabili denti finti, posticci come il suo personaggio, sembra appunto sopra le righe, un pugno emotivo eccessivo per la situazione e finalizzato esclusivamente a enfatizzare gli effetti drammatici dell'opera; la sua ingenuità infantile diventa maggior causa di dolore reale in una situazione irrealistica, l'ennesimo caso di iperrealismo irrealista del nostro cattivo cinema. Il protagonista stesso, un decisamente bravo Claudio Santamaria, è troppo stupido e coatto per essere vero, ovvero è troppo nobile e generoso per essere così stupido e coatto. Il suo approfittarsi della matta ha qualcosa di tardivo ed eccessivo persino per uno la cui unica "educazione sentimentale" siano i film <i>hard</i>, e il suo pentimento suona falso e insincero - oltre che improvvidamente spettacolare - in un cortocircuito fra emotività non funzionante e fallimento di sospensione dell'incredulità di cui non ricordiamo precedenti.</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><br />Il tutto peggiorato, specie in termini - appunto - di sospensione dell'incredulità andata per fiori, dall'inserimento ridicolo di temi supereroistici, capaci solo di contribuire a questo senso del falso, del posticcio, dell'appiccicaticcio incredibile, che rovina la pur buona interpretazione del <i>villain</i> Luca Marinelli, dalle tentazioni titaniche ma dagli esiti stereotipati e canonici. Una delle scene più drammatiche di cui si rende protagonista, ovvero far divorare dai cani l'ex socio, fa alzare gli occhi al cielo per il senso di straniamento (certo non brechtiano) che procura. Forse risulta volutamente grottesco il balletto con cui si libera dei suoi nemici napoletani, scena che certo non contribuisce alla riuscita generale dell'opera (né ha l'1% del dramma carismatico di un Joaquin Phoenix in <b>Joker</b>), mentre è solo patetico e ulteriormente sconcertante lo scontro fra titani avvenuto allo stadio, troppo simile a una normale scazzottata fra buzzurri, al netto di una ormai totalmente compromessa credibilità. L'esplosione <i>low-budget</i> dell'ordigno nel Tevere aggiunge solo sconsolata tristezza.</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Lo... ehm, "spirito" del film viene efficacemente riassunto in una scena centrale: il personaggio di Marinelli, Lo Zingaro, cattivone belloccio e dannato (oltre che idiota perché <i>social-</i>dipendente), sniffa cocaina con un travone, poi ha con lui un grottesco rapporto sessuale in macchina, poi viene legato e imbavagliato dai camorristi che hanno prima sparato al travone, lui piange disperato ma loro scherzavano e lo risparmiano, eppure subito dopo vengono uccisi dal travone inspiegabilmente sopravvissuto a una serie di colpi, infine quest'ultimo a sua volta viene ucciso dallo Zingaro perché ora i camorristi erano tornati suoi amici. Di un idiotismo che va oltre l'esaltato e l'adolescenziale, è semplicemente e puro... idiotismo. <i>Pulp</i> e grottesco per il gusto del<i> pulp</i> e del grottesco, con sovratoni <i>trash</i> ma senza un briciolo dell'ironia salvifica, ad es, di un Tarantino. In tutto ciò non un tema veramente esistenzialista, non un personaggio dal sentimento titanico, non una solitudine o una malinconia coinvolgenti, insomma non un modello mutantropico dal valore sia pur minimo, non un rimando simbolico che possa minimamente dirsi tale - non pretendiamo universale o anche solo profondo - e non un senso nemmeno lontano di opera diversa dal fumettone coatto-buzzurro-popolare di serie z.</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><br />Ma ciò che ci ha lasciati più stomacati è stato l'unanime consenso che simile spazzatura ha ottenuto: 8 David di Donatello, 4 Ciak d'Oro, 3 Nastri d'Argento, 1 Globo d'Oro, 5 milioni di incassi, lodi sperticate - con troppe poche eccezioni - da parte di una critica ormai sempre più, scusate il gioco di parole, acritica e convenzionale. In una parola, conformista alle nuove mode dei <i>ggiovani</i>, segno flagrante del dominio ormai incontrastato di tecniche osnoblotiche in regime di disperazione. Ma almeno una cosa il film ce la insegna: lo stato del cinema italiano nei nostri tempi. Un cinema stupido, pasticciato, popolare in senso becero e incapace del minimo insegnamento al di fuori dei più stucchevoli buoni sentimenti. Adatto solo al suo pubblico, il che non è esattamente un complimento. </span></span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-34837244379306941412019-10-10T12:10:00.003+02:002021-05-17T18:25:47.072+02:00Herzog e Villeneuve: due fallimenti speculari<br />
<span style="font-family: arial;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Carissimi, è un po' che il blog non pubblica nulla ed è così che abbiamo pensato di disturbare il nostro riottoso redattore cinefilo a cui accorriamo nei casi di necessità. Quindi oggi parleremo di due film falliti, diciamo due brutti film, ma ancor più che brutti - cosa che, tranne certe enormità come <a href="https://technesya.blogspot.com/2018/12/nuove-frontiere-del-brutto.html" target="_blank">l'albero di natale Oppo</a>, davvero ci riguarda poco - falliti nel loro voler essere a sfondo trascendente/spirituale senza esserci lontanamente riusciti.<br /><br />E qui si presenta l'ennesima <i>excusatio non petita</i>... perché Technesya parla di argomenti simili, cosa che davvero non rientra nelle sue prerogative? Vero, non siamo un blog di trascendenza, bensì di proposta/provocazione estetica: la Sinestesi in fondo vuol essere una delle più profonde e incisive proposte artistiche oggi in circolazione proprio perché finalizzata a innescare il cambiamento nell'uomo, cambiamento che, laddove fosse evolutivo, definiamo Mutantropico. E dove porta la Mutantropia sistematicamente perseguita? Al <a href="http://technesya.blogspot.com/2012/05/ma-perche-usare-la-sinestesi-per.html" target="_blank">Metantropo</a> (da un nostro celebre post), ovvero un essere umano oltre l'uomo, inevitabilmente connotato di "stati superiori dell'essere" (qualunque cosa si intenda con questa formula) da cui non possono escludere quelli spirituali. Per questo ci interessano film di argomento religioso, magico o esoterico, perché inevitabilmente propongono modelli mutantropici che puntano al metantropico.<br /><br />Ma qui i due autori hanno fallito, e curiosamente in modo speculare. Parliamo di un mito della cinematografia mondiale, Werner Herzog, e la sua criticatissima opera del 2016, <b>Salt and Fire</b>, e del coetaneo e forse persino più brutto <b>Arrival</b> del mediocre e sopravvalutato Denis Villeneuve, <a href="https://technesya.blogspot.com/2018/01/apateporia-di-pinocchio-recensione-di.html" target="_blank">da noi già stroncato</a> per <b>Blade Runner 2049</b> (successivo a quest'opera), per quanto - al contrario del precedente - non siano sue le responsabilità di sceneggiatura. Due fallimenti speculari, si diceva, perché il primo è frutto un'ottima idea mal realizzata, il secondo invece è un indigesto polpettone mistico superprodotto. Ma andiamo con ordine.<br /><br />Werner Herzog - <b>SALT AND FIRE</b></span><br />
</span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: arial;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-hs96-u5gw-A/XZ8BLvrv4cI/AAAAAAAAAO8/FTN-IFM2mzUfdrt4n21BG0zE0YIX8nvVQCLcBGAsYHQ/s1600/salt%2Bfire.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="631" data-original-width="1450" height="139" src="https://1.bp.blogspot.com/-hs96-u5gw-A/XZ8BLvrv4cI/AAAAAAAAAO8/FTN-IFM2mzUfdrt4n21BG0zE0YIX8nvVQCLcBGAsYHQ/s320/salt%2Bfire.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: arial;">
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Tutti noi studiosi di cinema abbiamo amato profondamente Herzog, con o senza il compianto attore alter-ego Klaus Kinski, dai tempi di <b>Nosferatu</b> (il deviante respinto dalla società, cui fa orrore) fino a <b>Kaspar Hauser</b> (il deviante accettato dalla società, che cerca di integrarlo), da <b>Aguirre, Furore di Dio</b> (l'occidentale antropocentrico che cerca di dominare la natura selvaggia con la forza) a <b>Fitzcarraldo</b> (come prima ma con l'arte e la cultura, non finirà in modo diverso), fino al recente capolavoro di <b>Grizzly Man</b>: superba <i>docu-fiction</i> sull'occidentale non più antropocentrico, anzi che cerca di integrarsi nella natura (essendosi psichicamente "disintegrato" nella cultura), fino a venirne divorato. Suoi per eccellenza i temi del viaggio, del cambiamento, ma soprattutto dei rapporti fra natura e cultura, della maestosa forza della prima sugli sforzi brutali, ottusi e a tratti un po' patetici della seconda.</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Tutti concetti cari al nostro, che anche qui cerca di richiamare declinandoli su tematiche ecologiche e ambientaliste, ovvero la crudeltà dell'industria umana (la cultura) nello snaturare e uccidere la natura. Si rievoca qui qui la recente storia del lago salato - o mare chiuso - di Aral, prosciugato dall'industria sovietica, al contrario dell'area in cui è ambientato il film, il magico Salar de Uyuni in Bolivia, che invece è area di origine naturale e preistorica dove la natura, pure nella sua forma "morta", nondimeno mostra paesaggi di algida bellezza con le sue sterminate distese di sale. Qui la dinamica antropocentrica sfiora il manicheista: da una parte gli industrali "cattivi" e sfruttatori di risorse fino al loro esaurimento, dall'altra colei che cerca la giustizia, la dott.sa Laura Somerfeld, donna, quindi <i>politically correct</i>, forse giusto un po' rigida nel suo sistema di valori C'è sempre sullo sfondo la natura che prima o poi si prenderà la sua vendetta, il vulcano Uturunku, ma resta giusto sullo sfondo, quasi elemento posticcio.<br />Infatti alla fine il film parla d'altro, ovvero di un mutamento nel sistema di valori della protagonista, di un loro approfondimento, quindi di un cambiamento/sviluppo dello stato di coscienza. Ma questo non avverrà per gesto mutantropico, bensì per mutamento culturalmente imposto (per quanto con l'ausilio di una natura devastata unica), quasi forzato: il bello ma maledetto Matt Riley, direttore del consorzio d'imprese locale, quindi almeno corresponsabile del disastro, abbandonerà la nostra eroina in mezzo al deserto di sale con due bambini gemelli ciechi. Quale miglior simbolo delle forze gemelle della natura dialettica, cieche - ovvero impersonali - nel loro agire? Eppure qui il simbolo sembra sfocato, i bambini sono solo due creature in stato di bisogno, avrebbero potuto avere in alternativa qualunque altro tipo di menomazione. Ed è questo il difetto del film: l'autore ha conoscenza e cultura da vendere, sa evocare simboli efficacissimi, ma è come se la loro portata gli sfuggisse, insomma non riesce ad estrarre da questi le loro più profonde conseguenze, accontentandosi di una superficiale suggestione (si veda, in proposito, la scena finale della sedia a rotelle girovaga nel deserto).<br />Anche i compagni uomini della dott.sa Somerfeld, uno demenziale l'altro bellone ma vuoto, vengono presto ridotti all'impotenza con una scena che vuol essere comica ma risulta come decontestualizzata, quasi estranea al linguaggio del film, e così vengono tolti di torno tanto in fretta da farci chiedere il perché della loro presenza iniziale. A questo si aggiungano problemi di credibilità, come l'aeroporto deserto all'arrivo della delegazione, un po' strano da parte di uno come Riley che - per quanto ricco - si muove fuori dalla consapevolezza del suo stesso governo, così come il suo stesso pentimento avvenuto a seguito della cecità dei gemelli, quindi all'apparenza mutantropico, ha qualcosa di tardivo e retorico, non parla all'anima ma neppure alla semplice emotività. Insomma, se nelle sue intenzioni il film alla fine vuole dire "l'essere umano e il suo stato di coscienza autenticamente vissuto valgono molto di più di un sistema di valori, per quanto ecologico, quindi dalla parte del giusto", è anche vero che lo fa in modo così pasticciato e pressapochista, così sfocato nelle simbologie e sfilacciato nella sceneggiatura, da riuscire a rovinare tutto.<br /><br />Denis Villeneuve - <b>ARRIVAL</b></span><br />
</span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: arial;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-rGIpnzDjdUY/XZ8CAHPohgI/AAAAAAAAAPE/K4ItADoQsew6N20mVjFPGkuNxWT3cn9wwCLcBGAsYHQ/s1600/ARRIVAL_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="1200" height="153" src="https://1.bp.blogspot.com/-rGIpnzDjdUY/XZ8CAHPohgI/AAAAAAAAAPE/K4ItADoQsew6N20mVjFPGkuNxWT3cn9wwCLcBGAsYHQ/s320/ARRIVAL_.jpg" width="320" /></a></span></div><span style="font-family: arial;">
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><b> </b><br />Qui, al contrario, ci si trova davanti a una produzione hollywoodiana, oseremmo dire perfetta, quasi faraonica, di un indigesto polpettone mistico. Mistico perché prende una delle più sconcertanti verità di ordine trascendente, ovvero la circolarità del tempo, la sua sincronicità o, meglio, a-diacronicità, e lo inserisce in un contesto emotivamente sovraesposto di dramma familiare o, peggio, di allucinazione xenofila collettiva. Il tutto in un'opera artefatta e un po' cerebrale nel suo porre l'attenzione su un linguaggio alieno (anch'esso circolare) da tradurre a tutti i costi.<br />La linguista Louise Banks, anche qui una donna (è un vizio, forse che si creda così di far passare meglio messaggi non razionali?), ha vissuto un terribile dramma famigliare con la morte improvvisa della figlia adolescente, ma viene presto distratta dal suo dolore dal clamoroso arrivo sulla terra di 12 astronavi aliene. Certo 12, come le ore, come gli Apostoli, come i segni zodiacali o eoni della natura che dir si voglia. Non senza un certo raccapriccio, e comunque dopo una scena estenuante e interminabile (a ridatece gli <b>Incontri Ravvicinati del 3° Tipo</b>!), si rende conto che gli alieni sono mastodontici poliponi nerastri ("eptapodi", dai sette piedi), che per comunicare spruzzano enigmatici cerchioni di inchiostro. Il genio della nostra linguista le farà intuire da principio la palindromia di queste frasi circolari, e in seguito anche il loro significato, attraverso una serie di sillogismi incomprensibili se non per la loro distante cervelloticità. <br />Ecco quindi che dopo una minima suggestione iniziale il film procede con una lentezza spasmodica, fra tentativi di decifrazione e dialoghi spesso inconcludenti con esseri dall'apparenza terribile ma dalla motilità nulla. Il tutto contornato da paure, insicurezze (atiquifobie e apatepofobie) e piagnistei assorititi. Poi, colpo di scena: una bomba piazzata da militari ottusi e cattivi, o forse solo esasperati, non riuscirà a mandare tutto a catafascio, anzi, sarà in seguito a questa, per una delle incomprensibili consecutio (il)logiche del film, che si introdurrà un altro pezzo cervellotico del puzzle: si apprende che ognuna delle 12 astronavi aliene sta comunicando 1/12 di messaggio, alè, giusto per complicare utilmente il brodo. Da qui, per un'ovvia conseguenza, ovvero per una sorta di PNL che nel suo cervello ha realizzato il nuovo linguaggio (roba da lasciare veramente perplessi), la nostra Luoise Banks potrà vedere il futuro, convincerà quindi l'esercito cinese a non attaccare gli alieni (in modo ovviamente lacrimevole ed emotivo) e successivamente si scoprirà che sua figlia non solo non è ancora morta, ma non è nemmeno mai nata e la sua triste storia è solo frutto di visione del futuro. L'insegnamento che lei ne trarrà (non lo spettatore sconcertato) è che la vita va accettata in ogni sua parte, anche quelle più dolorose, perché essa è parte di un tutto a noi oggi incomprensibile.<br />Ora... al di là del fatto che una simile morale sia condivisibile o meno (noi personalmente non abbiamo nulla contro)... ciò che ci ha maggiormente irritato di questo film non è poi così dissimile dal problema da noi evidenziato nel successivo <b>Blade Runner 2049</b>: la pochezza di stato d'anima di un autore che parla con retorica e prosopopea di cose che non conosce, cercando in tutti i modi una suggestione a tratti becera ed emotiva e mettendo a questo sordido servizio simboli o archetipi fuori dalla sua portata. Così, fra scene maestore e stupori ostentati, si susseguono piagnistei emotivi ed enigmi cerebrali, si sciorinano verità cosmiche senza un vero fondamento e comunque senza mai cogliere il punto, come dire? iniziatico, sapienziale delle stesse. La tecnologia resta aliena, anche quando terrestre, perché mal intenzionata. La Mutantropia è involontaria, quasi subita, quindi non Mutantropia, oppure quando lo è (la decisione di accettazione finale) è una ben piccola cosa contrabbandata per grande verità. Un polpettone cosmico-patafisico, insomma, capace di suggestionare una mente semplice ma incapace di insegnare alcunché di fondato e definitivo, nonostante l'ausilio di archetipi eterni. Ne emerge un misticismo stucchevole e inconcludente, frutto dei compromessi contraddittori di un'opera divisa fra suggestione e botteghino, e della pochezza d'anima (vogliamo dire di capacità intellettuale elevata?) dei suoi autori.<br /><br />In conclusione: ci fa piacere dedurre come questo secolo "osceno e pavido" (cit.) metta le tematiche mutantropiche e trascendenti al centro della sua attenzione. Ci lasciano perplessi i risultati, come se in giro non ci fossero intellettuali capaci o almeno degni di questo nome, o come se ormai fosse troppo tardi per tentare la minima inversione di tendenza, nonostante i capitali investiti. O, peggio, come se ci fosse dietro un'oscura intenzione. Perché, per carità, se è vero come è vero che una brutta ricerca è sempre meglio della sua totale mancanza, è anche vero non c'è osnoblosi peggiore del contrabbandare una verità Sacra per una carambola inconcludente, per un piacevole<i> entertainment</i> che un po' ti appassiona e un po' ti suggestiona, tanto poi passa presto nel grigiore ripetitivo delle nostre esistenze qualsiasi. </span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Diciamo che se fossimo sospettosi ci riferiremmo a un celebre autore del secolo scorso che chiamava questa particolare forma di osnoblosi "controiniziazione". In realtà sappiamo riconoscere la semplice pochezza autoriale.</span></span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-43332655365133869542018-12-19T17:06:00.001+01:002018-12-22T02:36:59.197+01:00Nuove Frontiere del Brutto<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-R3BnWGyJgGQ/XBprwIkC1MI/AAAAAAAAANU/fPZZjvq7hWsEIAesjDkzyLwmo5DPPr1LwCLcBGAs/s1600/Oppo%2BOk.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-R3BnWGyJgGQ/XBprwIkC1MI/AAAAAAAAANU/fPZZjvq7hWsEIAesjDkzyLwmo5DPPr1LwCLcBGAs/s320/Oppo%2BOk.jpg" width="240" /></a></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Seppur con una redazione oramai inattiva, anche perché ridotta sotto i minimi termini, non riusciamo però ad esimerci dal dare questa notizia. E non solo perché parla di una bruttura, ma veramente VERAMENTE brutta, ma perché pure operazione nauseabondamente osnoblotica nel suo essere in salsa sinestetica. Stiamo parlando dello sconcertante "albero di natale elettronico" della Oppo in p.zza XXIV Maggio a Milano.<br /><br />Una triste struttura che deturpa il già non eccezionale nuovo <i>design</i> della darsena voluto per l'evento "epitome di osnoblosi" chiamato Expo 2015. Una specie di catafalco di tubi innocenti goffamente ricoperto di pannelli led a scimmiottare un improbabile abete elettronico, con qualsiasi logo Oppo (nome già di per sé non esaltante) a fare da stella cometa. Ai suoi piedi una stanca e infreddolita <i>hostess </i>vestita da Babbo Natale e un tizio forse della sicurezza, ti fotografano e chiedono l'email per partecipare all'ennesimo anonimo concorso finalizzato al solo scopo di carpire dati personali. Vuol sembrare un'installazione pseudo-artistica di tipo sinestetico, con la possibilità di entrare al suo interno e ADDIRITTURA usufruire di una connessione wi-fi, per questo autodefinito "<i>smart</i>". In realtà dopo un paio di spoglie rampe di scale in alluminio si gode giusto di una mediocre visuale sul circondario da 5-6 modesti metri di altezza.<br /><br />Va beh, uno può pensare, ma perché lamentarsi? Di brutture a Milano ce ne sono tante, alla fine non può essere peggiore di molte altre, no? No, è peggiore di altre e vi spieghiamo perché:<br />- Non bisognerebbe mai abituarsi al brutto, perché chi lo tollera alla fine lo merita<br />- non è arte ma bieco <i>marketing</i>, e già questo fa girare le scatole<br />- si sovrappone alla nostra ricerca, cioè si definisce <i>smart</i>, ovvero tecnologico e interattivo, quando la tecnologia è modesta e l'interattività nulla<br />- non è gratuito: nell'accedere a questa mediocre esperienza chiedono email personale e foto (si può rifiutare, ma per stanchezza o forse per perplessità non si rifiuta).<br />- insomma si tratta dell'ennesima trappola osnoblotica per gonzi tra l'altro incomprensibile (qual è il messaggio: Oppo, che dovrebbe fare cellulari, concilia tecnologia e Natale? Mah...), con soprammercato di deturpazione di panorama<br /><br />Nel cercare di arginare il nostro sconcerto, non possiamo però fare a meno di qualche considerazione. Noi come blog Technesya esistiamo da almeno 7 anni e da allora propugnamo una nuova estetica che abbiamo cercato di descrivere qui nel migliore dei modi. Ora... non solo siamo stati totalmente ignorati dalle istituzioni ma, come abbiamo più volte dimostrato, certe parti della nostra ricerca sono state copiate e/o imitate da operatori senza scrupoli, e ovviamente male, perché prive del sostrato teorico che le supporti.<br /><br />Interpellate nel merito, le summenzionate "autorità" hanno lamentato croniche carenze di finanziamenti, ma... 1) le sedicenti opere dei famosi "amici degli amici" continuano ad essere finanziate senza incidere minimamente sulla storia estetico/artistica nazionale, 2) a non finanziare l'arte succede ciò che abbiamo testé descritto: questa viene scimmiottata dal marketing che cerca di utilizzarne le suggestioni ai suoi commerciali fini<br /><br />Anche questa è la grande Milano: chi paga può. Un padrone di cane nn paga e se quest'ultimo fa la cacca sulla strada scatta la multa. Pazzesco, eppure non è una cacca piramidale e luminosa.</span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-20678219131082102942018-10-03T17:28:00.000+02:002020-12-05T00:44:19.184+01:00Silence, ovvero della necessaria Mutantropia interiore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/--5z-_Ema87Q/W7PoUMMvgoI/AAAAAAAAANI/NysNkraS1XkPcH767VXUFoN5IF0mAViEACLcBGAs/s1600/Riflesso%2BCristo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="449" data-original-width="900" height="159" src="https://1.bp.blogspot.com/--5z-_Ema87Q/W7PoUMMvgoI/AAAAAAAAANI/NysNkraS1XkPcH767VXUFoN5IF0mAViEACLcBGAs/s320/Riflesso%2BCristo.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Ultimamente, nella vostra infinita misericordia, due sono le critiche ricorrenti con cui ci state un po' martellando in privato:<br />1) che il nostro blog da estetologico starebbe trasformandosi in uno di critica cinematografica<br />2) che comunque riesce a comminare esclusivamente stroncature<br />Ora, dal momento che le critiche bruciano ma se vi scomodate a farle un fondo di verità devono pur averlo, ci premuniamo a rispondere che sì, è vero, ultimamente abbiamo dato alla critica cinematografica - arte secondo alcuni fuori fuoco - una certa predominanza. Ma ciò è avvenuto solo perché la redazione, che era il nucleo propulsivo e poietico del gruppo, praticamente non esiste più e quei pochi contributi li scrive quasi solo l'esperto in cinema. Arte che comunque non è poi così fuori fuoco, e per il suo essere multimediale (immagine e suono), la prima grande arte multimediale tecnologicamente connotata (il teatro o il balletto non lo sono, almeno non in tal misura), e per l'impressionante capacità di impatto emotivo che hanno le sue opere, quindi potenzialmente dal grande valore mutantrogenico. E poi, volete forse negare che <a href="https://technesya.blogspot.com/2017/01/un-altro-sfregio-geniale.html" target="_blank"><b>Your Name</b></a> fosse una patacca sentimentale adolescenziale? O che <a href="https://technesya.blogspot.com/2018/01/apateporia-di-pinocchio-recensione-di.html" target="_blank"><b>Blade Runner 2049</b></a>, opera decisamente migliore, ma alla fine si risolvesse in un gioco di specchi finto-mutantropico di illusorie e irrealistiche "coscienze" <i>cyber</i>? O ancora che <a href="https://technesya.blogspot.com/2018/02/rammarico-per-un-capolavoro-mancato.html" target="_blank"><b>Il dott. Parnassus</b></a>, forse l'opera col maggior potenziale sinestesico da noi esaminata, alla fine però si sia rivelata confusa e inconcludente? O, forse peggio, che <a href="https://technesya.blogspot.com/2018/08/the-young-pope-o-dellinutile-banalita.html" target="_blank"><b>The Young Pope</b></a> di Sorrentino fosse, per essere gentili, quantomeno sopravvalutato per intrinseca insufficienza autoriale? <br />Chi altri oltre a noi ha affermato queste cose? Vorreste negarci la capacità - almeno quella - di andare controcorrente nel tentativo di informare su ciò che si tace?<br /><br />Nondimeno accusiamo il colpo e, va bene, se proprio volete che la finiamo lì allora chiudiamo questa nostra carrellata cinematografica (ma fatta non solo per amore del cinema, bensì per esporre applicazioni pratiche delle categorie mutantropologiche) recensendo un capolavoro: <b>Silence</b>, film del 2016 di Martin Scorsese, ma tratto dall'eccellente romanzo <b>Silenzio</b> del giapponese Shūsaku Endō, scomparso nel 1996. Lo abbiamo definito capolavoro anche se non tutto ha incontrato il nostro gusto: ad esempio certo senso di sorpresa l'abbiamo trovato forzato, certe apparenze che poi non si sono rivelate reali per gioco cinematografico, nemici che si rivelano amici in tempi non realistici o viceversa (in realtà per il viceversa i tempi erano decisamente più realistici). Poi certo, riconosciamo che questi trucchetti siano necessari non tanto a tenere desta l'attenzione, ma soprattutto a rendere l'effetto psicologico dei molteplici errori interpretativi in cui incorre sistematicamente un occidentale nella terra del Sol Levante, e vi garantiamo che chi scrive ne sa qualcosa! ;)<br /><br />Per il resto sì, il film è un capolavoro, perché alla sua luce tutta la teoria mutantropologica esposta in questo blog assume un altro significato, che forse è quello ultimativo e reale. E non solo per la sapiente mano registica (da quanto non vedevamo Scorsese tanto ispirato?), non solo per la stordente bellezza della fotografia, e non solo per l'indiscutibile perizia degli attori coinvolti, che siano occidentali o giapponesi. Ma soprattutto per la capacità di scrittura dei due autori Jay Cocks e lo stesso Scorsese, intellettuali e uomini di cuore capaci di enfatizzare in modo profondo e pieno la portata dei simboli evocati, facendo fare al nostrano Sorrentino la figura del guitto di provincia borioso e cannaiolo (non ce ne voglia l'interessato, di cui comunque rimaniamo fan ;). Il film, specie all'inizio, parla delle persecuzioni che i missionari cristiani (soprattutto gesuiti) e i loro convertiti locali dovettero subire nella prefettura di Nagasaki durante il XVII secolo. Poi però... lentamente, quasi impercettibilmente... la tematica cambia o, più esattamente, a quella delle persecuzioni se ne aggiunge un'altra che inevitabilmente prende il sopravvento, necessaria a comprendere il finale e il senso generale dell'opera. Giudati dall'instabile alcolizzato Kichijiro, i due giovani gesuiti portoghesi Rodrigues e Garupe partono da Macao per le terre intorno a Nagasaki alla ricerca del loro maestro spirituale, padre Ferreira, calunniato (secondo loro) addirittura di apostasia (da loro chiamata, secondo noi impropriamente, abiura) e di condurre uno stile di vita giapponese, addirittura <i>more uxorio</i> con una donna locale! I due vengono calorosamente accolti da miserrime popolazioni di pescatori e, ricolmi di mistico fervore missionario, officiano culto e battezzano a man bassa, facendosi amare dalle sparute comunità cristiane terrorizzate dalle persecuzioni.<br /><br />Ora... ricordate cosa affermammo a proposito di fanatismo nel post <a href="http://technesya.blogspot.com/2013/07/lego-e-i-suoi-appetiti.html" target="_blank">L'Ego e i suoi Appetiti</a>, di cui raccomandiamo fortemente la lettura? "Il vero egonanista si definisce per l'aggiunta di concupiscenze proprie. L'immobilista che non le ha, cioè applica tecniche osnoblotiche per perseguire un "bene esterno" o concupiscenze altrui, è la figura più vicina a quanto si potrebbe definire un fanatico", definendo così l'osnoblotico immobilista che, incurante dell'ambiente e di culture estranee alla sua, impone il suo sistema di valori come verità assoluta. Ed è questa piega che, sorprendentemente, comincia a prendere il film. Perché certo, ci sono le persecuzioni, c'è il male dell'uomo sull'uomo, ci sono quindi inevitabili conseguenze karmiche (la più brutta battuta che abbiamo sentito da astanti è stata: «ah, è successo a Nagasaki? allora se la sono voluta!»</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">), ma il film giustamente vuole evitare giudizi affrettati e manicheisti. Se il male sembra chiaramente da una parte, non è che nell'altra alberghi solo il "bene". Anzi. Certo, in quanto ciò giustifichi la prima è tema di aperto dibattito.<br /><br />Infatti i due protagonisti, immediatamente dopo la prima ondata di gratificazione dell'ego, si rivelano presto goffi e talvolta addirittura meschini, incapaci di sostenere emotivamente le prove che la missione richiede, oltre che incapaci proprio di portarla a termine (trovano solo un anziano che abbia mai sentito parlare di padre Ferreira, che però se ne va perplesso senza esser stato di nessun aiuto). Per carità, non sono cattivi o malintenzionati, anzi sono due bravissimi ragazzi ricolmi di misticismo e (si diceva) fervore missionario, il che dal loro punto di vista equivale a dire "volontà di far del bene", ma è all'indurirsi delle condizioni e degli eventi che dimostrano impietosamente i limiti del loro stato d'anima, coltivato più sui libri in sicuri seminari europei che nel fango di difficili territori esotici. Quando viene offerto loro del cibo mangiano senza preghiera, quando scattano le persecuzioni non riescono a suggerire soluzioni efficaci, oscillanti fra atiquifobie e occasionali apatepofobie, anzi, quando avvengono le prime esecuzioni assistono impotenti al martirio. Di più: quando a loro volta vengono catturati si comportano in modo nevrotico e in preda al panico, lasciando perplessi i loro compagni di prigionia locali ma cristianamente rassegnati. Però prima che ciò avvenga i due si separano, circondati dalla diffidenza e dal disprezzo dei nativi. Il film segue l'efebico ma irsuto "padre" Rodrigues, dei due quello che sembrava più propenso al cambiamento (aveva consigliato infatti ai fedeli locali, contro il parere dell'amico, di calpestare le immagini sacre pur di non incorrere nel martirio), nella sua sconcertante sequela di apateporie: la comunità da lui battezzata risulta dispersa, riincontra la guida Kichijiro, l'unico ad aver sputato sul crocifisso, solo per venirne poi tradito, viene quindi imprigionato e sottoposto a processi nei quali, nonostante la presenza di validissimi interpreti, non sembra mai cogliere veramente il punto della questione. Arriva persino a dimostrare di non conoscere l'identità del suo accusatore, il terribile e celeberrimo inquisitore Inoue Masa, fra l'ilarità dei presenti. Infine assiste impotente alla morte dell'amico Garupe. In questo il film illustra magistralmente il passaggio psicologio dall'atiquifobia all'apatepofobia, <a href="http://technesya.blogspot.com/2012/01/apatepofobia-e-atiquifobia.html" target="_blank">da noi descritto</a> nel lontano 2012.<br /><br />Ma forse ciò che maggiormente lo ferisce, sia pur fra le torture psicologiche e le strazianti punizioni fisiche e persino uccisoni che lo circondano, è l'atteggiamento di Kichijiro, preda di una sorta di dinamica mutantroposnoblotica tipica di certo cattolicesimo (e riportata anche da Sorrentino guarda caso nello stesso AD 2016), ovvero la continua oscillazione fra peccato e confessione, che altro effetto non sembra avere se non la reiterazione del primo. Kichijiro si giustifica piangendo la sua debolezza, la quale doveva risultare comica o intollerabile agli occhi apparentemente spietati dei suoi carcerieri, che lo usavano come grottesco (e forse controproducente) simbolo di continua abiura, ma per il nostro gesuita in ambasce diventa ulteriore causa di messa in discussione della propria fede. Ed ecco quindi il significato del silenzio, o forse dovremmo dire del Silenzio con l'S maiuscola. Certo, il silenzio a cui sono state ridotte le popolazioni cristiane native, ma anche il silenzio a cui vengono costretti i padri gesuiti, così come il silenzio di Dio alle loro preghiere, invocazioni e suppliche. Ma anche il silenzio terapeutico, quello necessario alla meditazione e alla presa di coscienza. Il silenzio forse condizione unica per... riuscire veramente a sentire la voce di Dio? <br /><br />Ma la Mutantropia di Rodrigues comunque non sarà sufficiente, perché insufficiente è la sua reale capacità di comprensione, insufficiente il suo stato d'anima, o di coscienza se si preferisce. Infatti, dopo tutte le prove e constatata la sua stolida ostinazione, interpretata non come atto di fede ma come indifferenza ai dolori inflitti ai nativi, i suoi carcerieri decidono di sottoporlo all'apateporia suprema: l'incontro col Mutantropo per eccellenza, l'oggi "giapponese" padre Ferreira. Qui il ricordo corre ai metodi del Grande Fratello di Orwell dove la devianza, prima di essere sanzionata con la morte, viene corretta fino all'amore. Perché in fondo è il sentimento che conta, nella consapevolezza oscura che le cose prendono forma prima nell'astrale - nel mondo dei sentimenti e delle idee, o degli archetipi se vogliamo - e solo dopo nel fisico. Eppure... a cosa porta quest'incontro fra un allievo emaciato e annichilito, più volte vicino alla perdita del senno (e fors'anche della fede), e l'ex maestro più imbarazzato che empatico? Alla spiegazione della più inconfessabile delle verità, spesso inutilmente suggerita anche dai suoi carcerieri giapponesi, in special modo dall'interprete e dall'inquisitore stesso, capaci entrambi di esprimersi in un eccellente portoghese: che l'invasione dei missionari cristiani, ancorché pacifica, è stata ottusa e non rispettosa. Che il Giappone aveva già un suo sistema religioso, non solo complesso e profondo quanto quello cristiano, ma forse persino più evoluto. Che la dottrina giapponese (su questo punto sembrava insistere l'interprete in un precedente dialogo: «solo persone veramente ignoranti possono paragonare i nostri Buddha [o più esattamente Bodhisattva] a esseri mortali»), il cosiddetto Buddhismo Zen, o Chan in Cina, similmente al Taoismo cinese o al Vedanta indù, ovvero al Sufismo islamico o alla Kabbalah ebraica, punta alla realizzazione di ciò che noi chiamiamo Metantropo, ovvero uno stato che trascenda quello umano, tramite la dissoluzione delle illusioni materiali nella splendente Verità divina. <br /><br />Insomma che questa Verità è uno stato di coscienza che matura interiormente tramite consapevolezza ed etica, pensiero e azione, non una dottrina che si può imporre mediante rituali e perdoni continui (la confessione indiscriminata, come la vendita di indulgenze, fu il peccato capitale del cattolicesimo agli occhi di tutte le discipline iniziatiche). Che quest'ultima pratica, dopo attenti studi, risulta incompatibile, anzi pericolosa per un "campo morfogenetico culturale" dove altri sono gli ideali di realizzazione umana, quindi spirituale, il tutto al di là di pur presenti e validissime ragioni geopolitiche. Infatti gli unici ceti dove ha attecchito erano quelli più umili e vessati, dove più che una spiritualità ha fatto breccia la speranza in un luogo "altro" (il "paraiso") senza violenza, vessazioni o tasse. Peggio: la dimostrazione di tutto ciò era stata nella sprezzante indifferenza che i padri gesuiti avevano sempre dimostrato nei confronti delle culture locali, ignorandone lingua e tradizioni, negandone la spiritualità senza assolutamente comprenderla, al contrario di ciò che avevano fatto i nativi. Gli occidentali avevano così imposto una verità minuscola che, sebbene basata su solide radici spirituali, secoli e secoli di osnoblosi e giochi di potere avevano drasticamente trasformato, oseremmo dire tradito, fino a renderla un feticcio inaccettabile. Verità quindi osnoblotica che, aggiungiamo noi (come tutti coloro che conoscono la storia), altrove era stata imposta ai popoli dominati con la violenza delle armi ogni volta che fu possibile farlo, tra le più drammatiche conseguenze. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Mentre sorge il sospetto che
forse la Verità vera, quella con la V maiuscola, un tempo esistesse anche in seno al
cristianesimo, ma già allora e da diversi secoli non ve n'era più
memoria (in realtà gli stessi anni in cui è ambientato il film vedranno
la nascita in Europa del movimento Rosacroce, ma questa è veramente
un'altra storia). </span><br /><br />Per il piccolo Mutantropo Rodrigues sì, si tratta dell'apateporia suprema. E sceglie anche lui la via mutantropica evolutiva, fermando il martirio e calpestando l'immagine sacra. In fondo, trattandosi di un'immagine, non è forse una semplice formalità, pubblica per giunta (cioè non interiore)? Ed ecco che improvvisamente le cose cambiano: assume identità e moglie giapponesi, ma anche le comunità locali vengono lasciate alla loro libertà di culto (in fondo il Buddhismo non era penetrato qualche secolo prima sovrapponendosi al preesistente Shintoismo?). Il rispetto per l'ambiente è quindi assicurato ma anche lui stesso, apprendiamo solo alla fine, aveva potuto mantenere il suo credo. Purché lo facesse interiormente, negando proselitismi pubblici e fuori luogo. Bensì, come ogni autentica verità dell'anima, appunto... nel silenzio.</span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-17018347449033185082018-08-11T10:56:00.003+02:002022-11-29T00:37:35.799+01:00The Young Pope, o dell'inutile banalità del bene<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-_fA889tnMLE/W26hKfNhrwI/AAAAAAAAAM8/tYXUlZa1D4cKy5GDZdBuzp0CRejoYRGtwCLcBGAs/s1600/Rott%2527u%2BCazz.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="390" data-original-width="696" height="232" src="https://1.bp.blogspot.com/-_fA889tnMLE/W26hKfNhrwI/AAAAAAAAAM8/tYXUlZa1D4cKy5GDZdBuzp0CRejoYRGtwCLcBGAs/w414-h232/Rott%2527u%2BCazz.jpg" width="414" /></a></div>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><div><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div><span style="font-family: arial;">Ovvero: il cinema come catarsi dell'ego.</span></span></span><span style="font-family: arial;"><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br />Da buoni ultimi ci mettiamo anche noi a parlare di <b>The Young Pope</b>, la tanto discussa serie televisiva di Paolo Sorrentino, regista e autore che più volte ha risvegliato il nostro interesse. Certo, non tutto il suo cinema ci convince: troppi i dialoghi stranianti (persone che si parlano con aria sospesa e guardando altrove), troppi i ritmi lenti e autocompiaciuti, troppi i momenti di esaltazione adolescenziale, ma con essi anche tanta profondità e coraggio autoriale, cosa ormai scomparsa in questi tempi di pavido conformismo. E ne parliamo per dire un concetto fondamentale: tanto rumore per poco o nulla. Ma vogliamo essere molto chiari! (cit. ;) l'opera in questione è tutt'altro che mal riuscita o trascurabile, dotata com'è di interessantissimi spunti di riflessione. Purtroppo però, come avemmo modo di dire per Il <a href="https://technesya.blogspot.com/2018/02/rammarico-per-un-capolavoro-mancato.html" target="_blank"><b>Dottor Parnassus</b></a> dell'una volta grande Terry Glliam, non bisognerebbe mai parlare di argomenti che esondano le proprie capacità intellettuali o anche solo il proprio campo di esperienza. Si rischia di risvegliare inutilmente giganti fuori portata o, addirittura, svilire concetti degni di miglior sorte.<br /><br />Ma... come ormai è nostra abitudine di <i>excusatio non petita</i>, giustifichiamoci: perché parliamo di quest'opera bisensoriale (vista e udito) a puntate? Sostanzialmente per tre ragioni:<br />- è un'occasione più unica che rara di <i>fiction</i> televisiva nazionale con una produzione di alto standard internazionale<br />- parla di un una personalità a dir poco problematica che va incontro a un processo mutantropico per "sinestesia"<br />- parla potenzialmente di materie spirituali, e nell'intenzione degli autori anche praticamente, lo vedremo<br />Eppure... qualcosa non va come avrebbe potuto. Ma andiamo con ordine.<br /><br /><b>1) Superproduzione di alto standard</b>: insomma finalmente il mezzo bisensoriale per eccellenza, quello televisivo (dopo quelli teatrale e cinematografico e prima di quello telematico), viene messo al servizio di una storia di evoluzione umana, quindi Mutantropico-evolutiva, e apparentemente per vie quantomeno sinestetiche, vista la peculiarità dell'esperienza narrata: uomo problematico e tabagista in sinestesia vaticana. Finalmente si mettono in gioco etica, conversione, illuminazione, estasi, insomma le vie dello Spirito (nella sua prima omelia il protagonista ebbe a dire: "tutti noi siamo soli davanti a Dio, non vi indicheremo nessuna strada, cercatela voi, trovatela!"), e finalmente liberi da <i>fiction</i> su carabinieri e guardapesca. Eccellente il cast, bravo (come sempre) ma sottoutilizzato Stefano Accorsi, incontenibile Silvio Orlando, un superbo segretario di stato vaticano ben oltre la macchietta che è stato accusato di essere, stupefacente e diabolico il mattatore (oltre che occasionale co-produttore) Jude Law nella straordinaria interpretazione di Lenny (un omaggio al leader dei Motorhead, c'era bisogno di dirlo?) Belardo, ovvero Pio XIII, un giovane papa che si pone all'opposto dell'attuale Francesco, o forse più esattamente di Giovanni Paolo II. Tanto questo era innovatore, sorridente e aperto, quanto lui, papa di diversi anni più giovane, è conservatore, sprezzante e chiuso fino alla paranoia. </span></span><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><span class="st">È<em> </em></span>poi sopraffina la ricerca musicale con prelibatezze elettroniche, quando non chicche rinomate nell'<i>underground</i> (<a href="https://www.youtube.com/watch?v=M0FKEDexivA" target="_blank"><b>I Can't Escape Myself</b> </a>dei mitici Sound) o magari sconosciute nonostante l'indiscusso valore (<a href="https://www.youtube.com/watch?v=_z498JqZD_k" target="_blank"><b>Senza un Perché</b></a> della stupefacente Nada). E infine, sempre finalmente, vediamo la volontà - oltre che la capacità intellettuale - non solo di stupire (scopo in sé osnoblotico, ricordiamolo) ma anche di mettere in discussione l'istituzione pontificia senza tuttavia mancarle di rispetto. Anche, come dire? con argomentazioni chiare, condivisibili, legate ai più elementari diritti umani.<br /><br /><b>2) Una personalità a dir poco problematica in mutamento</b>: più esattamente un nevrotico schizoide ed egopatico, ovviamente conservatore al parossismo, iracondo e pure tabagista, tematica che sin da <b>This Must Be the Place</b> Sorrentino connette al processo di crescita. L'atteggiamento schizofrenico dapprincipio urta un po' i nervi, poi ci si rende conto che fa parte della "complessità del personaggio". Come lui stesso ammette egli è duplice, molteplice, contraddittorio "come Dio uno e trino, come la Madonna vergine e madre, come l'uomo buono e cattivo". Santo ed empio allo stesso tempo, insomma, nondimeno questa "complessità" suona in qualche modo falsa e fine a se stessa: il protagonista fatica ad accettare l'inevitabile. È Mutantropo, sì, ma passando per il dolore e il sangue (altrui ovviamente) comunque compie un processo molto parziale e non manca una gaffe degna di un Asperger all'ultima puntata. Ci si chiede però come abbia fatto fino a quel momento nella vita normale, già di per sé più che sufficientemente "sinestetica". Un matto che viene assalito da egopatia dittatoriale di colpo solo con l'ascensione al soglio pontificio, vista soprattutto l'autoconsapevolezza di bellezza e fascino della sua persona, sembra davvero poco credibile. Gli autori provano a giustificare questa stranezza con l'astio che proverebbe un bambino incomprensibilmente (per lui) abbandonato dai genitori, ma davvero non si comprende come ciò possa costituire causa scatenante di follia (certo, di egopatia sì) a prescindere dal salire il soglio. Inoltre, grazie all'abile regia di Sorrentino, viene sottolineta la portata sinestetica di una vita in Vaticano, secondo le parole di suor Mary (madre surrogata) "città-stato piena di anime perdute che non hanno mai vissuto" (acc, alla faccia della sinestesia!), esperienze si suppone connotate di Sacro, eppure nn ci risulta che quei luoghi abbiano potuto porre freno alle follie egopatiche di tanti, troppi, detentori del titolo più alto della chiesa sedicente cristiana e "universale" (<i>katholikòs</i>), fatte ovvimente salve le meritevoli eccezioni.<br /><br /><b>3) Materie (solo) potenzialmente spirituali</b>: forse il punto per noi più fallimentare del progetto, a parte la morale intrinseca cui accenneremo dopo. In questa lunga serie (10 ore!!!) si parla di conversioni, illuminazioni, contatti con il sacro, oltre che di intensa preghiera, ma nei fatti trasudano ben poche verità spirituali, oseremmo dire quasi nessuna. L'anziano - diremmo decrepito - card. Caltanissetta che si chiede "la domanda oggi non è se Dio esista, ma perché dipendiamo da lui" può bastare? Certo che no. Però verità dottrinali ne sentiamo diverse e ne ringraziamo il prof. Melloni che avemmo modo di apprezzare al <a href="https://youtu.be/9uE5Q9cG2MM" target="_blank">festival Sublimar</a> di Milano, qui consulente alla sceneggiatura, chiedendoci al contempo se si sia contento di ciò che ha fatto. Una di queste, forse meno discutibile di altre, è la preghiera, o almeno la sua modalità, che per il nostro dev'essere in latino. Ma quando esige che essa si avveri allora la declama in italiano, infervorandosi fino all'indignazione ed arrivando ad esigere alla divinità (dall'Altissimo fino alla Beata Vergine) con un'insistenza aggressiva, un'autoritarismo oseremmo dire padronale, come con una serva o poco ci manca. Con questo simpatico ed evidentemente efficientissimo artifizio diviene papa, ponendosi all'opposto dello schivo protagonista del capolavoro <b>Habemus Papam</b> di Moretti. Ecco che la preghera si avvera, avviene il miracolo, il Papa è santo! </span></span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;">No, giusto per dire qual è il livello... </span></span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br />Certo, in compenso emergono verità psicologiche, ma forse spicciole e un po' scontate: il senso di rivalsa dell'infante abbandonato, i genitori surrogati, ovvero prima la madre (la già citata suor Mary) e poi il padre (il card. Spencer, che lo accusa di volere da lui solo l'approvazione dei suoi errori, come ogni figlio chiede a suo padre), infine il "pari" Gutierrez, quando Lenny diventa padre - anche lui, manco a dirlo, simbolico ovvero surrogato - del piccolo Pio, "figlio" della sua preghiera perentoria. Bellissimo il dialogo con l'amico d'infanzia Dussolier: "Lenny, quando crescerai?", e lui "mai, perché noi preti non possiamo diventare padri (falso! il prete fa voto di celibato, non di castità, ma va beh...) e questo ci condanna a rimanere per sempre figli". Per il resto, nel nome della sua oramai sdoganata "compelssità", lui si comporta da perfetto cattolico peccando in modo smodato e pentendosi disperatamente a rotazione, alternando trasgressione e confessione, addirittura ateismo (o almeno agnosticismo) e fervente misticismo. Vista da altri punti di vista, in un nostro post avemmo modo di chiamare un simile fenomeno <a href="http://technesya.blogspot.com/2012/04/ci-ricorda-simo-che-una-delle-maggiori.html" target="_blank">dinamica mutantroposnoblotica</a>, e in quest'opera i "vantaggi dell'egonanismo" certo non mancano, anzi.<br /><br />Insomma, in una fantasmagorica sequenza di immagini come giustamente solo lui sa fare, Sorrentino suscita in noi dapprima i più importanti enigmi esistenziali, questioni di coscienza assai raramente affrontate nella <i>ficion</i> seriale ad alto consumo: cosa succede se si scontra l'ego con Dio? Ha senso ribellarsi all'Altissimo o alla sua Via (o <i>Tao</i>), arrivando a sfidarlo a voce alta, certi di non fare la fine di Lucifero? Il dominio spietato ed esclusivamente utilitarista dell'uomo sull'uomo (oltre che su simboli sacri o di potenza che lo circondano) ha conseguenze? La chiesa ha davvero il diritto di chiudersi e mostrare ostilità al mondo, e così il suo più alto grado di rinunciare al ruolo di "pontifex", o costruttore di ponti col Sacro? E, ultimo ma non da meno, come cambia la personalità di fronte ad apateporie devastanti e responsabilità ingestibili? C'è di tutto: la coscienza-ego, la sacra dottrina, l'influenzamento spirituale (forse addirittura iniziatico?), l'etica sulla via del Karma, la Mutantropia. Ci sono addirittura le apateporie, segnatamente nelle puntate 6 e 7, che guarda caso innescano il processo mutantropico (ma va? chi l'avrebbe mai detto?) però, proseguendo, il buon Sorrentino non sembra all'altezza della sua provocazione. La Chiesa stessa come istituzione, come ha giustamente fatto notare persino <a href="http://www.osservatoreromano.va/it/news/fantasia-papale" target="_blank">l'Osservatore Romano</a>, non viene mai messa in discussione. Cosa forse anche giusta, ma c'è differenza fra consapevolezza di una necessità socio-antropologica e giustificazione dei misfatti della medesima (per carità, esclusa la pedofilia, tema fondamentale delle ultime due puntate ma secondo noi usato in modo più emotivo/strumentale che profondo). I progressi del nostro eroe sono errabondi e incerti, con molto dolore e molti passi falsi e poche ancorché semplici e banali prese di coscienza, cosa anch'essa in sé giusta, ma c'è differenza fra seria dedizione ad acquisire stati superiori di coscienza e occasionale passeggiata nella consapevolezza data dal dolore provocato da una cavolata (segnatamente due morti accidentali e una - suor Antonia - addirittura provocata con la preghiera, per tacere di ciò che è avvenuto al "mistico" pecoraio Tonino Pettola).<br /><br />Il tutto per cosa? Lungi dall'essere diventato un Metantropo, il "santo" incarnato, santo per via dei due miracoli imperiosi, ha raggiunto la coscienza più o meno della brava persona (del rapporto fra banalità e sorriso si espresse bene il card. Aguirre, piacere di Dio ;) capace addirittura di stati di (normalissima) empatia col suo prossimo. Un <i>absurdum</i>, la normale evoluzione umana di ogni adolescente bizzoso e nella norma senza essere responsabili della morte di alcuno, al limite di qualche dolore. No, potreste obiettare, è importante anzi fondamentale il potere! Secondo noi no, ma quand'anche fosse e visto che, come abbiamo dimostrato, Dio non c'entra più gran che, allora sarebbe stata sufficiente la storia di un Kim Jong-un qualsiasi, di un dittatorucolo più o meno giovanile dei tanti luoghi di dolore del mondo, senza bisogno di scomodare santi e madonne. Secondo noi in quest'opera il "potere" è solo disponibilità di mezzi dell'adolescente bizzoso, e ogni adolescente in fondo ha i suoi, insomma il livello geopolitico è estraneo a quest'opera o almeno alla sua comprensione o giustificazione. Oppure si potrebbe obiettare che noi non capiamo lo <i>status</i> tragico di un Mutantropo mancato, ma il film alla fine non riesce nemmeno ad essere questo o lo è in modo piuttosto superficiale. Al di là delle possibilità che dava l'ambiente, ignorate o banalizzate quando non minimizzate/svilite (sembrerebbe non comprese), alla fine un pazzoide non è un uomo nel pieno delle sue facoltà mentali, quindi moralmente giudicabile, bensì un essere in qualche modo deresponsabilizzato, devastato dai suoi dolori. Insomma un uomo che arriva a ciò che arriva, nn si può pretendere troppo, e ciò inevitabilmente smorza il valore mutantropico delle sue piccole scelte, così come il suo autoritarismo folle sfuma quello drammatico di vittima.<br /><br />Ma ciò che secondo noi è peggio è che insieme alla deriva spirituale il film ne prende una anche ideologica e davvero non riusciamo a capire quanto di questo l'autore ne sia cosciente. Cioè, certamente sì, nn pensiamo sia uno stupido, ma nn sappiamo quanto lo condivida o quanto vi ci sia stato costretto dalla produzione. Infatti il nostro eroe, che dovrebbe creare straniamento ma in realtà affascina, dopo aver "umiliato" il buon Stefano Accorsi al suo cameo come primo ministro della Repubblica Italiana di tipo renziano, ed essersene vantato, nota con piacere come sia riuscito ad arrestare o perlomeno a frenare l'iter parlamentare di certa normativa "progressista". Fra questa mette aborto, divorzio ed unioni di fatto, diritti inalienabili della persona. Il punto non è che un cattivo gioisca di una vittoria turpe, in effetti sarebbe coerentissimo col personaggio, ma è il fatto che tutti si complimentino e si congratulino con lui, anche persone appartentemente dalle posizioni ideologiche opposte, sembra quindi anche l'autore con loro. <br /><br />Ecco quindi il senso della nostra critica, di un film tuttavia brillante, dagli spunti interessantissimi, fatto con intelligenza, maestria e abbondanza di mezzi. Ma sostanzialmente un'occasione persa. Un'occasione di dire finalmente la verità, non tanto sulla corrottissima istituzione Vaticano (cosa fors'anche troppo facile, comunque già egregiamente fatta da altri, in ogni caso distraente rispetto a quello che avrebbe potuto e dovuto essere il tema dell'opera), quanto sulle necessità, sulle possibilità ma anche sulle trappole che si nascondono dietro un cambiamento guidato da uno stato di coscienza a sua volta influenzato da simboli sacri. Insomma una sorta di Sinestesi nei fatti, cosa che alla fine può essere un cammino spirituale: le sfide che comporta, le profonde messe in discussione di sé, i relativi stati di coscienza, specie se alle prese con problemi di ego, tema tanto caro al film e al cinema di Sorrentino in genere. Perché, per citare il padre surrogato (e freudianamente morituro) Spencer, "il Mistero è una cosa seria, non certo una misera strategia di marketing!". Ci si accontenta però di una <i>soap opera</i> che indigna e diverte, spesso sorprende (più spesso, ahinoi, annoia), ipnotizzati dalla bellezza apollinea di Jude Law e da suo sorriso mefistofelico, che un po' scandalizza ma senza graffiare e un po' intrattiene dando da pensare, con poche "frasi sagge" tratte dalla letteratura dottrinale (segnatamente S. Agostino, e OVVIAMENTE nulla di non accettato da Santa Madre Chiesa come ad es il <b>Tao-Te-King</b> o, eresia!, i <b>Vangeli Gnostici</b>), buttate a occasionale coriandolo sul disorientato spettatore. Che al IX episodio svacca completamente in un sentimentalismo stucchevole, una sorta di apologia del <i>volemose bbene</i>, e infine si risolve con una tesi "positiva" tra il banale e il deludente (il "sorridete sempre") e una serie di negative (l'omosessualità è aberrazione, le coppie di fatto un male da evitare ad ogni costo, l'aborto un omicidio da anatema ecc) che, per quanto sommariamente finiscano per esser messe in luce negativa o perlomeno dubbia, nel frattempo lasciano interdetti. <br /><br />Al confine fra arte e osnoblosi si muove l'ambiguo Sorrentino. Ma alla fine l'abbiamo capito: è lui l'adolescente bizzoso, perché è lui ad essere interessato al Mistero dello Spirito senza mai comprenderlo. E come in <b>This Must Be the Place</b> fa fumare l'immaturo che anela allo status di adulto, ma la banalità della sua parabola di vita porta all'estremo ripudio degli anziani genitori fricchettoni. E come in <b>La Grande Bellezza</b> vede nella spiritualità una mostruosità sostanzialmente estranea a sé, quindi perlomeno cinematograficamente incapace di salvare chicchessia. Ma allora... perché 10 ore di catarsi dell'ego? Non sa forse che <i>un bel tacer non fu mai scritto</i>, e forse neppure filmato (ma non possiamo esserne sicuri)?</span></span></span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-91865446532791344092018-04-23T14:09:00.000+02:002020-12-05T00:45:38.859+01:00Forma e Sostanza (cit.): ovvero i GarageVentiNove al Fuorisalone<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-npyfP8WdEHc/Wt27YJDWeLI/AAAAAAAAAMk/JQzD_1OcdxwuOsWRiRj7dQcXPZv5ROZEwCLcBGAs/s1600/maxresdefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="225" src="https://4.bp.blogspot.com/-npyfP8WdEHc/Wt27YJDWeLI/AAAAAAAAAMk/JQzD_1OcdxwuOsWRiRj7dQcXPZv5ROZEwCLcBGAs/s400/maxresdefault.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>«</b>I GarageVentiNove al Fuorisalone?</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>»</b> si chiederà qualcuno, </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><b>«</b>e che, i Technesya si sono ammattiti? Da quando recensiscono concerti rock - arte monosensoriale - piuttosto che eventi mondani?</span></span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>»</b>. </span>Beh, a parte il fatto che il Fuorisalone non è esattamente un "evento mondano", bensì uno degli appuntamenti espositivi più importanti d'Italia, ma nemmeno quello dei GarageVentiNove è stato (solo) un concerto rock, <i>indie</i> d'autore per l'esattezza, ed entrambi gli eventi sono stati ricchi di sinestesia, come sinestetica o perlomeno sincronica è stata la loro compresenza venerdì sera a Milano.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nulla da dire sul Fuorisalone, o Settimana del Design che dir si voglia, insieme al Salone del Mobile costituisce l'Evento nazionale con la "E" maiuscola, in grado di attirare folle da ogni dove e riempire tutti gli alberghi da Como a Lodi e da Novara a Bergamo. Il design come abbellitore del quotidiano sì, ma anche come contributo pratico alla fruibilità dell'oggetto, insomma alla sua ergonomia e <i>usability</i>, il tutto con grande impiego di ogni ben di <i>techné</i>. Tutti lavorano: gli alberghi sono pieni ma anche i ristoranti e i pub, i negozi (sì, anche quelli normalmente vuotini e moribondi) e i taxi (probabilmente anche gli Uber ma nn vorremmo girare il coltello...). Le piazze finalmente fioriscono di vita e musica, e una strana frenesia, un'insolita atmosfera di festa s'impossessa della città. </span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La grande protagonista, si diceva, è la tecnologia. Abbiamo visto ogni sorta di programmazione - "internet delle cose" sembra essere la buffa e certo non nuova parola d'ordine - di illusione e fantasmagoria. In un modo che vive di immagini lavorare sulla percezione, in una sorta di realtà aumentata ma nel reale, cioè senza l'ausilio di visori speciali, struttura il reale stesso. Ci ha stupiti in tal senso soprattutto lo spazio della Sony, dove abbiamo visto ombre cambiare realtà e realtà cambiare ombre (sì, sembra più normale, ma vi garantiamo che così non è), tutte cose che... possono davvero tornare buone per una Sinestesopera. Non è che conoscete qualcuno che ce può mette 'na bona parola? ;)</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma a fine giornata, diciamo così, resta un po' l'amaro in bocca. Tutta questa fatica, questa folla, questo delirio per l'ennesimo totem, sì perché è così che si celebra un totem, lascia sfibrati. E prende il sopravvento un senso di frivolo, perché in fondo il design di oggi l'anno prossimo - o fra due anni - non lo vorrà più nessuno. Si celebra quindi l'effimero, l'impermanente, quasi come la moda, anche se non in altrettanto abisso (almeno qui qualcosa di utile c'è). Rito collettivo divertente per un nutritissimo pubblico, in fondo lì a vedere una teoria infinita di varianti, incurante dei moniti sul rischio di perdersi fra le 10000 forme cui fa cenno il Tao ;) Il tutto per tacere dell'universo di vanità delle vanità e dinamiche psicologiche egoiche connesse, potete quindi comprendere a sera la spossatezza e la volontà di staccare e cambiare energia. Nel dettaglio abbiamo trovato il concerto dei GarageVentiNove sulla pagina fb <a href="https://www.facebook.com/ConcertiLiveMilano/" target="_blank">Concerti Live Milano e Dintorni</a>, che ringraziamo per l'encomiabile lavoro svolto ogni giorno.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ed eccoci in un posto incredibile, sin dal nome: <a href="http://residencesocialealdodice26x1.simplesite.com/" target="_blank">Aldo Dice 26x1</a>, frase in codice che nel 1945 ha annunciato la liberazione dal nazifascismo (non lo sapevate, eh? ;). Centro sociale, oh no, residence sociale! insomma immobile occupato che svolge però una vera attività socialmente rilevante, come dare un tetto a chi non ce l'ha, spesso in accordo con quello che una volta si chiamava consiglio di zona. Il posto è bellissimo: un palazzo di sette piani praticamente nuovo e in ottimo stato, il piano terra allestito a sala ricreativa, con qualche caratteristica "decorativa" - intendiamo graffiti - tipica del centro sociale occupato, ma distribuito con parsimonia e in un sostanziale rispetto di una certa sobrietà. E mentre nei piani di sopra alloggiano 200 famiglie circa, sotto si svolgono spettacoli <i>live</i> in un'atmosfera variopinta e cordiale, fatta non solo dei personaggi "alternativi" tipici di simili luoghi, ma anche famiglie, donne con bambini, curiosi borghesi senza timori, in un <i>continuum</i> che oltre che abitativo e di supporto burocratico diviene anche culturale (e solo questo fatto grida sinestesia). Oggi si ritrova inspiegabilmente sotto sgombero a causa della miopia della proprietà (ci sembra... ministero delle attività produttive?) combinata con l'ipocrisia del Comune, che vuole il servizio ma nn paga il fio. Questa era la prima di una serie di serate <i>live</i> di sostegno.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I <a href="https://www.facebook.com/GarageVentiNove/" target="_blank">GarageVentiNove</a> sono un quintetto di <i>indie-rock</i> italiano, altrove definiti "sorta di mito dell'underground milanese e varesino". Insomma ultraquarantenni veterani della scena alternativa, come tali appena stati protagonisti insieme a un'altra band mitica, i Dispoitivo Speciale d'Ascolto, di una serata-evento fondamentale di quest'inverno, denominata D'Introspezione ed Ombra e tenuta a dicembre presso il Legend Club. I 5 propongono una sorta di intensa canzone d'autore per due voci sessualmente alternate, chitarra distorta e sezione ritmica creativa. La cantante Patty è tra l'intellettuale di sinistra e la dark-lady, una voce bella, pulita e potente, mentre la voce maschile, Brian K, un emulo di Nick Cave con picchi alla Robert Smith, è un baritono vibrante e cavernoso. Ermanno suona la chitarra in modo molto originale, ricordando talvolta le distonie dei Sonic Youth o altre le rugosità colte dei CSI, mentre la sezione ritmica di Claudio (basso) e Ciccio (batteria), innova con fantasia (cosa sempre più rara da sentire in giro oggi) le modalità dello struggimento e dell'ipnosi. Saggi e alternati interventi di tastiera completano un sound complesso e molto d'atmosfera, che dà origine a brani incredibilmente coinvolgenti, a tratti nervosi oppure fatalisti, parenti (lontani) del <i>post-punk</i> ma sempre pronti a un'evoluzione, a una sorpresa. Le tematiche sono varie e scottanti: l'insegnamento di Hannah Arendt, i multistrati identitari, i cicli dei millenni, il lavacro nelle acque dell'anima. Poche <i>cover</i> ben inserite (abbiamo riconosciuto Cranberries, Cure e Massive Attack) hanno contribuito ad alleggerire e rendere più gradevole il tutto. </span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Insomma un gruppo di rock d'autore che suona contro uno sgombero insensato, proponendo un progetto artistico originale e convincente in una cornice di impegno ed aiuto al prossimo. Non ancora Sinestesi ma serata quasi perfetta nel suo sapore di altri tempi, tempi in cui l'arte aveva altre responsabilità, in cui l'azione sociale aveva un altro senso, in cui il senso stesso di <i>performance</i> artistica andava ben oltre quello di show e anzi comportava il coinvolgimento della collettività in una sorta di moderno <i>Tikkun Olam</i>, miglioramento comune del mondo grazie a un'azione congiunta. Il contrasto con la vacuità del contemporaneo e contestuale Fuorisalone era palpabile: una sostanza pura forse incurante di certe forme (una grezza musica derivante dal <i>post-punk</i> in ambiente spartano-alternativo) contro la - per carità, nella pratica benvenuta - celebrazione della pura forma in fiera frivola dell'effimero. Come dire? Forma vs sostanza, mera visione vs vera azione. Altri, meno prosaicamente, direbbero la fede vs le opere ;)</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">O forse il Fuorisalone è bello anche e proprio per questo, cioè per la quantità e la varietà di proposta culturale che porta con sé, quindi la probabilità di incappare in qualcosa di tanto valido. Certo bisogna saper scegliere: c'è gente che la sera stessa è stata alla Fondazione Prada ipocritamente certa di aver coniugato cultura e costume (l'illusione del conformista), ed altri al terribile concerto di Nek, Max Pezzali e Renga, autolesionisti oltre ogni osnoblosi! </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">:D :D :D</span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-35982654758347881702018-02-05T12:57:00.000+01:002020-12-05T00:44:49.969+01:00Rammarico per un capolavoro mancato: Parnassus<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://2.bp.blogspot.com/-XhOSj8H-LPo/WnhGcXWyYZI/AAAAAAAAAMY/9WR3iAX7Hr8B0d_pyMqT93navfLjstPEwCLcBGAs/s1600/ImaginariumDoctorParnassus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="542" data-original-width="1000" height="216" src="https://2.bp.blogspot.com/-XhOSj8H-LPo/WnhGcXWyYZI/AAAAAAAAAMY/9WR3iAX7Hr8B0d_pyMqT93navfLjstPEwCLcBGAs/s400/ImaginariumDoctorParnassus.jpg" width="400" /></a></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Una recensione in forma di trama (con <b>total spoiler</b> ;)</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Su richiesta ma anche per assonanza con questo lavoro di Terry Gilliam, regista che abbiamo avuto modo di apprezzare a più riprese, recensiamo qui il film <b>Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo</b>, dell'ormai lontano 2009. E ciò non solo per il suo valore artistico ma soprattutto perché questo personaggio, un santo, un iniziato, uno psicoterapeuta immaginifico, utilizzava un sistema di esperienza sensoriale totale che comprendeva "sensi" altri e normalmente poco considerati, quali l'intuizione o ancora il senso del Karma, cui punterebbe anche l'opera che come estetica adotti la Sinestesi, o Sinestesopera.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Parnassus: l'incarnazione della poesia in un uomo, nel senso originario di </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; line-height: 107%;">ποι</span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; line-height: 107%;">ε</span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; line-height: 107%;">ί</span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; line-height: 107%;">ν</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> (<i>poiein</i>), fare, ma fare a livello animico e psichico (etimologicamente dovrebbe trattarsi dello stesso ambito), su se stessi e sugli altri. L'esperienza sensoriale più informazioni trasmette, ovvero più è sinestetica, più ci rende consapevoli delle nostre azioni, quindi responsabili, perché maggiormente coscienti delle dinamiche di causa-effetto in atto. Il sistema di valori viene messo alla prova, si opera una scelta e la Mutantropia ha modo di essere evolutiva. Idea quindi interessantissima per noi, eppure il film, capolavoro di fantasmagoria, ci ha lasciati perplessi in più di un'occasione. Forse non è facile spiegarne le cause, anche perché non siamo certi di aver capito tutto (pure Parnassus ebbe a dire "non si preoccupi se non capisce tutto immediatamente"), quindi proviamo a ripercorrerne i passaggi logici ricostruendo la trama non come la presenta il film ma riordinando in senso cronologico gli eventi. Lo <i>spoiler</i> sarà inevitabile, ma vogliamo ricostruire il senso di un'opera e l'adeguatezza ai suoi fini, non pubblicizzare alcunché.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Allora, se abbiamo capito bene, 2000 anni fa o giù di lì Parnassus era un monaco sapiente, una sorta di abate che in un monastero remotissimo insegnava e conduceva rituali e giaculatorie. Un brutto giorno arriva da lui addirittura il diavolo in persona (beato lui: a noi fa visita decisamente più spesso) e impersonato da Tom Waits, amichevolmente chiamato mr. Nick, che gli chiede di render conto delle sue azioni. Lui risponde di appartenere a un ordine il cui compito è narrare la Storia con la esse maiuscola, ovvero quella sacra, senza la quale l'universo intero non si reggerebbe in piedi. Al disprezzo del diavolo segue il suo azzittimento forzato di tutti i narratori e cantori, eppure... il fuoco continua a bruciare, la neve a cadere, il vento a soffiare, insomma il mondo prosegue com'è sempre stato. Mr. Nick ne ride ma consiglia loro, a mo' di consolazione, di darsi ad amene attività borghesi/conformiste quali lo shopping o la crociera, ma qui un rapace svolazzante lo imbratta a dovere. Il monaco comprende: la Storia la sta raccontando qualcun altro e altrove, sembra così aumentare il suo stato di coscienza.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma qui arrivano i primi problemi: il diavolo propone una scommessa, cosa normale e nelle sue prerogative, ma ci suona strano che un monaco accetti. Cosa può volere dal diavolo un uomo votato a Dio, un iniziato ai Misteri più arcani? Se è veramente vicino all'Altissimo, cosa può esserci che non abbia già o a cui non abbia scelto di rinunciare a suo tempo? Già ci sembra inspiegabile, a meno che il nostro non fosse un vero iniziato bensì un cantore di storie sacre qualsiasi, una specie di pappagallo di certi culti a sfondo mantramico. Ma in sovrappiù è la sua richiesta che ci lascia interdetti: vuole l'immortalità (la formula da lui utilizzata "la vita eterna" dimostra solo la totale incomprensione di questo concetto da parte dell'autore). Cioè, si lancia in una gara di salvataggio di anime - in numero simbolico di 12 - pur di poter vivere per sempre. A parte il fatto che è assurdo, perché nessun vero iniziato darebbe valore alla perpetuità indefinita del corpo fisico, ma entra anche in conflitto di interessi: vuoi salvare le anime o la tua forma terrena?</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Eppure in questo eserizio salvifico lui rappresenta una religione fantasiosa, libera e responsabilizzante per l'adepto/iniziato - oseremmo chiamarla gnostica - (celebre la frase "non voleva governare il mondo, voleva che il mondo si governasse da sé"), mentre mr. Nick rappresentava quella violenta e dogmatica, dove il fedele era controllato (quindi deresponsabilizzato) col terrore e l'imposizione. Nonostante ciò Parnassus chiese l'immortalità come normalmente intesa. Non vogliamo qui giudicare una debolezza umana, non essendo noi meglio di nessuno, solo la consideriamo irragionevole, improbabile, incoerente col personaggio evocato. Il quale in ogni caso vince la sfida e diventa immortale, ma in seguito arriverà a comprendere che il diavolo l'ha semplicemente fatto vincere, perché sapeva che i tempi sarebbero cambiati e lui avrebbe perso consensi. Al di là del fatto che siano poco chiari i metodi di entrambi, evidentemente questa perdita di consensi ha stroncato il nostro, che con l'andare dei secoli e dei millenni diventa un barbone ubriacone completamente allo sbando. Non sembra nemmeno alla mercé di Nick, che quindi non si capisce a che scopo l'abbia fatto vincere, e che anzi lo ignora del tutto, infatti quando ha voluto rivederlo in occasione di un innamoramento violento e improvviso ha dovuto usare espedienti ai limiti della correttezza.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma alla fine, deduciamo dopo circa 1940 anni, i due s'incontrano ancora e questo secondo patto è tanto più chiaro quanto più semplice, e forse più spiegabile: distrutto dal fallimento della Verità Sacra (apateporia massima immaginabile) l'ex iniziato sprofonda in una spirale di degrado dalla quale pensa di potersi sollevare con l'amore terreno. Pur di avere questa donna scommette ciò che non ha, il figlio di quell'amore al 16° anno di età, altra follia nella quale non cadrebbe nemmeno un borghese di medio buon senso. Accordo raggiunto, torna giovane e addirittura mortale e conquista la ragazza, seppure non tutto sia perfetto. Probabilmente con lei deve aver pensato di portare in giro un baraccone ambulante, per quanto non se ne capisca il motivo, nella forma di un carrozzone fatto di nani (Percy, abbreviativo di Perceval come il cavaliere, un ex adepto del monastero col ruolo del grillo parlante) e ballerine e lustrini. Ma il cui pezzo forte era uno specchio magico: luogo incantato dove, grazie ai suoi potenti influssi psichici, la gente poteva vivere i propri desideri in senso immediato e comprensibile, una sorta di <i>instant karma</i> immaginifico e folle ma intelligibile, ad ogni causa un effetto, ad ogni scelta una ricompensa immediata. Il massimo livello possibile di sinestesia, anzi, scommettendo sull'imparzialità della mente di Parnassus, oseremmo dire di Sinestesi. In realtà non si capisce né come né quando né perché lo costruisca, ma tant'è, si tratta di un potentissimo strumento di terapia psicologica per via onirica.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'amata moglie però muore di parto a 60 anni dando alla luce una figlia, Valentina (che inspiegabilmente non sarà consapevole del fatto). Con lei lui prosegue col suo carrozzone obsoleto e poco considerato da chicchessia, facendosi aiutare dal giovane di belle speranze Anton, abile attore oltre che intelligente esploratore del mondo oltre lo specchio. Questo infatti è tutt'altro che innocuo, perché finora si è trattato di <i>flashback</i>, ma il film si apre con la sparizione nello specchio di una persona - ok, un ubriaco molesto e arrogante - e qui non si capisce bene perché questo pazzo di Parnassus vada in giro con un potenziale simile e sia tanto facile per la gente entrarvi accidentalmente (divertentissima la storia del bambino salvato da Anton). Ma si avvicina il 16° anno di età della bellissima Valentina e il vecchio Nick viene a riscuotere. Parnassus non si arrende, vuol capire come uscirne e consultando i tarocchi pesca la carta dell'impiccato. Ecco che la sua ciurma salva un uomo appeso e moribondo che si rivelerà essere un misterioso smemorato senza nome. Valentina, colpita dalla sua avvenenza, si affretterà a chiamato George - "come san Giorgio", altro cavaliere e notorio uccisore di draghi - ma in seguito conosceremo il suo vero nome: Tony Shepard.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Quest'ultimo per un po' sarà il vero protagonista del film, ovvero quello cui sono affidate le principali scelte e riservato il principale svolgimento drammatico. All'inizio, da buon smemorato ma abile nel marketing, si rivelerà superbo nel risollevare le sorti del carrozzone ormai in rovina della compagnia (bellissima la sua frase "non devi aver paura dei cambiamenti"), attirandosi le ire di Anton la cui abilità sembrava poca cosa in confronto (il ragazzo si lascerà andare a episodi quasi violenti, di cui si pentirà amaramente). Inoltre George/Tony parte scettico sull'effettiva funzionalità dello specchio, ma si ritroverà a cambiare almeno due volte aspetto mano a mano che, con le esperienze sinestetiche che questo comportava, andava ritrovando se stesso. Nel frattempo Parnassus e Nick avranno formulato un'altra scommessa: se l'ex monaco porterà a sé 5 anime prima dell'altro avrà la figlia salva. Ma l'inquieta Valentina sta passando un periodo difficile della sua vita, l'adolescenza, turbata dall'avvenenza di George/Tony e dalle continue delusioni nei confronti del padre alcolizzato e fatalista. </span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E anche qui qualcosa non torna: in fondo Parnassus ha sempre avuto ciò che desiderava, non si capisce per quale motivo sia così passivo nei confronti degli eventi e tanto rassegnato alla bottiglia. Infatti addirittura Nick si rivelerà migliore di lui non solo non approfittandosi della bella Valentina quando l'avrà fra le mani (ma in fondo lei non è sempre stata sua? non aveva ideali conformisti e non era l'unica a fumare oltre a lui?), ma ogni volta rilanciando la posta con Parnassus quando lo vede sfinito e rassegnato alla sconfitta. Infatti gli propone di aiutarlo a catturare il mutevole Tony, che non era un genio del marketing, bensì un essere tanto turpe e perverso da risultare inviso persino al diavolo! Costui risulta essere stato a capo di una finta fondazione per l'infanzia in realtà finalizzata al riciclo di denaro per conto della mafia russa, e addirittura alla vendita di organi di bambini. Infatti, in fuga nello specchio dai criminali d'oltrecortina, subirà un'altra trasformazione di aspetto, mancando per un soffio una nuova impiccagione, come una sorta di rituale suicida che ogni volta lo portava ad un rinnovamento di personalità, ogni mancata morte come una rinascita.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E qui, scusate, ma c'è la parte meno verosimile del film: com'è possibile che mr. Nick, nome fittizio del diavolo, cerchi di incastrare il più diabolico dei personaggi? Cioè... non solo ha un'etica nei confronti della bella Valentina non approfittandosene, non solo ne ha una nei confronti dell'ormai vecchio amico Parnassus concedendogli seconde <i>chance</i> dopo ogni sconfitta, ma per di più vuole uccidere proprio colui che nel nome del guadagno e del benessere materiale sembra il personaggio meno portato a una visione spirituale dell'esistenza (celebre la frase rivoltagli da Anton "non pensavo che avresti compreso... nemmeno fra un milione di anni"). Qui francamente non si capisce bene chi sia il diavolo, quali siano le sue prerogative e perché agisca così. Sembra più etico lui di Parnassus (ormai beone cronico e perduto che ha persino cacciato il grillo parlante nano) e sembra voler operare giustizia, quando a suo tempo non si fece scrupoli a distruggere la comunità religiosa, oltre all'equilibrio mentale, del suo vecchio - anzi decrepito - "amico". </span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il quale però, in un guizzo di motivazione (la salvezza della figlia) si rivela all'altezza della situazione: inganna Tony, rompendo l'efficacia del suo rito di suicidio e comportandone perciò la fine. Insomma inganna e uccide, altra cosa che veramente lascia perplessi, per quanto avvenuta su un <i>villain</i>. Il film finisce in modo mesto e forse sfoggiando l'unico valore veramente coerente che riesce a trasmettere: il vecchio Parnassus, ormai un <i>clochard</i> giramondo senza amici, senza più il carrozzone né lo specchio, prostrato a chiedere l'elemosina fra le stranianti vie di Vancouver, rivede Valentina. La segue e la spia nel suo incontrarsi con la famiglia al tavolo di un ristorante di design, in abiti borghesi, come covenzionale e borghese è il marito (forse Anton?) e tale il quadretto famigliare creato con lui. Alla finestra Parnassus incontra ancora il suo consigliere nano Percy, che giustamente lo consiglia di non disturbare questa figlia ai suoi e ai nostri occhi aberrante. Così, per rispetto, per amore. E così lui fa. Poi, nei saluti e nei sorrisi all'amico Nick, nel lavoro con l'amato Percy, il senso di una rinascita e di una ritrovata dignità. Insomma, tanta psichedelia e tanto spreco di risorse per dire alla fine che l'amore è rispetto, è distanza, è lasciar vivere l'altro secondo i suoi valori (per quanto vomitevolmente conformisti), costituendone solo l'esperienza l'unico valido limite, non lo sterile precetto. Finalmente realizza un ideale spirituale di cui non fu all'altezza nel tempo che fu, se solo fosse stato possibile capire meglio quale. </span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Riassumendo: apprezziamo moltissimo il film nel suo immaginario, nella sua fantasmagoria, nel suo mettere appunto il potere dell'immaginazione su un piano elevato, spirituale, salvifico, cioè escatologico, responsabilizzando il soggetto che ne fa uso. Immaginazione che con lo specchio di Parnassus esce dal mondo delle idee e si fa esperienza di vita, ovvero Sinestesia nella sua più piena e compiuta espressione. E apprezziamo moltissimo la morale emotiva del film, ovvero la necessità di distanza e rispetto per chi si ama, per quanto aberranti ci appaiano le sue scelte. Inoltre è una delle poche opere in giro a fare un tentativo deosnoblotico, di smascheramento, sul mondo di falsità e ipocrisie che si cela dietro la beneficenza e l'umanitarismo sotto i riflettori in genere.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma non ne condividiamo l'insegnamento che vorrebbe essere elevato ma è solo pasticciato, approssimativo, più volte errato, insomma fuori dallo stato di coscienza in fondo strettamente intellettuale, o al limite "poetico", del suo autore. Nel dettaglio:</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- il titolo: il buon Parnassus non ha mai voluto "ingannare il diavolo", ha solo creduto (quasi mutantropicamente) di poter ottenere qualcosa di buono dal loro accordo. Lungi da lui ingannare chicchessia, è stato però ingannato e turlupinato, insomma ha vissuto una serie di apateporie, ancorché apparentemente inutili</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- Parnassus giovane è un personaggio incoerente, perché non se ne comprende l'identità: se ha uno stato di coscienza elevato non poteva scegliere l'immortalità come desiderio, se ne ha uno non evoluto non poteva essere tanto influente come "guru" spirituale, come <i>avatar</i>, né creare uno specchio di simile potenza</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- è incredibile come una persona col suo destino pur di avere una donna al suo fianco "venda" addirittura la propria progenie. Davvero questo punto urta fin la sensibilità dell'uomo comune, strano non lo faccia a una personalità tanto evoluta</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- non è chiaro come e quando abbia costruito il suo specchio, né perché sia così poco in grado di controllarlo, infatti più di una volta degli innocenti ci finiscono dentro con rischi di grave pregiudizio (il primissimo personaggio addirittura scompare)</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- Mr. Nick sembra più etico di chiunque altro, specie di Parnassus. Insomma se è poco definita l'identità di quest'ultimo, non lo è meglio quella del diavolo. Non perché in un film non possa esistere un "diavolo buono", ma perché nessun'opera può essere basata sul continuo e arbitrario cambiamento di prerogative e attitudini di protagonista, antagonista e deuteragonista senza grave pregiudizio di ogni effetto di senso</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- in ogni caso resta incomprensibile perché il diavolo in persona, tentatore e malfattore, voglia addirittura uccidere il personaggio più diabolico del film: Tony Shepard</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">- infatti con questi difetti viene pregiudicata non solo la comprensione del film, ma anche la sua stessa struttura, il suo linguaggio, poiché risulta poco chiaro se riguardi aspetti psicologici, morali, ludici, spirituali o sentimentali, in una sorta di insalata indistinta e irrisolta</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Insomma un capolavoro mancato, e di molto, per stato di coscienza autoriale non all'altezza delle ambizioni, pur in abbondanza di mezzi. Ricordiamo un antico e sempre buon metodo di valutazione estetica: se non sai di cosa parlare, osserva gli scoiattoli nel tuo giardino o i gattini nel tuo cortile, senza scomodare diavoli e santi. Avrai tutti gli elementi per una buona storia ed avrai detto la verità.</span><br />
<br />Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-88943436191061389802018-01-08T00:19:00.005+01:002022-07-15T00:28:46.100+02:00Apateporia di Pinocchio (recensione di Blade Runner 2049)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://4.bp.blogspot.com/-HI5UJ1kFuK8/WlKzMZu6fpI/AAAAAAAAAMI/-Z755BX8oZs5e63O0v-NKnpr8Nh6fJi3wCLcBGAs/s1600/Runner.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://4.bp.blogspot.com/-HI5UJ1kFuK8/WlKzMZu6fpI/AAAAAAAAAMI/-Z755BX8oZs5e63O0v-NKnpr8Nh6fJi3wCLcBGAs/s400/Runner.png" width="400" /></a></div>
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;">Fra i pochi contatti che ancora abbiamo con il mondo esterno, più d'uno ci ha chiesto un commento sul recente film <b>Blade Runner 2049</b>, <i>sequel</i> dell'omonimo "capolavoro" del 1982. Così... più o meno dovremmo farlo perché tratterebbe di un'ipotesi di Mutantropia non privata, cioè personale, bensì sociale. Sì, è chiaro che il replicante non è esattamente un modello mutantropico, poiché essendo un robot, una macchina, esso si sostituisce all'uomo escludendolo dal processo mutantropico personale. Ovvero questo avviene indirettamente, perché la macchina ne permette uno sociale, cioè, come voleva Wallace - uno dei personaggi del film, il principale produttore di replicanti, un uomo che si crede Dio - la Mutantropia la vive una società che può affidare il lavoro bruto e sporco alle macchine. Prende forma così il sogno di una tecnologia che affranchi l'uomo dai doveri terreni dei lavori più faticosi e umilianti e gli permetta di dedicarsi alla cultura, alle arti liberali, agli aspetti più elevati dell'anima o comunque della dimensione psico-fisica umana. Che poi gli uomini facciano veramente così e non si diano invece al vizio più dissoluto è un altro paio di maniche...</span></span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br />Mutantropia sociale dalla tecnologia, quindi, vista come capace di migliorare la condizione umana migliorando la società e il suo ambiente con macchine, come i replicanti, la cui interazione con gli uomini dà origine ad esperienze sinestetiche, ulteriore aggancio alle nostre riflessioni. In fondo si tratta di un'opera d'arte quindi gli elementi per dire la nostra modesta opinione ci sarebbero tutti. Anche perché nel frattempo - guarda caso - ci è capitato di vedere il film e... diciamo sin da subito che ha suscitato in noi sentimenti contrastanti. Certo in parte, in buona parte, ci è piaciuto: specie l'immaginario visivo, questa continua carrellata di inquadrature fantasmagoriche e allucinatorie che lo pone all'altezza dei grandi visionari del cinema contemporaneo, da Terry Gilliam a Shymalan, non trascurando Ang Lee e il suo immaginifico <b>Vita di Pi</b>. Ci è piaciuto il suo... prescindere da, diremmo fregarsene delle ritmiche del cinema moderno, esattamente post-tarantiniano, e riimporre i tempi dilatati del cinema d'autore di una volta, citiamo Tarkovskij per tutti, tempi dilatati che sorprende vedere applicati in modo così sistematico. </span></span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br />In effetti la cosa che più ci è piaciuta è stata la tematica base dell'opera, la sua ambizione come significante. Il film altro non fa che rappresentare una sorta di Pinocchio futuribile, ovvero la macchina che acquista coscienza. A questa macchina, Joe - nome dato da un ologramma di cui era innamorato - o Agente K - nome dato dagli uomini - è stato detto dalla creatrice di ricordi che con essi, con i ricordi, noi acquisiamo coscienza delle cose, quindi una personalità, ma essi sono validi soprattutto se suffragati da un'emozione. Così questa macchina, attraverso esperienze emotivamente fortissime, forse le più forti mai immaginabili come il rapporto col padre e la sua salvezza, arriva a credere di essere un essere umano, generato, non creato. Sembra così acquisire una maggiore coscienza di sé, si direbbe quasi un'anima. Insomma, a dar retta alle intenzioni dell'opera e dei suoi autori, a una macchina basterebbe un'esperienza forte, ovvero "emotivamente coinvolgente" (virgolette d'obbligo, visto che non sapremmo definire le emozioni per una macchina, dal momento che sono difficilmente definibili anche per gli esseri umani, e le discordanze dei vari teorici in merito sono lì a ricordarcelo), per acquisire una coscienza umana, diventare così "uomo" e trapassare il limite invalicabile, il "muro" - così definito da Madame, il capo di K - tra i regni. Per passare cioè dal regno minerale al regno dei viventi e non solo, ma al più alto ed evoluto di essi, quello umano. Fino ad acquisire la componente più misteriosa, sconcerante e in fondo sconosciuta del regno umano: la coscienza, o per alcuni l'anima. Dimostrata nel finale (si perdoni lo spoiler) ancor più che dall'essere "pronto a morire per una giusta causa", cosa che è prerogativa dei robot almeno dai tempi di Asimov, dal suo misericordioso permettere al padre la verità sulla sua discendenza.</span></span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br />Detto questo, il film non ci è sembrato esente da limiti, alcuni dei quali oseremmo dire decisamente criticabili. Ad esempio certi passaggi logici restano inspiegati o incomprensibili, come ad esempio non si capisce perché proprio all'agente K sia stato innestato un ricordo realmente vissuto e/o se questa cosa c'entri alcunché col fatto che sia lui a trovare il cadavere di Rachael. Inoltre troppo spesso questi tempi lunghi diventano autocompiacenti, autoindulgenti, rovinando così inutilmente il ritmo di un'opera già appesantita da dialoghi sospesi, trasognati, fatti guardando altrove o nel vuoto, per noi da sempre segno di cattivo cinema (non ci permisero di apprezzare, ad es, il primo Sorrentino de <b>Le Conseguenze dell'Amore</b>). Ma i limiti maggiori purtroppo provengono dalla prima opera omonima del 1982, film anche da noi considerato capolavoro, ma per ben altre ragioni e ben altre capacità di approfondimento di aspetti "oscuri" dell'animo umano. La prima volta che lo vedemmo, anche noi, con le nostre diverse vite ed esperienze, rimanemmo stregati dalla suggestione di quelle atmosfere sporche e decadenti, dallo struggimento di pseudo-coscienze attaccate alla vita, dall'impossibilità di non riconoscere alla bellissima replicante Rachael una dignità umana. Poi però... crescendo... approfondendo studi sull'essere umano, conoscendo l'etica e l'estetica <i>cyberpunk</i> dalla quale si è sviluppata la teoria mutantropica esposta in questo blog, ci divenne sempre più chiaro un limite di quell'opera. Questo perché essa non risolve il principale problema che pone, ovvero la risposta alle domande: cos'è l'esistere, cos'è la coscienza, cosa sono l'anima e l'identità. Le dà per ovvie e scontate: è umano il corpo che umano sembra e per dimostrarvelo lo poniamo in un futuro oggi, nel 1982, impensabile: il 2019, cioè l'anno prossimo. Vedete tante macchine autocoscienti in giro? Davvero siete i tipi che parlano col frigo del loro problemi? ;) Nessuna macchina intorno a noi lo è, men che meno grazie a ricordi o memorie di sorta: il pc con il quale stiamo scrivendo possiede memorie prodigiose, specie se paragonate a quelle di allora, eppure non dimostra la coscienza di un coleottero.</span></span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br />Ci dispiace che il cinema, arte rappresentata da forme di luce, quindi illusorie per loro stessa natura, sia particolarmente adatto a giustificare questa suggestione, questo malinteso, chiamiamolo così, quest'inganno, un cortocircuito sensi-mente per il quale un oggetto che possiede forma umana non può che condividerne i moti interiori. Non scordiamoci in proposito il segreto legame ai limiti del feticista fra Alberto Sordi e il robot con sembianze femminili di <b>Io e Caterina</b>, film profetico in questo senso. Infatti noi spettatori comuni non resistiamo a questa suggestione e volendola credere a tutti costi non riuscimmo a scandalizzarci del fatto che il buon Rick Deckard - superbamente interpretato da un Harrison Ford in forma smagliante - si innamorasse e intrattenesse intercorsi carnali (in senso figurato ovviamente, perché qui cos'è "carne" e cosa no è tutto da vedere ;) con quella che era poco più di una bambola gonfiabile solo un attimo evoluta. Anzi siamo pronti a riconoscere anima, ovvero coscienza di sé, sia a Joe/agente K di quest'ultimo film sia all'ologramma che egli ama, arrivando a giustificare un assurdo di secondo grado: un ologramma cosciente. Cioè nemmeno la forma fisica serve più, basta un'immagine di luce che la ricordi, come appunto fa il cinema. <i>What's next</i>? Non siamo noi a guardare il film, è il film che guarda noi? :D</span></span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br />Lui, Joe/K, è convinto di essere generato, è convinto di avere un padre, quest'ultimo è un Deckard invecchiato, acciaccato e stanco, che vive circondato da una foresta di <i>silhouette</i> femminili (dando ragione ai pochi che osarono dargli del feticista allora ;). Forse è anch'egli a sua volta un replicante: il <i>sequel </i>vuole gettare questo sospetto ancora più del primo film, che già lo adombrava. A sentire il demiurgo Wallace, infatti, Deckard non è altro che un replicante, non molto forte (negli scontri diretti le ha sempre prese), probabilmente uno dei primi modelli ma obbediente e impareggiabile nel dare la caccia ai suoi simili, oltre che programmato per amare Rachael a prima vista. Lui nega, sa distinguere "ciò che è reale", avocando questa capacità a discriminante di un'esistenza cosciente. Nondimeno la bambolona l'ha messa addirittura incinta! BUM, fandonia, assurdità! Eppure... noi, nella nostra sospensione di incredulità, siamo più disposti a credere che in futuro esisterà una tecnologia in grado di imitare la riproduzione sessuale umana, o anzi addirittura di replicare un essere umano dal solo sperma, piuttosto che credere che una macchina, il cui <i>firmware</i> è costituito di <i>routine</i> e algoritmi, possa avere una sorta anche solo lontana di coscienza autonoma e non imposta, imprevedibile. Insomma di anima.</span></span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"><span style="font-size: small;"><br />Ci spiace per il burattino che, nonostante i suoi sforzi, non può trovare la sua anima (forse per questo si sdraia sotto la neve, composta di particelle fra loro scollegate come le emozioni di questo film?), non può trovarla nonostante le affermazioni altisonanti, diremmo roboanti, di chi asserisce l'esistenza di una sedicente "intelligenza artificiale" che in realtà deve sempre provenire da una reale, figuriamoci una coscienza di sé. Oggi questa sedicente intelligenza si limita a scimmiottare il dialogo umano e può ingannare solo una mente semplice (molto semplice) o a cui manca la stessa coscienza che vuole imitare, o ancora chi - come spessissimo accade fra gli esseri umani - desidera innanzitutto essere ingannato. Così l'opera inganna sul problema che crede di risolvere, anzi, che dà come già risolto dal mezzo, il cinema che lo fa di <i>default</i>, dando ragione alla celebre affermazione di McLuhan "il mezzo è il messaggio". Pinocchio conosce la sua apateporia perché nella realtà sarebbe destinato a capire a sue spese che lui, replicante conformista (come suo padre? ah no, non è suo padre! e forse nemmeno replicante: lui distingue il reale ;), è e resta solo un burattino. Ma Pinocchio è pure l'opera, perché in fondo ci dice una bugia, che forse questa recensione ha contribuito a smascherare.</span></span><br />
<br />Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-87992381771820813192017-09-20T01:21:00.000+02:002017-09-27T12:20:49.624+02:00Compagni che sbagliano (lettera aperta a Roberto Saviano)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-AnXyiHScKfE/WcGjrhB-qhI/AAAAAAAAALc/VsAQ0_k4ns8zdaBT8tXueaUDceYN8milACLcBGAs/s1600/Saviano.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-AnXyiHScKfE/WcGjrhB-qhI/AAAAAAAAALc/VsAQ0_k4ns8zdaBT8tXueaUDceYN8milACLcBGAs/s320/Saviano.jpeg" width="240" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Compagno? Roberto cosiddetto Saviano (perdonaci la citazione) possiamo chiamarti compagno? Ti offendi? Ma ha ancora senso oggi questo epiteto? E poi... compagno di cosa? Nostro no di certo, specie in termini marxisti. Per quanto... tu sembri voler schierarti dalla parte in cui pensiamo e speriamo di essere anche noi, quella della verità. In teoria dovremmo giocare nella stessa squadra, in questo senso sì, saremmo compagni. Punti di vista anche diversi, ma sulla Verità.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Comunque tu compagno lo sembri molto. In ogni tuo cambiamento mutantropico hai sempre mantenuto un'identità politica forte, parte integrante della tua persona... e, forse in second'ordine, anche del tuo personaggio, va'. Giustamente ci hai sempre tenuto, lo schierarsi è certo segno di coraggio, oltre al coraggio insito nel tuo lavoro. Purtroppo con <b>Gomorra</b> subisti conseguenze drammatiche e ti sentisti minacciato nel tuo stato in vita, cosa che veramente non auguriamo a nessuno. Nondimeno... proprio per questo non riuscisti ad evitare accenti vittimistici, e si sa il vittimismo essere uno dei primissimi processi dell'ego, sui quali inevitabilmente venne a basarsi la tua carriera. Questi insieme ad altri come l'evidente stima di sé e del proprio personaggio (tra i meno autoironici sulla piazza, tra l'altro), hanno delineato un tipo umanamente vero di Mutantropo sulla via dell'ego. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Poi, essendo una persona intelligente, hai capito persino tu che non potevi andare avanti in eterno a ripetere la stessa lezioncina, hai provato a diversificare per dimostrare il tuo valore giornalistico da Fazio (altro compagno? si può chiamare così anche uno tanto ricco?), fino a capitare, si direbbe quasi per caso, a trattar di narcotraffico internazionale. Hai scritto <b>ZeroZeroZero</b>, che ti hanno beccato aver copiato e qui... non sapremmo... hai fatto un passo indietro? forse più in sordina come presenza, ma una voce critica, quasi morale nei confronti della società? è nostra impressione o sei stato meno inchiesta e più buoni sentimenti? </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Ma eccoti qui in p.le Baracca a Milano, campeggi sul cartello pubblicitario di Netflix per la terza serie di <b>Narcos</b>. Un prodotto dell'industria, dell'<i>entertainment</i> internazional-popolare, che detto così suona quasi di sinistra. E dici una cosa un po' qualsiasi, anzi sarebbe meglio dire una banalità sconcertante: nel crimine per una parola sbagliata ci resti secco. Urpu, da doverselo segnare! Manco fossimo tutti anime belle e/o nessuno avesse visto perlomeno <b>Il Padrino</b>... E lo dici con la tua espressione buia e cupa, convinta fin nelle viscere, fattasi ormai da tempo maschera, ma oggi secondo alcuni arrivata a sfiorare l'autoparodia. Un'espressione messa lì per vendere, per sfruttare la tua credibilità nel preoccupare, ovvero suscitare atiqui- e apatepo-fobie. Non più informazione ma spettacolo. Certo, parli di una realtà scomoda e terribile, ma nell'ambito di <i>fiction</i> finalizzata a stati d'agitazione.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Fai ciò che credi, sei un adulto, comportati secondo il tuo stato di coscienza (in fondo ne sei responsabile). Ma sappi che secondo categorie mutantropologiche sei passato da incendiario a pompiere, ovvero da grande giornalista che rischia la pelle per ricostruire e denunciare verità scomode a uomo di spettacolo, una maschera che capitalizza sui drammi umani che invece avrebbe dovuto contribuire a sgominare. Potresti risponderci: "è il mio lavoro, è ciò che sto facendo, faccio conoscere una realtà perché la si affronti", ma non saremmo d'accordo. Con <b>Gomorra</b> l'hai affrontata, hai detto verità, ed è già servito fino a un certo punto (diciamo quasi nulla), ma almeno hai rischiato. Qui nemmeno ci credi, capitalizzi e basta. Guardi le travi nell'occhio altrui e lontano, impotente su quelle nel tuo. Lo sappiamo che dal tuo punto di vista ormai demotivato la differenza sia minima: in fondo eri una maschera anche prima, oggi denunci pubblicamente la tua recitazione e il suo guadagno. Differenza minima ma sufficiente a farti scivolare dall'altra parte, quella dell'industria, dell'<i>entertaiment</i> inquietante a scopo di lucro, cioè quella dell'osnoblosi dei tempi che corrono.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Non ci sorprende da un "compagno", non sei certo il primo esempio. Solo... ci intristisce un po'. Eppure siamo certi che se mettessi in discussione qualcosa di te, se provassi a cambiare strada decentralizzando ciò che oggi esalti... potresti essere un ottimo compagno, certamente un Mutantropo migliore.</span><br />
<br />Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-52091089667975395492017-07-19T17:45:00.000+02:002017-07-20T12:20:02.778+02:00Ode al Corriere della Sera (rassegna stampa mutantropologica X)<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><br />Restiamo sorpresi e basiti dal numero incredibile di articoli a sfondo sitestetico-mutantropico e tecnologico pubblicati oggi dal Corriere della Sera. Dedichiamo quindi alla celebre testata questo post, rispolverando all'occasione il vecchio blog. Buona lettura <br /><br /><span style="color: red;"><b>Mutastronzo</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/caffe-gramellini/17_luglio_19/colpa-d-alfredo-28a74fe0-6c41-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp">http://www.corriere.it/caffe-gramellini/17_luglio_19/colpa-d-alfredo-28a74fe0-6c41-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp</a><br />Apriamo con lo spassoso Caffé di Gramellini che giustamente stigmatizza il più tipico dei comportamenti italici, o il più italico dei comportamenti tipici. Per citare le sue parole, "Furbo e moralista, intransigente sui massimi sistemi e accomodante su quelli minimi quando coincidono con i suoi comodi".<br />Interessante anche la chiusura sul suo stato di coscienza. Bravo!<br /><br /><span style="color: red;"><b>Polizia violenta</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/usa-chiama-poliziama-viene-uccisa-sotto-casa-9e6068ce-6bf2-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp">http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/usa-chiama-poliziama-viene-uccisa-sotto-casa-9e6068ce-6bf2-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp</a><br />Lo sappiamo bene da esperienze dirette: la polizia americana appartiene a un altro tempo (e per fortuna a un altro spazio), certamente precedente l'era moderna e democratica: autoritaria, sorda al dialogo, violentissima. Insomma una dette vergogne del Paese che si è autoeletto sceriffo del mondo.<br />È stata così interrotta la vita, coi suoi processi mutantropici, di una sessantenne australiana. In modo tanto atroce quanto francamente incomprensibile. <br /><br /><span style="color: red;"><b>Mutantropia e violenza</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/video-articoli/2017/07/18/io-prostituta-nigeriana-violentata-libia-picchiata-italia-ho-debito-50-mila-euro-cosi-ragazze-vengono-costrette-vendersi/74516c4c-6bd7-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?intcmp=video_wall_hp&vclk=videowall%7Cio-prostituta-nigeriana-violentata-libia-picchiata-italia-ho-debito-50-mila-euro-cosi-ragazze-vengono-costrette-vendersi&refresh_ce-cp">http://www.corriere.it/video-articoli/2017/07/18/io-prostituta-nigeriana-violentata-libia-picchiata-italia-ho-debito-50-mila-euro-cosi-ragazze-vengono-costrette-vendersi/74516c4c-6bd7-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?intcmp=video_wall_hp&vclk=videowall%7Cio-prostituta-nigeriana-violentata-libia-picchiata-italia-ho-debito-50-mila-euro-cosi-ragazze-vengono-costrette-vendersi&refresh_ce-cp</a><br />Come abbiamo avuto più volte modo di dire, il cambiamento si definisce mutantropico laddove è desiderato dal soggetto in percezione di vantaggio. Laddove venisse negata la prima condizione (desiderio) si ha un cambiamento culturalmente oppure naturalmente imposto, laddove venisse negata la seconda (vantaggio) si ha autolesionismo degenerativo.<br />Il metodo più odioso per imporre "culturalmente" (cioè per mano dell'uomo) dei cambiamenti è da sempre la violenza, quella contro le donne in special modo.<br />Cogliamo l'occasione per dichiarare che in questo senso l'Italia si ricopre di vergogna dall'infausta (e ipocrita) legge Merlin in poi, cosa ancora più colpevole visti gli esempi di altri Paesi, Olanda in testa. E, stando così le cose, i fruitori/clienti della prostituzione sono i sostenitori di cotanto scempio. <br />Mutantropia è uscirne. Sì, per sempre!<br /><br /><span style="color: red;"><b>Doppia osnoblosi informatica</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/tecnologia/cyber-cultura/cards/15-profezie-bill-gates-mondo-tech-che-si-sono-avverate-vent-anni-dopo/pubblicita-personalizzata.shtml">http://www.corriere.it/tecnologia/cyber-cultura/cards/15-profezie-bill-gates-mondo-tech-che-si-sono-avverate-vent-anni-dopo/pubblicita-personalizzata.shtml</a><br />Ecco invece l'articolo di un inetto conformista, che scambia il grande bidonaro americano, responsabile di aver rovinato la vita di milioni, forse miliardi di persone nel mondo, con il peggior sistema operativo e i peggior software mai concepito da mente d'idiota. L'unico vero merito che ha è aver fissato il <i>benchmark</i> negativo: ovvero nessun prodotto informatico, hardware o software, può essere immesso sul mercato se peggio di Microsoft.<br />Eppure probabilmente preda di un'amnesia selettiva, Francesco Tortora lo incensa presentandoci 15 sedicenti profezie di questo personaggio certamente più ricco e fortunato che intelligente. E fra queste mette cose già ampiamente previste o addirittura realizzate nel 1999 (anno delle sedicenti profezie) e cavolate cui poteva arrivare qualunque bambino lobotomizzato che si fosse mai fermato a pensare.<br />Fra tutta questa spazzatura intellettuale, per carità, qualcosa l'avrà azzeccata persino lui. Ma le ha condite tutte con dosi ammorbanti di retorica sulla democrazia online, l'uguaglianza di opinione e la redistribuzione più equa di risorse che sono state cantonate a dir poco imbarazzanti.<br />Per favore qualcuno consigli a Tortora di cambiare mestiere :O <br /><br /><span style="color: red;"><b>La maggior vergogna</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/cronache/17_luglio_19/g8-genova-poliziotti-condannati-la-diaz-possono-tornare-lavoro-gabrielli-fu-catastrofe-82cc11a8-6c56-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp">http://www.corriere.it/cronache/17_luglio_19/g8-genova-poliziotti-condannati-la-diaz-possono-tornare-lavoro-gabrielli-fu-catastrofe-82cc11a8-6c56-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp</a><br />Fu definita "macelleria messicana" e non stiamo parlando degli anni 70, ma dei 2000. La più grande vergogna ufficiale, nel senso di statale, italiana del dopoguerra.<br />E ha due nomi, due responsabili che questa vergogna la porteranno nei millenni futuri: Fini e Berlusconi, ancor più del risibile Scaloja detto "sciaboletta", patetico ministro a sua insaputa, o dello spietato e intonso uomo delle istituzioni De Gennaro.<br />I poliziotti "responsabili", da un certo punto di vista vere bestie, da un altro burattini manovrati da persone peggiori di loro, ora vengono reintegrati.<br />Perché in Italia è tutto così, per questo esistono i <i>talent</i>, sapete. Un solo talento si vuole: quello del burattino.<br />Uno sputo.<br /><br /><span style="color: red;"><b>Mutantropia perversa</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/esteri/cards/donne-isis-perche-partono-come-vivono-stato-islamico/motivazioni_principale.shtml">http://www.corriere.it/esteri/cards/donne-isis-perche-partono-come-vivono-stato-islamico/motivazioni_principale.shtml</a><br />Dopo decine e decine di casi di stupidità maschile, eccone uno davvero sconcertante di totale idiozia femminile, aggravato inoltre dall'autolesionismo (molte di loro de facto finiscono come schiave, anche sessuali) e dall'incomprensibile crudeltà.<br />Le tensioni del Mutantropo frustrato in salsa rosa e insurrezionalista, tinta di moralismo religioso esotico, che fa più colore.<br />Certo che almeno una ragione, ovvero "l’isolamento sociale e/o culturale causato dall’essere donne molto spesso di origini mediorientali che vivono in società occidentali", è certamente colpa nostra.<br />Così come il permettere che venga usata in questo modo la tecnologia. Ovvero o per <i>entertainment </i>idiota o per reclutamento folle.<br /><br /><span style="color: red;"><b>Mutatechnia assurda</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/robot-guardia-giurata-che-si-suicidato-la-noia-e35a0562-6c55-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp">http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/robot-guardia-giurata-che-si-suicidato-la-noia-e35a0562-6c55-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml?refresh_ce-cp</a><br />Ecco, ci mancavano i robot stressati o depressi. Siamo così abituati a umanizzare ogni stupidaggine, forse perché stiamo irrimediabilmente perdendo umanità noi, che cerchiamo di giustificare un comportamento inspiegabile con la più ovvia delle motivazioni umane.<br />In realtà questo buffo incidente deve mettere in guardia gli amanti della retorica degli automezzi senza conducente: è l'errore - nel firmware o cmq nelle funzionalità - la vera componente umana delle macchine. Umana perché veramente fatta dall'uomo. <br /><br /><span style="color: red;"><b>Violenza clericale</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/anch-io-avevo-ceffoni-georg-che-aveva-distolto-sguardo-tante-volte-aveva-chiesto-perdono-be55940a-6bf3-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp">http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_19/anch-io-avevo-ceffoni-georg-che-aveva-distolto-sguardo-tante-volte-aveva-chiesto-perdono-be55940a-6bf3-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp</a><br />Davanti a questa notizia restiamo senza parole, per cui ne useremo il meno possibile. Sarà un caso di cronaca giudiziaria che esula totalmente dalla nostra opinione in merito.<br />A noi non resta che prendere atto dell'ennesima stria di sopruso e violenza da parte della più catastrofica e sanguinaria organizzazione umana della storia: la sedicente assemblea universale (<i>ekklesia katholikòs</i>).<br /><br /><span style="color: red;"><b>Ancora frustrazione</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/cronache/cards/incendi-roghi-insospettabili-piromani-italiani/gli-insospettabili_principale.shtml">http://www.corriere.it/cronache/cards/incendi-roghi-insospettabili-piromani-italiani/gli-insospettabili_principale.shtml</a><br />O senso di handicap: una delle principali molle alla Mutantropia. Oppure, come in questi casi, di distruzione e devastazione.<br />La frustrazione dell'anziano, la rabbia del precario, la nullità del nessuno. Meglio distruggere che... non avere il senso della propria esistenza. <br />Certo che la Sinestesi può aiutare, e fors'anche risolvere. Ma qui c'è un'epoca sbagliata in corso.<br /><br /><span style="color: red;"><b>Cafonaggine impunita</b></span><br /><a href="http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_luglio_19/meno-due-sanzioni-mese-padroni-incivili-cani-54fc7fec-6bfc-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp">http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/17_luglio_19/meno-due-sanzioni-mese-padroni-incivili-cani-54fc7fec-6bfc-11e7-9094-d21d151198e9.shtml?refresh_ce-cp</a><br />Ovviamente quando un cambiamento culturalmente imposto sarebbe d'uopo, chissà perché, non viene applicato. Vincono quindi modelli immobilisti.<br />Ne abbiamo le scarpe piene, ok, ma anche... i cosiddetti.<br /><br /><span style="color: red;"><b>Mutaspetto esteriore... professionista</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/foto-gallery/moda/news/15_gennaio_07/i-selfie-star-senza-trucco-e421b7a8-9681-11e4-9ec2-c9b18eab1a93.shtml?refresh_ce-cp">http://www.corriere.it/foto-gallery/moda/news/15_gennaio_07/i-selfie-star-senza-trucco-e421b7a8-9681-11e4-9ec2-c9b18eab1a93.shtml?refresh_ce-cp</a><br />Una simpatica galleria degli effetti del mutaspettismo esteriore su professioniste di spettacolo e <i>entertainment</i>.<br />La sorpresa è assicurata. A tratti pure la perplessità.<br />Curate l'interiorità, ragazzi, che è ciò che resta quando il trucco si sfalda.<br /><br /><span style="color: red;"><b>Mutamento incomprensibile (e inquietante)</b></span><br /><a href="http://www.corriere.it/video-articoli/2017/07/19/nord-corea-star-tv-dissidente-propagandista-regime/34d9e19e-6c53-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml">http://www.corriere.it/video-articoli/2017/07/19/nord-corea-star-tv-dissidente-propagandista-regime/34d9e19e-6c53-11e7-adf5-09dddc53fe2d.shtml</a><br />Quello di questa ragazza dello spettacolo, prima fuggita da Piongyang poi ritornata. Si tratta di una pazza, comunque Mutantropa (perché la libertà del singolo è inopinabile) come per le <i>foreign fighter</i> di poco sopra, o di un caso di violenza ovvero "cambiamento culturalmente imposto"?<br />Non è chiaro. Di certo non la invidiamo.</span></span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-49889190890209716162017-01-25T16:34:00.001+01:002020-12-05T00:45:19.278+01:00Un Altro Geniale Sfregio<br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Carissimi tutti buongiorno! Da quanto tempo<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">,</span> direte voi, ebbene sì, troppo, ma una serie di congiunzioni astrali hanno permesso all'unica parte superstite della redazione di riprendere a scrivere di critica d'arte. L'argomento proposto è il film <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Your_Name." target="_blank"><b>Your Name</b></a>, cartone animato d'autore per adolescenti firmato dal giapponese Makoto Shinkai. Un film quindi, ovvero un'opera multimediale, ma anche il pretesto per riprendere il <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/02/ideologia-arte-e-civilta.html" target="_blank">discorso a suo tempo fatto</a> per l'arte, ovvero l'artigianato, a sfondo osnoblotico, <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">cioè</span> finalizzata a creare consenso o <i>entertainment</i>. In ultima analisi a negare la vera arte e il suo prodigioso potenziale evolutivo per l'anima.<br /><br />Beh, che dire del suo autore, Makoto Shinkai? Vero mito per le giovani generazioni giapponesi, dopo lavori comunque influenzati da tematiche esistenziali, simbolismo o ricerca spirituale come <b>Viaggio Verso Agartha</b> (2011) o <b>Il Giardino delle Parole</b> (2013), si rivela regista di altissimo mestiere, capace di miscelare ritmi forsennati alla Tarantino con voli pindarici tipo drone della macchina da presa (virtuale),<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> giochi </span>di luce, flashback, esplosioni ed effetti audio in grado di sciorinare tutto il repertorio di <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">trucchi</span> ad impatto emotivo per lo spettatore. Inoltre il disegno, raffinatissimo e in più punti debitore del maestro dell'animazione giapponese per eccellenza, Hayao Miyazaki, scorre realistico e luminoso in mille policromie, rendendo <b>Your Name</b> innanzitutto uno spettacolo per gli occhi.<br /><br />La trama invero non è semplicissima: una ragazza di campagna, Mitsuha, un giorno si sveglia nel corpo di Taki, un ragazzo della metropoli Tokyo, e viceversa. Oltre allo stupore e allo smarrimento, i due inseguono la reciproca identità provando in ogni modo a conoscersi. Lui è cameriere, lei studentessa e giovane sacerdotessa del tempio shintoista locale. Quando questi fenomeni di scambio di identità si interrompono, lui cerca di arrivare a lei ma inutilmente: Mitsuha risulta morta nella terribile catastrofe naturale di 3 anni prima, in cui un meteorite colpì il suo villaggio devastandolo. Sconvolto, Taki non sa darsi pace né una spiegazione per quanto avvenuto, finché scopre in un vulcano spento l'altare arcano alla cui divinità era dedicato il tempio in cui officiava Mitsuha. Sarà così in grado di innescare un'ellisse temporale che avrà l'effetto di salvare parte degli abitanti del villaggio e, nel giro dei 5 anni successivi, e grazie a dinamiche che restano perlopiù oscure, di provocare l'incontro fra i due. Chiediamo scusa per lo spoileraggio ;)<br /><br />Il film, oltreché di eccellente fattura da ogni punto di vista, si rivela subito molto ambizioso. I valori che evoca cominciano da quelli esistenziali classici, come la ricerca del proprio sé, della propria identità, sociale e sessuale (irresistibile il continuo toccarsi il seno di Taki quando incarnato nel corpo femminile della sua controparte) o del rapporto col padre e/o con le generazioni precedenti, ai quali aggiunge simbologie sacre e veri propri archetipi: l'ostilità incomprensibile del destino, il senso del Sacro, del limite invalicabile del Sanctum e del Sancta Sanctrorum, il senso di Tradizione spirituale perduta nella sua essenza per quanto sopravvissuta nella forma, l'anelito all'Assoluto, a un punto fuori dal tempo che appunto dal tempo è indipendente e prescinde. L'accettarsi, quindi, e il comprendersi in una concezione olistica e interrelata del cosmo che si fa erede tanto di visioni mistiche quanto di ricerche quantistiche. E fin qui, potremmo dire, tutto bene.<br /><br />Ma è proprio per questa sua ambizione che, secondo il nostro modesto parere, il film fallisce miseramente. Non solo per l'ignavia del suo autore, ovvero per qualità d'anima che non esiteremmo a definire quantomeno modeste, ma soprattutto perché, come capita sistematicamente con autori mediocri o peggio osnobloticamente interessati, le profonde tematiche coinvolte, gli archetipi e i simboli evocati con dovizia di particolari, vengono vergognosamente asserviti ad un'insulsa storia d'amore <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">con</span> un tale tasso zuccherino da provocare la carie in <span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">tempo</span> reale (vedere il <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/02/ideologia-arte-e-civilta.html" target="_blank"><i>link</i></a> di cui sopra per il discorso sulla pornografia femminile). I trucchi retorici, l'altissimo mestiere del regista alla fine non insegnano nulla, vogliono solo sorprendere o al più tormentare lo spettatore su un amore impossibile, fatto di due protagonisti adolescenti che si inseguono senza speranza.<br /><br />Il tutto senza nessun rispetto di verisimiglianza, non oseremmo dire di unità aristoteliche di tempo, spazio o azione, unità che - per carità - possono anche essere contraddette ma sempre in funzione di un insegnamento superiore. Invece qui la storia sembra dipanarsi a capocchia e senza un filo logico: Mitsuha è una ragazza viva oggi, anzi no, è il fantasma di una persona scomparsa 3 anni prima in cui però si incarna la controparte maschile oggi, eppure quando visibile lei scompare sul più bello senza spiegazioni, parimenti ai messaggi sullo <i>smartphone</i> apparsi e in seguito scomparsi senza giustificazioni plausibili. Il tempo procede e retrocede a piacimento, all'inseguimento di una storia sdolcinata e sconclusionata, di un tormento fine a se stesso o, peggio, finalizzato alla lacrimuccia facile, dove fra <b><i>Sliding Doors</i></b> malcelate e <i>new age</i> da supermercato si accenna, rinunciandovi, a un discorso metafisico che comunque sarebbe rimasto senza capo né coda, accontentandosi di un finale da <i>love-story</i> tanto strappalacrime quanto sconsolatamente dozzinale. <br /><br />Il che... vista l'ampiezza di mezzi e capacità coinvolti... credeteci, è un vero peccato. </span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-10084227973368623672016-06-26T17:22:00.003+02:002021-05-15T16:46:31.197+02:00La Sinestesia del Christo<br />
<span style="font-family: arial;"><span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Beh, che dire cari amici? Scriviamo queste righe decisamente controvoglia, ma purtroppo - o per fortuna, in fondo significa che qualcuno richiede il nostro parere - su questa cosa dei <b>Floating Piers</b> ci siamo sentiti un po' tira<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">re</span> per la giacchetta. Non solo, ma dobbiamo parlarne per almeno altri due motivi:</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">- raramente un'opera come <b>The Floating Piers</b> ha separato e diviso le coscienze: lascia perplesso (quando non disgustato) chi capisce qualcosa d'arte, mentre entusiasma chiunque altro, almeno secondo quanto abbiamo potuto vedere noi</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">- nel male o nel peggio è comunque un'opera sinestetica e il suo successo, volenti o nolenti, la pone sotto i riflettori di critici e coscienze. Occupandoci noi principalmente di questo, il nostro modesto parere rasenta il doveroso</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Quindi, che possiamo dire noi di nuovo su quest'opera di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Christo_e_Jeanne-Claude" target="_blank">Christo</a>, artista celeberrimo e già piuttosto attempato, opera comunque che ha goduto di un tale <i>battage</i> che su di essa il giudizio della storia sembra essere già definitivo? Beh, trattandosi di installazione dagli effetti sinestetici, possiamo confrontarla con il nostro concetto di Sinestesi. Concetto che, badate bene, si basa su requisiti formali certamente necessari quando si vuole delineare una categoria distinta da quelle che la precedono, ma soprattutto ai nostri occhi si distingue per scopi ed obiettivi. I quali sono principalmente riassumibili nel proposito di ristabilire un'arte elevata ed edificante, un'"arte ancella dell'anima" di dantesca memoria. Ripetiamo che per raggiungere questo scopo la Sinestesi si configura quando un'opera è:</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">- riferita a un <span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">A</span>rchetipo, di per sé in grado di attivare centri neuronali </span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">- multimediale, ovvero utilizza più mezzi per rivolgersi a più sensi</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">- frutto della collaborazione di più artisti, di modo che non prevalga l'ego di nessuno</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">- interattiva e indeterminata, ovvero in linea di principio la partecipazione del fruitore porta ad effetti imprevisti e sempre nuovi</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">- lontana da dinamiche di intrattenimento e/o finalizzate ad evocare paure (atiquifobie e apatepofobie)</span><br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Un <span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">ses</span>to requisito, ovvero che sia tecnologica (da qui il nome Technesya), non è strettamente necessario né tipico della nostra visione ma è ormai un'esigenza dei tempi, oltre che la possibilità inedita che essi ci offrono.</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Ora, cos'ha combinato l'ottuagenario Christo, forse il più importante nome vivente della cosiddetta <i>land art</i>? Ormai ripetitivo in uno stile consolidato, problema tipico di molti artisti affermati a partire da Picasso, ha pensato bene non di rivestire un edificio o una struttura esistente, bensì di creare lui stesso un'opera di ingegneria civile e poi provvedere a ricoprirla. Insomma ha creato delle passerelle galleggianti, piuttosto comuni come pontili nei nostri porti, per farle arrivare alle principali isole del lago d'Iseo impacchettate di un arancione pugno-in-un-occhio. Pare sovvenzionato dalla <span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">P</span>ro-<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">L</span>oco e dalle strutture ricettive locali, il suo proposito ha conosciuto subito un'enorme, quindi sospetta, campagna stampa in grado di attrarre decine di migliaia di persone. Un'operazione certamente molto costosa ma insieme molto efficace, con buona pace di chi ritiene che la seconda caratteristica sia effetto della prima.</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">I principali critici hanno subito storto il naso, noi abbiamo citato <a href="http://video.corriere.it/sgarbi-floating-piers-christo-passerella-il-nulla/e0bf92bc-362e-11e6-88d7-7a12a568ff47" target="_blank">Sgarbi</a> e <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/24/the-floating-piers-lopera-di-christo-secondo-philippe-daverio-una-baracconata-alternativa-alla-sagra-della-lumaca-gialla/2856782/" target="_blank">Daverio</a> ma ce ne sono centinaia d'altri, eppure l'afflusso di pubblico è stato veramente eccezionale (e dura tuttora), tanto da aver dato origine a problemi di ordine pubblico, specie di notte dove i più disparati <a href="http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/16_giugno_22/christo-lago-d-iseo-the-floatin-piers-visto-notte-birre-bivacchi-travestimenti-gesu-3dda0196-3849-11e6-9b03-1ff54c0a662d.shtml" target="_blank">bivacchi blasfemi</a> hanno avuto luogo sulle passerelle. Ma cos'hanno avuto da obiettare i critici? Beh, innanzitutto la cosa più ovvia: un'opera di genio civile non è un'opera d'arte, per quanto possa farti stare bene e/o tu possa trovarla piacevole. Se alla fine dell'800 qualcuno ti avesse invitato nella sua automobile primordiale, potevi trovarla prodigiosa e geniale quanto vuoi, poteva scatenare ogni tipo di entusiasmo, ma un'automobile resta un arnese, una macchina, così una passerella resta tale. Insomma uno strumento che ti dà gradevoli sensazioni o ti facilita in un compito difficile (come ad es. consentire l'accesso all'isolotto fortificato e inaccessibile di San Paolo) NON è arte, è e resta strumento.</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Poi ci sono state molte altre condivisibilissime obiezioni: che etica porta con sé un'arte che asfalta un lago con 220.000 cubi di polietilene? E se ci fosse qualche riccone della zona o qualche politico a cui venisse in mente per suo prestigio personale di rendere definitiva una cosa simile? E poi ancora, con tutta la fame di soldi che hanno gli artisti "veri", quelli che non contrabbandano ingegneria per estetica, è moralmente giusto dare tutte queste disponibilità finanziarie e/o visibilità a un volpone peraltro già più che affermato? Non sembra un'operazione cinica, all'italiana, paese non per giovani? Il tutto evocando simbologie facilotte e già ampiamente abusate, come il ponte fra realtà irraggiungibili? C'è infine chi come noi trova assolutamente inaccostabili l'arancione acceso con il blu del lago ma va beh, qui si entra nel gusto personale (peraltro l'arancione presenta il grande vantaggio che l'utente entusiasta non si può confondere e caderne fuori distrattamente infradiciandosi o rischiando l'annegamento). Insomma la critica è che si tratta di una burla, un equivoco che contrabbanda un'opera civile per arte deturpando un paesaggio meraviglioso con tonnellate di plastica arancione, in modo poco etico e sottraendo risorse ad artisti bisognosi.</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Ma, di contro, cos'ha entusiasmato così tanto la gente? Beh, secondo noi maligni proprio le basse pretese e la diffusissima ignoranza, caratteristiche che hanno permesso a un'operazione così spietata di funzionare. In fondo chi se ne frega della differenza fra arte e opera civile? Nella noia esistenziale che ci attanaglia, nel grigio baratro delle nostre esistenze, siamo stati bene e abbiamo passato una giornata piacevole passeggiando sulle acque fino all'isolotto tale. E poi, vuoi mettere in quest'epoca di crisi e disordini sociali, culturali e religiosi che importanza ha il simbolo del ponte che unisce uomini e pensieri irraggiungibili? Poco importa se non serve a nulla. Infine c'è chi ha aggiunto il fatto che l'opera sia temporanea: si può camminare sulle acque, sì, si possono raggiungere questo e quell'isolotto ma domani questa possibilità sparirà come un sogno. Ecco, questo è l'unico aspetto che anche noi abbiamo trovato convincente dell'intera operazione: almeno dura poco (speriamo)!</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Per quanto riguarda noi, una volta tanto ci troviamo perfettamente d'accordo con la critica sopra enunciata, aggiungendo che non si tratta neanche da lontano di Sinestesi. Certo è sinestesia, perché installazione che coinvolge vista, udito, olfatto, perché no tatto, ma soprattutto senso dell'equilibrio. Ma non è Sinestesi: il nome e l'ego di Christo sono dominanti su qualunque altra considerazione, l'interattività è nulla e i passaggi sono obbligati, l'unica cosa indeterminata è la loro successione. Infine è assolutamente piaciona e paracula, offrendo quasi esclusivamente un piacevole intrattenimento domenicale a persone qualunqui, normalmente disinteressate all'arte e convenute sul luogo perché attirate da telegiornali opportunamente prezzolati, quindi per vomitevole fenomeno di conformismo. Certo ne apprezziamo la gratuità, cosa ottima ma che non basta a salvare un'operazione già definita a nostro avviso cinica.</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Ma soprattutto chi ne esce male è l'utente. Quest'opera, anziché arricchire lui o la sua anima in modo alcuno, lo rappresenta come un burattino, un consumatore sciocco, conformista e inconsapevole. Il <i>target</i> di un'operazione di marketing che risponde allo stimolo in modo automatico e pavloviano, e che inoltre non sa argomentare il proprio piacere di fruizione in altro modo che, appunto, per il piacere e la piacevolezza che porta, come se una giostra potesse essere un capolavoro estetico, peggio, come se il massimo obiettivo cui l'arte possa puntare sia una spensieratezza da baraccone. Un consumatore buzzurro e ignorante che fa della capacità masturbatoria l'unico obiettivo estetico di un'operazione sostanzialmente incompresa o al più giustificata per simbologie elementari (il famoso ponte).</span><br />
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">Oh ragazzi, contenti voi... noi continuiamo a ritenere l'arte una cosa importante. Poi a ognuno l'opera che si merita...</span></span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-24291903865814826612016-05-28T01:55:00.000+02:002020-06-06T01:59:43.752+02:00Il Silenzio sull'Anima<br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Buongiorno giovani e meno giovani <i>follower</i>, perché continuate ad essere in tanti e vi ringraziamo di cuore, però... così, ci chiediamo perché siano un po' spariti i commenti. Il nostro blog avrà avuto tanti difetti ma ha sempre accettato il contraddittorio su qualunque argomento senza mai censurare nulla, fino alle sterili sequele di insulti ai nostri due post ancor oggi più letti. Ci siamo fatti questa domanda ultimamente però non riusciamo a darci una vera spiegazione, forse affermiamo cose assurde, disarmanti? A volte ci hanno accusato di pareri perentori, davvero sono stati eccessivi e meno spiritosi di quanto avremmo voluto?</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Oppure......... oppure l'essere umano ha sempre meno voglia di parlare del problema, di affrontarlo davvero. In qualche modo non si vuole più analizzare il lato oscuro, l'errore, il disagio. Ma non perché non sia interessante, ma perché il problema ci tormenta, e nel tormento lo si identifica credendo quindi di conoscerlo benissimo, e si cerca allora solo una soluzione, magari rapida.</span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E... mentre ci facevamo domande simili ci è successo di venire invitati da un gruppo di persone a presentare il progetto Technesya e noi stessi come gruppo in un'importante città di provincia emiliana. Abbiamo avuto modo di relazionarci con una categoria particolare di esseri umani, ovviamente salva l'imprescindibile differenza personale, ma tutti sinceramente interessati all'arte, e molti all'etica per via più o meno spirituale o "misteriosofica", diversi i massoni.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Persone che come tutte avevano domande sull'anima, forse con qualche conoscenza o esperienza in più della media, domande che nondimeno lì per lì apparivano come poco chiare, come nascoste sotto una patina di perbenismo (modello immobilista con tendenze osnobloticonformiste). Però loro avevano letto il nostro <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/12/anima-e-arte.html" target="_blank">post sulla definizione di anima</a> e, condividendo l'idea tutt'altro che nostra di "arte ancella dell'anima", hanno chiesto una dimostrazione della Sinestesi. Che dimostrazione non ha potuto essere perché, a parte qualche <a href="http://technesya.blogspot.it/2013/04/il-gioco-sincrestesico.html" target="_blank">evento sincrestesico</a>, una vera Sinestesopera non è ancora stata creata.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma la serata prosegue, degli argomenti si parla, e le questioni scuotono, i simboli lavorano, e così le energie. E lentamente questa piega perbenista è venuta meno, le persone si sono lasciate andare sempre di più, palesando istanze e lati nascosti. Nulla di strano o particolare, ci vien da sorridere nel dire "le solite cose", se solo non fossero così incredibilmente importanti: cos'è l'anima, cos'è l'interiorità, cos'è la coscienza, per cosa si cambia, per cosa no.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ed è emerso... non sappiamo come dirlo... un mal di vivere. Una dolorosità diffusa, un campionario di parenti disgraziati, lutti, incidenti, malattie, imprevisti e/o sventure assortite che alla fine però sono all'origine della ricerca spirituale. Come se ci dovesse scappà il morto per indurci a conoscere noi stessi e il nostro scopo sulla terra. Lo scambio umano che ne è nato quindi è stato bello, profondo e importante. Persone che si aprivano, che mettevano a nudo il loro lato dolente per innescare uno scambio reale.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Di contro però ci ha un po' ferito il fatto che le aspettative sulla Sinestesopera fossero come di macchina della felicità, incrocio fra arte, stregoneria e condizionamento mentale. Le domande per lo più volevano quantificare modalità e misura di soluzione dei problemi / purificazione dell'anima / resa in termini se non di felicità almeno di serenità. Senza capire che l'arte è certo terapia, ma lo è anche, ovvero non sempre e non necessariamente. Essa è anche scombussolamento e messa in discussione. È cambiamento di punto di vista che crea la ridiscussione del sistema di valori e/o delle azioni finalizzate a perseguirli - ricordate <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/01/apatepofobia-e-atiquifobia.html" target="_blank">la differenza fra atiquifobie ed apatepofobie</a>?</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Eppure lo scombussolamento non lo si accetta, la messa in discussione viene ormai considerata inutile perdita di tempo. Parla l'ego, che sa cos'è meglio e non si mette in discussione ma vuole risultati. Questo è ciò che cerca chi si pone problemi dell'anima oggi: terapie, tecniche, garanzia di risultato. Il tempo dell'instabilità è inutile o ha già dato i suoi frutti.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ecco, non vorremmo mai che un fenomeno simile fosse anche all'origine della mancanza di commenti. Perché questo è un posto di confronto, dove potete esprimervi come meglio credete senza timore di giudizio.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Se non succede questo, il blog non funziona per le sue potenzialità e la sua frequentazione si limita a un aggiornamento divertito su un punto di vista interessante ma nulla più. Che inoltre rischia di diventare delirio solipsista. Grazie, per la comprensione, a presto,</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">i Sinesthsys</span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-92149426996249808922016-04-29T17:42:00.001+02:002016-05-01T12:00:11.298+02:00Addio Vanessa<br />
<span style="background-color: white; color: #141823; display: inline; float: none; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 19.32px; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">Siamo stati colpiti da un dolore immenso: Vanessa non è più fra noi.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; display: inline; float: none; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 19.32px; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">Lei non solo era una di noi, ma è stata colei che ha proposto il nome Technesya al blog e l'immagine dotata di corna che ci contraddistingue.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; display: inline; float: none; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 19.32px; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">Era una persona fantastica, un'impareggiabile cercatrice di verità, che tendeva a dire in modo veramente diretto, quasi temerario.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; display: inline; float: none; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 19.32px; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">Ma era anche un'anima dolce e sensibile, sempre pronta al sacrificio per le persone che amav</span><span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #141823; display: inline; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: 19.32px; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">a e alla comprensione profonda per tutti.<br />Ci mancherai tremendamente Vanessa, ci mancherà la tua intelligenza e la tua capacità di teorizzare i rapporti fra Sinestesi e Mutantropia, fra le 1000 altre cose.<br />Proveremo, anche senza riuscirci, ad essere degni di te. Addio e... grazie!<br />Il Gruppo Sinesthesys</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-Vg0Up6hB2hI/VyOAxLBQWlI/AAAAAAAAAK4/G9gEDe5Ct7U7cyNoa2cHOc6b5ivsGl2VgCLcB/s1600/Vane%2Bok.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-Vg0Up6hB2hI/VyOAxLBQWlI/AAAAAAAAAK4/G9gEDe5Ct7U7cyNoa2cHOc6b5ivsGl2VgCLcB/s320/Vane%2Bok.jpg" width="320" /></a></div>
Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-63572063172707077362016-03-18T12:49:00.001+01:002020-06-06T02:08:18.796+02:00Lo Schifo dei Sedicenti Talent<br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Buongiorno a tutti, è un po' che non ci si sente, eh? Beh, prendetelo come buon segno, ovvero del fatto che siamo impegnati su altri, troppi fronti. Non ultimo dei quali la proverbiale Sinestesopera che, a questi ritmi, prevediamo pronta il 3 settembre. Sì... 2025! ;(<br /><br />Ora... certamente per voi non è un segreto la nostra viscerale avversione nei confronti dei sedicenti <i>talent show</i>, infatti più volte ci siamo lasciati andare a dichiarazioni poco lusinghiere nei confronti degli inguardabili <b>Amici</b> di Maria de Filippi (<i>horreur</i>!) o di quell'epitome di vergogna che è stato <b>X Factor</b>, con o senza il <i>minus cogitans</i> Morgan, ma mai fino ad ora abbiamo cercato di teorizzarne le ragioni. In ogni caso, l'ASSOLUTA ASSENZA del sia pur MINIMO talento emerso dalle ormai numerose edizioni (loro e dei vari <b>Voice of Italy</b>, <b>Italy's Go<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">t</span></b> [<i>soi-disant</i>] <b>Talent</b> e spazzatura simile) parla per noi. Eppure ieri sera ci siamo riuniti gli ormai 4 gatti che siamo ;) per lavorare sulla Sinestesopera - nella speranza di poterla vedere almeno entro il 2022 - e invece, un po' per cialtronaggine ma soprattutto per stanchezza, la serata è finita in cazzeggio. <br /><br />Prima alcuni di noi avevano visto Diego Abatantuono da Mentana pubblicizzare il "suo" <i>talent</i>, <b>Eccezionale Veramente</b>, forse il programma più pubblicizzato da La7 nelle ultime settimane. Al che ci siamo chiesti il perché del bisogno di così tanta pubblicità, è veramente così brutto da non avere <i>audience</i>? E abbiamo finito per vederne 1/4 d'ora circa, poi umanamente non ce l'abbiamo più fatta. Niente da fare, è un <i>talent</i>, fa veramente schifo per natura intrinseca. Ma perché? Proviamo a dirlo.<br /><br />Ovviamente ciò che maggiormente irrita è la giuria. Per ora non vi diciamo esattamente perché, anche se poi col progredire del nostro discorso sarà lampante. In questa, al solito (e qui veramente non sappiamo scorgerne le ragioni recondite) c'è una donna senz'arte né parte, in questo caso la nullità riempita d'arroganza Selvaggia Lucarelli, persona che necessiterebbe di una squadra di autori ogni volta che ha l'intenzione di proferir parola. Poi c'è il "giovane di belle speranze" Paolo Ruffini, che tanto giovane non è e che tra l'altro girano voci che nella vita abbia goduto di un numero tale di raccomandazioni da poter riassumere almeno metà dei cassintegrati FIAT (non ce ne voglia l'interessato, <i>relata referimus</i> ;) e che in più di un atteggiamento, oltre che dalla capigliatura, somiglia al da noi certo non amato Morgan, fortunatamente con molta meno boria, cosa che perlomeno non ce lo rende inviso.<br /><br />Ma soprattutto c'erano loro, due decani della comicità italiana: Renato Pozzetto, sorta di mito, ex superstar del cabaret milanese dei bei tempi, e lui, re Diego Abatantuono, un attore <i>monstre</i> del cinema italiano, oltre che comico-simbolo degli anni 80. Ed è su loro due che ci vogliamo focalizzare, cioè sull'ipocrisia del modello mutantropico artistico che propongono. Perché lo show, alla fine, è sempre quello: arriva un artista più o meno imbarazzato/emozionato (questi sono così stupidi da crederci davvero), o una coppia o un piccolo gruppo, fanno la loro <i>performance</i> di 3 minuti, alcuni membri della giuria sembrano apprezzare, altri un po' meno, poi c'è il voto.<br /><br />Ecco, è lì che la farsa leva la maschera, il famigerato voto. Perché qui la sig.na vuoto pneumatico cerebrale Lucarelli e i suoi 3 compari che almeno a un certo mondo dello spettacolo, quindi in senso lato della cultura, sono appartenuti, devono fingere di essere dei critici consumati ed esperti e giustificare i loro pareri con categorie che il più delle volte sono ingenue o pretenziose, o almeno arbitrarie da lasciare perplessi. E quali volete che siano? "L'artista è preparato" e/o "completo", quando non "i tempi comici sono corretti", piuttosto che "le battute sono attuali / rispecchiano i tempi". Fatecelo dire, CHE INCREDIBILI IDIOZIE! Incredibili ma necessarie: il voto di una sedicente giuria non può che essere accademico, scolastico, se vuole spacciarsi per oggettivo. Già, peccato che però non tenga conto di un elemento FONDAMENTALE dell'atto artistico, da noi evidenziato nel post <a href="http://technesya.blogspot.it/2014/01/etica-ed-estetica.html" target="_blank">Etica ed Estetica</a>: l'arte è veramente arte, la cultura è veramente cultura, se in qualche modo è mutantrogenica, cioè rinnova le sue forme. Se no è ripetizione accademica, virtuosa quanto si vuole, ma la forma viene sostituita dalla formula, l'arte dall'artigianato, per quanto di lusso o d'eccellente fattura. L'artista così viene svilito e il burattino performante premiato. <br /><br />Insomma cos'è che rese così grandi Cochi e Renato alla fine degli anni 60, tanto da essere sostenuti e spinti da quell'altro genio pazzo e alieno che fu Jannacci? Appunto l'essere alieni a tutto quanto visto sino ad allora! Sconclusionati, pasticcioni, il termine "surreali" che veramente toccava vertici di eufemismo. Nello specifico lui, Pozzetto, grasso, grosso e imbranato, col suo eloquio assolutamente sbagliato - con pause, dimenticanze, ripetizioni di "cioè" e infiniti "praticameeente" - aveva spezzato, contraddetto e rivoluzionato ogni concetto fino ad allora condiviso di tempo scenico! Il loro successo durò quasi 10 anni, una cosa fino ad allora veramente eccezionale, perché una volta<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> -</span> al contrario di oggi<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> - </span>esistevano le "scene",<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> che però</span> venivano a noia e/o sostituite da altre scene ogni 3-4 anni. E la generazione di comici che alla fine degli anni 70 li sostituì, i vari Teocoli e Boldi, sempre sostenuta dal Derby e Jannacci, aprirono la strada alla grande comicità degli anni 80 rappresentata in televisione dal mitico <b>Drive In</b> e al cinema da geni stralunati come, per l'appunto, il terrunciello Diego Abatantuono. Anche lui tanto <i>trash</i> da essere rivoluzionario: sboccato, sopra le righe, dialettale in modo tanto demenziale quanto a tratti inintelligibile. Il re della degenerazione ignorante e buzzurra che l'Italia si portava dietro da un dopoguerra ancora non superato, autore di canti esilaranti e stonati (celebre "io rinascerò purciello migratore") o di slogan di certo non <i>politically correct</i> ("viuleeeeenza"!).<br /><br />Ecco, speriamo che la nostra posizione sia chiara. Se Pozzetto e Abatantuono ai loro tempi avessero partecipato a un <i>talent</i> sarebbero stati bocciati. Quindi, campioni di ipocrisia, oggi sostengono una formula che loro non avrebbero potuto che disprezzare. Perché una sedicente giuria deve giudicare per criteri oggettivi condivisi e questi, fatto salvo il caso di vere intelligenze critiche (ma allora non avrebbero chiamato miss vuoto pneumatico Lucarelli), non possono che essere basati sul passato. Le peculiarità, le innovazioni, potendo incontrare solo occasionalmente il gusto personale, non possono vincere o emergere. Inoltre così si fa un favore alla più bieca industria culturale, che è favorita nel sostituire all'arte l'<i>entertainment</i>, operazione da noi in più occasioni bollata come osnoblotica.<br /><br />Ma perché una volta non esistevano i <i>talent</i>? E come hanno fatto Pozzetto e Abatantuono a farcela, a innovare così tanto le formule della comicità? Perché c'era una giuria vera: la gente. Che forse sì, era ignorante e poco preparata, ma nel grande numero poteva fare massa critica nel premiare peculiarità e innovazione. Questo per dire, carissimi, che se la televisione fa schifo, se i <i>talent</i> fanno schifo, se quindi a causa loro non emergono talenti nuovi, la colpa è soprattutto nostra in quanto spettatori. Spegnamo la televisione e andiamo a teatro o al cabaret! Spegnamo la tecnologia spersonalizzante e riaccendiamo i cuori. Se no siamo destinati a dare a Morgan, Elio ed altri la colpa del nostro degrado.</span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-26113517328983549572015-12-31T15:12:00.000+01:002016-01-09T23:26:43.337+01:00Buona Fine, Buon Inizio, Buon Delirio! (Rassegna Stampa Mutantropologica IX)<div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Carissimi tutti, beh che dire? Un altro anno è passato e un altro ne ricomincia coi suoi buoni propositi, alcuni ereditati dall'anno prima, altri nuovi.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">A noi spiace non essere molto assidui nel blog, ma sono anche vere tre cose:</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- da un certo punto di vista stiamo realizzando, nel senso che è finito il tempo delle teorizzazioni ed è cominciato quello della tanto agognata Sinestesopera ;)</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- anche voi non è che ci stiate esattamente pressando! Praticamente non state commentando più, cosa disdicevole per i propositi di questo blog. Per fortuna almeno gli accessi non sono diminuiti</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- certo, il luogo di discussione per antonomasia degli ultimi anni è diventato Facebook, ma nemmeno lì sentiamo più la pressione del vostro affetto, perché? </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In considerazione di quest'ultimo punto, notiamo una certa scollatura, come dire? una differenza fra i <i>nick</i> di chi ci segue qui sul blog e di chi lo fa su Facebook. Non sappiamo se si tratta delle stesse persone con <i>nick</i> diversi o se siete totalmente altre persone.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E così... un po' per augurarvi buon anno, un po' a beneficio di chi - come noi - disprezza cordialmente o visceralmente la creatura di Zuckerberg, vorremmo costruire questo post con il meglio di quanto abbiamo postato su Facebook negli ultimi due mesi, distinguendo meno fra articoli sulla Mutantropia, sull'osnoblosi, sulle varie apateporie o su sua maestà la Sinestesi. Una rassegna stampa gioiosamente incasinata, che però... dà il brivido... del baratro.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Buona lettura e buon anno!!! </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.corriere.it/foto-gallery/cultura/15_ottobre_25/museion-bolzano-l-addetta-pulizie-scambia-l-opera-d-arte-sporcizia-butta-ff78277a-7b33-11e5-901f-d0ce9a6b55d1.shtml" target="_blank">APATEPORIA DELLA SETTIMANA (26 OTT) </a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Che le moderne installazioni siano le più oneste di sempre? Ovvero si autodenuncino per quelle che sono, spazzatura?</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Oppure oggi l'immondizia è l'unica vera arte onesta? </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/10/26/foto/marco_mengoni_agli_mtv_ema_premiato_come_miglior_artista_italiano-125913872/1/#1" target="_blank">PREMIO D'OSNOBLOSI</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Signori, eccovi svelato un mistero! Ovvero perché negli USA chi ha un minimo di cervello chiami MTV col dispregiativo "Empty-V".</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">È la terza volta che questo performer dozzinale vince un premio come... ehm, "artista"? I casi sono 3, e non si escludono mutuamente:</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- è veramente di buona famiglia</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- la mafia può tutto</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- Empty-V NON CAPISCE UNA MAZZA di arte o musica</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In ogni caso l'osnoblosi domina sovrana ;(</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="https://www.youtube.com/watch?list=UUvASwurO-KQMoLVHWKdwT_w&v=WIfCQw4csPc" target="_blank">OSNOBLOSI + CONFORMISMO? DELIRIO EXPO!</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In un nostro celebre post che non mancò di suscitare polemiche fra i benpensanti, avemmo l'ardire di definire l'Expo "apateporia epitome di osnoblosi". Apriti cielo, ci eravamo subito schierati con i gufi!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Oggi che finalmente quest'aberrazione sta finendo, un simpaticissimo Crozza ci fa notare l'ORRORE che ha origine dall'innaturale unione fra osnoblosi e conformismo, specie di chi è stato tanto astuto da non andarci prima... per andarci adesso. E perché? Oh mio Dio, Expo sta finendo, adesso o mai più!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Quanta tristezza ragazzi... </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://espresso.repubblica.it/visioni/cultura/2015/11/02/news/facebook-in-topless-contro-il-razzismo-1.236980" target="_blank">APATEPORIA DELLA SETTIMANA (3 NOV)</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Peggio di un social network stupido c'è solo un social bacchettone (e stupido).</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Insomma FB proprio non ce la può fare!!!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.corriere.it/foto-gallery/tecnologia/social/15_novembre_03/essena-o-neill-lascia-instagram-rivela-prendevo-1300-euro-post-b7844afa-8229-11e5-a104-fdcef15e2bea.shtml" target="_blank">PENTIMENTI MUTANTROPICI</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Scusate signori, vorremmo farvi una domanda perché veramente fatichiamo a capire. Perché quando queste cose le diciamo noi (e magari un paio d'annetti fa, leggere blog per credere), tranne pochi dotati di pensiero autonomo, suscitiamo nei più e al più un'ironica indifferenza, mentre se invece le dice il Corriere fanno scandalo?</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Davvero, qual è il limite del conformismo? Dove l'uomo consapevole di oggi è disposto a ragionare con la propria testa e non con le cartelle stampa della più becera industria tecnologica?</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L'articolo recita "il re di Istagram è nudo di fronte a questa 18enne". No, finché la gente guarda col prosciutto, il re non sarà MAI nudo. Forse abbiamo sbagliato a porre questa domanda al pubblico. Forse ognuno deve porsela per sé.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.corriere.it/salute/15_novembre_05/illusione-dell-amore-chimico-c42c2a70-839b-11e5-8754-dc886b8dbd7a.shtml" target="_blank">SESSO E (ALTRA) CHIMICA</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Bello quest'articolo. Si parla di "amore chimico", simpatica perifrasi per significare "droghe a fini di lussuria". Scusate la desuetudine del termine, ma veramente intendiamo lussuria e non erotismo, perché sappiamo tutti che chi le assume non cerca (solo) un momento erotico, in sé raggiungibile anche senza simili maratone delle mucose.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per favore, non siamo bacchettoni e ognuno fra le lenzuola è libero di fare ciò che vuole, ci mancherebbe! Solo notiamo giusto di sfuggita come questo scambio semantico, questo contrabbandare amore e lussuria come se fossero sinonimi, venga impietosamente smascherato dagli effetti reali di tale pratica.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un altro aspetto del fenomeno che noi chiamiamo "<a href="http://technesya.blogspot.it/2014/02/lanti-mutantropo-involontario-ovvero-il.html" target="_blank">anti-mutantropo involontario</a>", ovvero una vendetta della natura sulla cultura</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://video.corriere.it/x-factor-eleonora-eliminata-se-prende-skin-non-ci-si-puo-fidare-nessuno/c34980f2-8469-11e5-b29e-3b4e1335d833" target="_blank">NO TALENT!</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">È chiara la dinamica? Prendete una minorata mentale, inconsapevole del mondo e della vita ma con una voce accettabile, la mettete in mostra vendendo spazi pubblicitari, poi quando non vi serve più la buttate via.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Aveva ragione Ivan Cattaneo: chi ha creato i sedicenti talent dovrebbe esser messo in carcere!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E chi li segue inconsapevolmente è un inconsapevole complice</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/11/10/foto/gianni_morandi-127027935/1/#1" target="_blank">APATEPORIA DELLA SETTIMANA (10 NOV)</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Gianni Morandi, come la gran maggioranza dei vip del resto, se ne frega altamente di FB. </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Noi aggiungeremmo che anche lui, come noi e come ogni essere umano minimamente dotato di materia grigia, sa bene che questo strumento è vuorto e illusorio e ha importanza solo per gli idioti (leggi "la maggioranza della popolazione"). È parte del gioco, un male noioso e necessario, a cui oggi non puoi rinunciare per le diaboliche dinamiche che si sono venute a instaurare.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma obietterete che anche noi siamo su FB. Certo, quindi qual è la differenza fra noi e lui? Che noi non contiamo un cz. Quindi? Possiamo esimerci da FB? No, semplicemente non possiamo permetterci un social media manager :)</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ah, la buona vecchia miniera... dava il pane e forgiava uomini veri…</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://video.corriere.it/video-embed/71c1f7c8-877a-11e5-91a7-6795c226a8af" target="_blank">EGONANISMO FATTO A SISTEMA</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Tra gli esempi di Mutantropia borghese da noi considerati più aberranti ci sono gli sport estremi. Per favore spiegateci perché un essere umano che ha avuto ogni fortuna dalla vita, specie in termini monetari, anziché rendersi utile al mondo e all'umanità va a rischiare la pelle in modi sì stupidi e costosi. Per quel po' di adrenalina in più oltre a quella che generosamente possono fornire molte sostanze disponibili su mercati più o meno legali? O per farsi bello agli occhi del mondo, ovvero per egonanismo fatto a sistema? Mondo che lo riconosce come tale - cioè bello - solo negli strati più sfortunati, specie in termini mentali, della sua popolazione.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma, lo sappiamo, la natura tende sempre a rivalersi sulla cultura. Ogni tanto qualcuno tira le cuoia. Ad altri invece, come ad es. a questo tanghero qui, viene dato un buffo avvertimento...</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/11/11/il-macello-degli-orrori-di-ghedi-bs-mucche-torturate-e-batteri-letali-per-luomo/437530/" target="_blank">L'INSOSTENIBILE IPOCRISIA DEL CARNIVORISMO</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ebbene sì, cari, non è un segreto il fatto che noi, come ormai a milioni d'altri, propugnamo il vegetarismo come unica dieta sana (per chi non ha determinati ordini di problemi) e sostenibile, e francamente ci siamo stancati di dover discutere ogni giorno con carnivoristi ormai senza argomenti, se non quella che noi chiamiamo "la ragione del coprofago" (ovvero "lo faccio perché mi piace"). Ammettendo così che l'alimentazione carnea è paragonabile allo stupro, poiché comporta la costrizione di un essere senziente al proprio piacere.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Poi ci sono notizie come questa, e tutti a girarsi dall'altra parte. Mah, se c'è un gesto mutantropico che veramente vale la pena fare..............</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="https://www.facebook.com/122275871138101/videos/1174562075909470/" target="_blank">FINTA ARTE</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ecco un ottimo esempio di pseudo-Sinestesi, ovvero una forma d'arte apparentemente pari a quella da noi vagheggiata ma mancante di un elemento che sembra marginale, ma che nondimeno fa la differenza.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Tecnologica e multimediale, prevede la collaborazione di più artisti. Purtroppo però non evoca archetipi, anzi, punta tutto su sorpresa e suggestione - ovvero sull'intrattenimento - e nulla sulla crescita interiore.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Sia chiaro: non la consideriamo "brutta". Anzi, la aborriamo proprio perché "bella". Cercando di mettere in guardia sul grande inganno che su una mente semplice e poco riflessiva può avere certa bellezza.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/11/12/news/baustelle-127104686/" target="_blank">L'ENNESIMA IPOCRISIA CONFORMISTA</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">SCONCERTANTE! </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I sedicenti Baustelle, secondo noi uno dei più colossali bluff della storia musicale recente (per quanto non recentissima), dei mediocri contrabbandati per artisti da una stampa senza discernimento, quindi parte dell'osnoblosi dei tempi che corrono, quindi fautori di una musica borghese nella misura in cui, fingendo il cambiamento, in realtà promuovono l'immobilismo... ecco, proprio loro ora strombazzano di voler "sfidare la musica boghese".</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Certo che non c'è limite alla faccia tosta, eh? </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">O è semplice mancanza di consapevolezza collettiva?</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://video.corriere.it/battiato-stecca-x-factor-9-pioggia-critiche-social/06829376-8f79-11e5-bb0e-f8f4aecfe338" target="_blank">CRITICHE AD CAZZUM</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Carissimi, ecco una dimostrazione pratica di ciò che intendiamo quando dichiariamo che i sedicenti Talent Show (mai nome fu più fuorviante) sono spettacolini insulsi di entertainment per minus habentes.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per carità, il m. Franco Battiato avrà anche avuto una brutta giornata, ok, la sua performance non sarà stata perfetta. Poi immaginiamo il tedio che questa canzone rappresenti per lui, tanto richiesta dalla massa quanto sistematicamente poco capita.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Però lui l'ha composta, lui è un artista e uno dei maggiori del dopoguerra. I frequentatori del risibile X Factor no, sono dei burattini bravi a cantare ma che fuori dal'etere non riescono MAI a combinare nulla di buono, a quanto ci consta senza eccezioni.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Eppure questi mediocri, questi ragionieri della tecnica canora e i loro amici, si permettono di deridere un vero artista, uno a cui tutti i "talentuosi" prodotti in 8 edizioni di quest'insulsaggine messi insieme non sono "degni di allacciare i calzari". Mah, Francuzzo, potevi restare a casa quel giorno, eh?</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/11/21/foto/milano_raduno_paninari-127856029/1/#1" target="_blank">(ABERRANTI) CONFORMISMI D'ANTAN</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In compenso questo era un modello mutantropico aberrante: superficiale, conformista e sostanzialmente imbecille. Conobbe un certo successo fra le fasce mentalmente più sfortunate della popolazione, provocando lazzi e dileggio negli altri.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Fasce che, diciamolo, non sono certo diminuite con la sua inevitabile scomparsa, cosa evidente non solo da quest'articolo: basta guardarsi in giro ;)</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="https://www.facebook.com/Videosdelculo/videos/872029249546240/" target="_blank">CIECO EGONANISMO</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Sono in molti a chiederci perché ci occupiamo di Mutantropia se il nostro è sostanzialmente un blog di estetica e critica d'arte.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Secondo noi la risposta è insita nella nostra stessa azione. L'arte è diventata puro entertainment, artifizio retorico finalizzato al sollazzo o, al più, alla sorpresa, solo in rari casi arriva al gusto dell'enigma, ma sempre fine a se stesso. </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per noi no. Per noi l'arte ha ancora il potere di mutare l'uomo, da qui l'attenzione alla Mutantropia. Perché l'uomo normale, di questa natura, è ciò che viene rappresentato qui. </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Complimenti.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><a href="https://www.facebook.com/sinesthesys.technesya/photos/a.1611837062402077.1073741826.1611837029068747/1648807315371718/?type=3" target="_blank"><b>APATEPOFOBIA MORTUARIA</b></a></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La morte, come abbiamo in più punti scritto nel blog, non è un fenomeno mutantropico, per quanto sia fuor di dubbio un mutamento umano. Nondimeno non è volontario, non segue "una percezione di vantaggio", se non in rarissimi casi che forse meriterebbero un post apposito.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma di certo per i più la morte è un cambiamento "naturale", accidentale e involontario. E spesso indesiderabile, al punto da far nascere vere e proprie psicosi.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Come quella che stiamo vivendo nei confronti del terrorismo, una delle cause di morte meno frequenti in assoluto, ma probabilmente quella per cui più si spende, e nel nome della quale addirittura si combattono guerre, cioè si causa morte.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il sonno della ragione genera mostri, diceva un artista di vera eccezione, noi non possiamo che confermarlo con un filo di amarezza.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/28/sanremo-giovani-carlo-conti-tenta-di-ringiovanire-la-carovana-con-la-formula-dei-talent-il-risultato-fallimentare/2260954/" target="_blank">APATEPORIA DELLA SETTIMANA (30 NOV)</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Anche quest'anno Sanremo si preannuncia la solita spazzatura.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non c'è nulla che si salva in questa notizia: sua maestà prezzemolo carbonato (in predicato di tumore all'epidermide) Carlo Conti, l'inguardabile formula dei talent, i performer tutt'altro che artisti ma che s'atteggiano come tali, lo stile approssimativo con cui è stato scritto l'articolo.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">POVERA ITALIA!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://27esimaora.corriere.it/articolo/il-caso-james-deentra-sesso-e-consenso/" target="_blank">MEDAGLIA ABERRANTE</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Egonanismo, "cultura dello stupro" (eeeh?!!?), carnivorismo. Per noi sono tutti aspetti della stessa medaglia, da noi abbondantemente descritti in vari post, non ultimo <a href="http://technesya.blogspot.it/2014/01/etica-ed-estetica.html" target="_blank">quello sull'etica</a>. </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La Sinestesi esiste anche per persone così, per quanto si rifiutino di credere di avere un problema.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E a modo loro hanno ragione: il problema è educativo e culturale. Alla fine la "cultura dello stupro" (neologismo aberrante ma corretto) è solo un aspetto particolare della più generale cultura dell'ego, veramente all'origine di ogni male dell'uomo. </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma... quanto ne era esente la sig.na Stoya? Davvero vuol farci credere che è diventata pornostar per generosità e "attenzione all'ambiente"? </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://video.repubblica.it/edizione/milano/guccini-trionfa-in-libreria-sui-social-mi-hanno-dato-del-vecchio-comunista-rincoglionito/220586/219785" target="_blank">L'ARTE DI SOPRAVVIVERE</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Certo... in teoria potremmo essere d'accordo con l'utente di facebook che ha definito Guccini "vecchio comunista rincoglionito". Ma, al contrario dell'ammorbante immondizia musicale che hanno sparso in giro i sedicenti talent, notiamo che:</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- almeno lui è stato un artista. Di parte, legato ad un periodo, ma certamente un artista. E a modo suo disinteressato, ovvero interessato al progresso del suo secolo, non al suo</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- in questo senso ha accettato l'apateporia di riconoscersi non più attuale, specie negli ultimi tempi. Così fa l'Eumutantropo, chapeau!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- infine ha il coraggio di dire ciò che non dice nessuno: le canzoni oggi sono inutili, infatti è rinata la più retrograda, retriva e melensa canzone d'amore</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Caro Francesco, se fossero tutti come te i comunisti e i rincoglioniti.... vivremmo in un mondo migliore! Grazie :)</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://video.espresso.repubblica.it/dossier/la-posta-de-gli-antennati/caro-bonolis-quant-e-finta-la-sua-simpatia-la-videolettera-de-gli-antennati/7174/7197" target="_blank">CONFORMISMO D'EGO</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">O sorpresa, o gaudio! non sapevamo che anche lo spinosetto Riccardo Bocca degli Antennati disprezzasse visceralmente gli artisti egoici. A volte ci stupiamo di come la verità sia inconsapevolmente condivisa :)</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/12/07/news/vita-da-vegani-un-business-sempre-piu-ricco-1.242455" target="_blank">NUOVE FRONTIERE DELL'OSNOBLOSI</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ovvero la proposta di modelli mutantropici legati ai lati più frivoli e marginali di una scelta veramente seria e responsabile. Dateci retta, per favore: per vivere in armonia col mondo non c'è bisogno di inventarsi nuovi business, basta essere buoni esseri umani e... scegliersi modelli mutantropici elevati. </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In caso di dubbio... una SANA sessione di Sinestesi! </span></div>
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<b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><a href="http://www.corriere.it/moda/news/cards/chiara-aimee-mariano-chi-sono-fashion-blogger-piu-influenti-mondo/editrici-indipendenti_principale.shtml" target="_blank">CI<span style="line-height: 115%;">Ò</span> CHE CI È OPPOSTO</a></span></b></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Vorremmo tanto esprimerci in termini di "regno del male", ma al di là del voler evitar figure ;) sappiamo anche bene che il male non è rappresentato da questi burattini di dubbio gusto, ma dalle multinazionali che ci lucrano.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Opposti a noi perché apparentemente dicono di voler favorire la Mutantropia, ma non quella dell'anima bensì quella del guardaroba, che si rinnova senza esperienze sinestetiche o sforzi di volontà, bensì grazie all'apertura del portafogli.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Mutaspetto esteriore della più stupida e superficiale specie. Marchio indelebile di infamia mutantropologica a chi decreta il loro successo (dai che ce l'abbiamo fatta ad essere un po' millenaristi! :D)</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/12/14/news/c-e-un-unica-soluzione-chudere-questo-sanremo-1.243271" target="_blank">ALTER CORPUS</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">A volte ci sentiamo meno soli, grazie Riccardo Bocca per aver detto (forse meglio) cose che noi ripetiamo da AAANNI. Bravo!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Manca la seconda proposta-soluzione, anche più interessante: eliminare una volta per tutta quel corpus osnobloticus di Carlo Conti. NON SE NE PUO' PIU'! </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.repubblica.it/politica/2015/12/15/news/rai_rimosse_dalla_conduzione_ferrario_minzolini_condannato_a_4_mesi-129510062/" target="_blank">PRO MEMORIA</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per favore ricordiamo, per favore non dimentichiamo.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non dimentichiamo che nella notte più profonda della Repubblica siamo stati così idioti da farci governare, e sputtanare nel mondo, da un ometto indegno ed egopatico chiamato Berlusconi.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non dimentichiamo che lui, incredibilmente intestatario del più sconcertante conflitto d'interessi dell'Occidente democratico, per dominare le televisioni non ancora sue (ovvero pubbliche) imponeva personaggiucci impresentabili con una caratura intellettuale paragonabile alla sua, ovvero praticamente nulla.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non dimentichiamo che il più astioso e inetto di tutti loro, il vergognoso Minzolini, fece cacciare professionisti di prima grandezza, da cui avrebbe solo avuto da imparare, compromettendo quasi definitivamente la credibilità del primo telegiornale nazionale.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non dimentichiamo, affinché non si ripetano notti simili.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.ilgiorno.it/milano/coppia-acido-1.1575643" target="_blank">EGONANISMO DELIRANTE</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Certo, quello di questa minorata mentale in crisi egopatica è veramente un caso limite, ma come tale descrive bene ciò che intendiamo quando indaghiamo le cause della Mutantropia, e conseguentemente dileggiamo l'egonanismo.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Sia detto per inciso: tranne casi di malattia e disagio psichico, tutto ciò che riguarda "l'autostima" è a dir poco contrario a qualunque sereno sviluppo umano. Qualunque cambiamento che abbia l'ego come fulcro (tranne i casi summenzionati) è semplicemente non etico.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Non so se avete notato ma, al di là del caso limite, le conseguenze di questo... come chiamarlo, <i>habitus</i> mentale? sono comunque sotto gli occhi di tutti.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/16/licio-gelli-burattinaio-della-nazione-fascista-comunista-democristiano-massone-ma-sempre-al-momento-giusto/2308277/" target="_blank">MUTANTROPIA E POTERE</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Purtroppo non ci è mai capitata l'occasione di approfondire quel diffuso fenomeno di finta Mutantropia nazionale, in realtà una variante dell'immobilismo, dai più conosciuto come "gattopardismo". Fingere di cambiare affinché nulla cambi.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Qui sono elencate le varie identità di uno degli uomini più misteriosi e potenti d'Italia, recentemente scomparso, per quanto la sua identità fosse sempre rimasta una sola, quella fascista. Un uomo dimesso dal carcere negli anni '80 per problemi di cuore e, pur godendo di ottima salute, mai più rientrato.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Forse questo ci dimostra la sua biografia: il potere è questione di tempismo. Sì, ma in che cosa? Nello smascherare le vergogne (anche mutantropiche) altrui. Attività finto-deosnoblotica finalizzata a mantenere il controllo, quindi il potere, sugli altri. </span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Davvero, il cosiddetto "Venerabile" porta ai limiti, quasi forza, tutte le nostre categorie.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">A dir poco... inquietante!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://secondnexus.com/social-commentary-and-trends/perspectives/price-gauging-pharma-ceo-martin-shkreli-arrested/?ts_pid=934&utm_content=inf_33_1164_2&tse_id=INF_4ef0a975c0994313aa2c23a75fe1b03c" target="_blank">QUANDO SI DICE "BAD KARMA"</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Attenti ragazzi, che le mutantropie non sono tutte uguali!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.corriere.it/cronache/cards/alberi-natale-l-orrore-che-ogni-anno-ci-dobbiamo-sorbire-in-piazza-casa/quell-albero-coi-sex-toys_principale.shtml" target="_blank">ORRORE RICORRENTE</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ogni anno lo stesso orrore. Che va ben oltre a quello macroscopico, visibile, estetico.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">È l'orrore di una delle festività simbolicamente più potenti dell'occidente, forse la prima vera festività mutantropica di sempre: con la rinascita della divinità rinasciamo, trasformati, noi stessi.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Riteniamo che sia proprio per ESCLUDERE sistematicamente quest'aspetto che il Natale è diventato l'orrore che tutti conosciamo.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.corriere.it/scuola/medie/15_dicembre_16/rinuncia-regalo-natale-bimbi-africani-insultato-facebook-e9bfb7e6-a413-11e5-900d-2dd5b80ea9fe.shtml" target="_blank">JUNK SOCIAL</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ciò che veramente ci stomaca di facebook è che ha evidenziato tutti i limiti della democrazia che, quand'è usata così male e in modo così utilitarista, altro non è che democratismo.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Insomma noi amiamo quando si compiono equità e giustizia, cosa impossibile se il voto - o in questo caso il parere - di un idiota ha la stessa importanza di quello di un essere umano (non vogliamo dire intelligente e saggio, ci basta almeno cerebralmente normodotato).</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Finché un minorato mentale, e dobbiamo dire piuttosto grave, ha il diritto di scrivere "prima gli italiani" pervertendo le intenzioni di un midello mutantropico eccellente, facebook sarà per noi il simbolo di ogni male dell'epoca tecnocratica moderna.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_dicembre_20/vatileaks-bertone-non-risarcimento-ma-beneficenza-soldi-casa-versati-mia-insaputa-d2ebc252-a6e9-11e5-9876-dad24a906df5.shtml" target="_blank">VERGOGNA</a></b></span><b style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><a href="http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_dicembre_20/vatileaks-bertone-non-risarcimento-ma-beneficenza-soldi-casa-versati-mia-insaputa-d2ebc252-a6e9-11e5-9876-dad24a906df5.shtml" target="_blank"> TALARE</a></b></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L'immobilismo non è solo opposizione al cambiamento all'unico fine di mantenere i propri privilegi, è anche negazione della realtà.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma soprattutto è incapacità ad imparare dalle esperienze altrui. E così quest'uomo impresentabile sotto ogni profilo non ricorda la meschina figura fatta anni fa da Scajola detto Sciaboletta.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Quante altre cose ti riguardano a tua insaputa, vergogna antropologica simil-vivente? La tua arroganza? La tua cecità? La bestemmia di ogni tuo respiro?</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/11/29/news/demetrio_stratos-128414753/" target="_blank">DEMETRIO FOREVER!</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un artista epocale, immenso. Una personalità unica di cui quest'Italietta devastata dai più infami (sedicenti) talent avrebbe DRAMMATICAMENTE bisogno!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ferro? Mengoni? Jovanotti? Morgan? Ragazzi di cosa nutrite la vostra anma? L'anima, la componente più importante del vostro cammino su questa terra!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/22/cultura-chi-la-sta-uccidendo/2324560/" target="_blank">LA MORTE DELLA CULTURA</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Bellissimo articolo! Forse un po' troppo pieno di citazioni, che sapete che non amiamo (chi le usa è come se ammettesse la debolezza delle sue argomentazioni), ma che condividiamo appieno.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E per dimostrarlo ne citeremo la parte più tosta ;) Cosa uccide la cultura? Semplice, l'osnoblosi, ovvero quel fenomeno che ha le caratteristiche "della corruzione della vita economica, civile e politica; della pratica endemica di favori, a tutti i livelli: scambio di carriere politiche contro favori privati, concorsi pubblici decisi sulla base di accordi fra gruppi di pressione o cordate e non su quella del merito, cariche pubbliche a figli o amanti; dello sfruttamento di pubbliche risorse a vantaggio d’interessi privati; del familismo; del clientelismo; delle caste; della perdita stessa del senso delle istituzioni da parte dei governanti; della mafiosità dei comportamenti; della vera e propria penetrazione delle mafie in tutto il tessuto economico e nelle istituzioni; della perdita stessa delle istituzioni da parte dei governanti".</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Bravo!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/28/bondi-io-servo-pentito-di-berlusconi-era-brillante-allopposizione-fallimentare-al-governo-e-peggio-del-conte-ugolino/2334961/" target="_blank">IL SERVO PENTITO</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Certo, la Mutantropia non è cosa facile, specie se la decisione di cambiare non è data da un'evoluzione dello stato di coscienza bensì da una dolorosa apateporia.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Però quest'uomo non ha scuse: troppo stupido, troppo prosciutto sugli occhi, troppo servile prima, così come ci risulta falso e ipocrita adesso con le sue lacrime di coccodrillo.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Bondi, sei fra le persone moralmente meno invidiabili che abbiamo mai visto! 'Nu guapp'e cartone che se la prende col padrone anziché con la sua immane imbecillità.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Siamo facili profeti nel prevedere prossime devastanti apateporie.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.corriere.it/reportage/esteri/2015/bosnia-l-islam-radicale-alle-porte-d-italia-nel-cuore-dell-europa/" target="_blank">SEGNO DEI TEMPI</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Quando diversi anni fa ormai, alcuni di noi si occuparono del dramma di Sarajevo, fummo ben attenti ad osservare cosa stava diventando quella società oggi. Fino al 1992, ovvero pochi anni prima, la città veniva chiamata "la piccola Gerusalemme" per la possibilità unica in Europa di trovare una chiesa cattolica vicino ad una ortodossa, una sinagoga vicino a una moschea. E di sentire le più diverse campane armonizzarsi con la litania del muezzin.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma i cristiani ortodossi, in gran parte Serbi, furono cacciati in quanto aggressori, così i cattolici, in gran parte Croati, considerati traditori. A questo punto gli Ebrei, fino a quel momento intoccati, hanno cominciato la loro fuga e la storia tristemente insegna che la fuga degi Ebrei non porta MAI a nulla di buono.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Oggi questa è la situazione: un'occasione di società moderna e multireligiosa irrimediabilmente perduta, un monocolore islamico in via di annerimento, prospettive mutantropiche di scontro e violenza. E tutto ciò solo grazie all'Occidente e alla sua incapacità di essere ciò che dice.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Beh, verrà così a capire a proprie spese, che poi sono le nostre, l'importanza della coerenza in un processo mutantropico. Auguri gente.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><a href="http://www.corriere.it/tecnologia/15_dicembre_30/apple-accordo-l-agenzia-entrate-fisco-318-milioni-euro-e18af314-aebe-11e5-8a3c-8d66a63abc42.shtml" target="_blank">I SOLITI IDIOTI</a></b></span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Occupandoci noi di tecnologia (fra le altre cose), non è certo un segreto la nostra posizione nei contronti del mostro osnoblotico di Cuperino. Ma sia chiaro: non disprezziamo la Apple in sé, alla quale anzi riconosciamo lo sforzo di aver voluto essere migliore di Microsoft, cioè la peggiore di tutte, vero e proprio benchmark negativo superato persino dalla Canistracci di Pozzallo Ragusano ;)</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Quello che rimproveriamo al frutto dell'egopatia esiziale (in senso proprio) di Steve Jobs è l'aver voluto assurgere a mito, a leader profetico, a creatura sovrumana e sovrastorica di questo scorcio di millennio, in ciò sostenuta da milioni di idioti in tutto il mondo (in tempi di democratismo il sostegno dell'idiota è la mossa più furba e vigliacca possibile), quando in realtà produceva solo ninnoli costosi migliori giusto dei peggiori, i Microsoft.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">E nel farlo ha utilizzato ogni mezzuccio scorretto, ogni politica truffaldina, ogni possibile sfruttamento dell'ingenuità popolare e della dabbenaggine dei milioni di cervelli cui s'è fatto riferimento poc'anzi, ne abbiamo parlato a più riprese nel blog. Fra le altre cose ci sono stati... così... appena appena 880 MILIONI di euro di evasione fiscale nei confronti dello Stato italiano, cifra superiore al prodotto interno lordo di almeno una ventina di Stati!</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ora ha raggiunto un accordo per una cifra che è meno della metà. Perché non dimentichiamoci che anche noi rappresentiamo un esempio di grande correttezza nel mondo. Non paghi una multa? Ti sequestrano prima la macchina poi la casa. Mentre con i forti un accordo lo si trova sempre.</span></div>
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Buon anno Italia, osnoblotica figlia della commedia di tua stessa invenzione :*</span></div>
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Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-4309410077328066382015-12-03T22:21:00.000+01:002015-12-15T00:25:45.414+01:00No, Crozza Osnoblotico No!<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Cari, voi tutti sapete quanto vogliamo bene a Crozza, eccezione assoluta nel mondo dello spettacolo nazionale, uomo scomodo come solo una volta si osava fare, comico dalle incontenibili capacità deosnoblotiche. Gli vogliamo bene e lo sosteniamo con tutti noi stessi. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nonostante questo, o forse proprio per questo, ci sentiamo di dirgli che stavolta ha preso una cantonata e contiamo di dimostrarglielo senza scomodare grandi metafisiche, ci basta il livello mutantropologico. Nell'ultima puntata del Paese delle Meraviglie, infatti, esattamente quella di venerdì 27 novembre, è arrivato a <a href="https://youtu.be/NmTipxS8FUo?t=184" target="_blank">dileggiare la medicina omeopatica</a>, specie nei confronti dell'antibiotico: una totale assurdità. Caro Crozza, se una persona intelligente come te arriva a farlo, non può che essere vittima d'errore o di manipolazione. Pensiamo e speriamo sia il primo caso.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A maggior ragione è assurdo se paragonato all'antibiotico, etimologicamente "anti-vita", veleno che è veramente l'estremo rimedio. Sono quelli che ti vendono l'antibiotico a darti l'Inc. Cool 8, non so se te l'hanno detto.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Poi CERTO che laddove l'antibiotico è necessario ben venga, così come l'intervento chirurgico o, che so? la chemioterapia, ma ti garantiamo che la medicina... come chiamarla? ufficiale? allopatica? farmacodotta? ha molte più zone d'ombra di quelle che credi, zone dove non arriva o se arriva fa danno.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Inoltre fai un indebito e disonesto paragone fra la medicina omeopatica e l'erboristeria (i rimedi da te citati, tipo arnica o calendula, sono infatti innanzitutto erboristici prima che omeopatici, pirlùn!), doppiamente stupido perché da una parte fai la figura dell'ignorante, dall'altra non si capisce quali delle due vuoi offendere e per non sbagliare offendi entrambe. Ti ricordiamo solo che più del 90% della tua amata farmacopea è tratta da derivati vegetali, perché produrre principi attivi di sintesi è perlomeno antieconomico, quando non proprio inefficace. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Forse vuoi mettere in guardia chi, trovandosi in caso di "male estremo", usa rimedi omeopatici al posto degli estremi rimedi di cui sopra, ma l'informazione si fa facendo cultura, non diffondendo sospetto e pregiudizio, se no è una forma di osnoblosi come un'altra. Citiamo allora la <a href="http://www.informasalus.it/it/articoli/serravalle-crozza-omeopatia.php" target="_blank">risposta che ti ha dato il dott. Eugenio Serravalle</a> e che, scusaci, ma ti meriti appieno.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Te lo diciamo per esperienza diretta di alcuni di noi, sinestetica al massimo perché vissuta. Ben vengano gli antibiotici, ma ci sono luoghi in cui la farmacopea è impotente e altri in cui è potente ma fuori luogo. Il corpo umano è qualcosa di molto più complesso di un ammasso di cellule che necessitano di questo o quel componente chimico. Il corpo vibra, splende e vive di energie tanto sottili quanto vitali, oltre che difficilmente misurabili. E a quelle vibrazioni arriva invece la medicina omeopatica, come altri rimedi olistici, e spesso la loro superiorità ai prodotti farmaceutici nel <i>placebo test</i> è tuttora inspiegabile.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ci permettiamo nel nostro piccolo di suggerirti, a te e a Francesco Freyrie (con cui alcuni di noi hanno lavorato in passato): se un'industria - specie se potente - ha un'opinione, questa è più facile che sia osnoblotica piuttosto che veritiera, o perlomeno di reale pubblica utilità. Se sei a contatto col tuo corpo, se la tua vita è vera Sinestesi e non mero edonismo, allora capisci da solo cosa ti cura e cosa t'inganna, quando non t'avvelena.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Meno sudditanza all'industria farmaceutica e più Sinestesi, caro amico Crozza! Per il resto continua così, siamo tuoi ammiratori incondizionati :)</span><br />
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Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-40236233351046987512015-11-06T17:33:00.001+01:002023-09-24T23:40:09.102+02:00Fine di un'Apateporia, non di un'Epitome<br />
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">Carissimi tutti, è giust'appunto finito Expo, un evento che ha rappresentato uno dei punti più bassi della politica e della pubblica amministrazione nazionale: furti e malversazioni di ogni tipo, balle sparate sin da subito e nemmeno mai smentite oltre ogni vergogna, <a href="http://scenarieconomici.it/expo-2015-chiude-in-profondo-rosso-ecco-i-conti/" target="_blank">un buco finanziario di diverse centinaia di milioni</a> di euro. Peggio: dal momento che, per piaggeria e conformismo, almeno gli ultimi DUE mesi un minimo di visitatori ci sono stati, ha seguito una retorica del successo che ha qualcosa di veramente preoccupante, se solo non fossimo in Italia, il paese che la retorica l'ha inventata e della quale ha sempre vissuto. In realtà la città si è impoverita e per cosa? Per aumentare i vari debiti delle diverse amministrazioni? Davvero, se questi milioni perduti fossero stati distribuiti a pioggia su tassisti, ristoratori e strutture ricettive oggi Milano starebbe meglio.</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">A suo tempo l'avevamo definito "<a href="http://technesya.blogspot.it/2015/04/expo-unapateporia-epitome-dosnoblosi.html" target="_blank">un'apateporia epitome d'osnoblosi</a>", ma solo perché la maggior parte dei sempliciotti e delle anime belle (noi compresi) si aspettavano qualcosa dall'esposizione universale. E secondo i più stupidi di loro (o i più osnoblotici: non dimentichiamo che quella dell'osnoblotico è l'opinione dell'idiota con sovrapprezzo di arroganza) un successo lo è veramente stato. Ma secondo tutti gli altri oggi non c'è più apateporia, ormai lo schifo è assodato, non c'è spazio per lo sconcerto. Resta la retorica, ovvero l'epitome d'osnoblosi. Non possiamo certo tirarla giù noi, ma in questo periodo abbiamo ricevuto diverse email di gente disgustata per come sono andate le cose a Milano. Pubblichiamo volentieri una di queste testimonianze, mantenendola anonima per non far incorrere l'organizzazione in problemi di sorta. Sappiate solo che si tratta di un festival di cui abbiamo già parlato e con la cui organizzazione è quindi nato un canale comunicativo privilegiato.</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">Ci hanno scritto: "ma in mezzo a questo schifo, a quest'incapacità di gestire le cose con un minimo di decenza, a questa totale noncuranza delle esigenze del cittadino e del tessuto sociale, la cosa che ci ha deluso di più è stata la gestione della... come chiamarla, iniziativa? coacervo di retorica? bolla illusoria? denominata Expo in Città. Noi, come decine di altre piccole organizzazioni, associazioni di volontariato e culturali, puntavamo moltissimo su Expo e sull'indotto - in termini di presenze e di risonanza - che si sarebbe verificato in città, quindi per noi era di fondamentale importanza un'iniziativa simile. E, almeno nelle sue intenzioni, Expo in Città doveva essere la soluzione a 1000 problemi: un'organizzazione <i>super partes</i>, che quindi poteva dirimere eventuali contrasti, una comunicazione efficientissima e una visibilità privilegiata per iniziative in tema con l'esposizione a prezzi nulli o ragionevoli. Ma non fu nulla di tutto ciò, e non tardammo ad accorgercene. </span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">- Innanzitutto l'iscrizione al sito è stata lenta e farraginosa, in più tempi, come se qualcosa non funzionasse mai, come se nel 2015 si potesse ancora presentare una piattaforma online difettosa e disagevole, fatta dal cugino o dall'amico e non da un professionista. Ma questo, per quanto sconcertante, fu il meno.</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">- Ovviamente nessuna delle tante <i>location</i> che avevano aderito al progetto erano interessate a lavorare con gente come noi. Si dicevano aperte alla cultura, ma in realtà tutte cercavano Armani, cioè il clientone da spennare: i loro costi erano più che triplicati rispetto al 2014.</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">- Inoltre non erano tenute al benché minimo patto, alla minima condotta etica da Expo in Città. A noi addirittura due di esse hanno annullato il contratto, una addirittura dopo aver incassato la caparra e ovviamente senza la minima intenzione di renderla. Ma la cosa più preoccupante è stata l'organizzazione di Expo in Città che, interpellata in merito, si rifiutava di dirimere le questioni ritenendosi solo un intermediario. Insomma hanno dato le associazioni, noi, i piccoli, in pasto ad un branco di squali senza scrupoli!</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">- Il tutto senza nemmeno porre il minimo filtro alle iniziative partecipanti. Hanno trovato uguale posto (e pari dignità) vegani e carnivori, naturalisti e industrialisti, fascisti e comunisti, insomma tutto e il contrario di tutto per un minestrone indistinguibile di migliaia di eventi confusi e contraddittori. Ovviamente la stramaggior parte dei quali disertata dal pubblico.</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">- Non meglio ha fatto quel coacervo di ipocrisia chiamato Cascina Triulza, "<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">la casa</span> della società civile<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif"> in Expo"</span>: per un tavolo, dicasi UN TAVOLO che parlasse di noi per 4 giorni, ripetiamo QUATTRO GIORNI, hanno avuto il coraggio di chiederci più di 7000 euro! Dov'era la società civile, impresentabile Cascina Triulza? Quella degli amici dei tuoi amici?</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">- Comunque un'altra ennesima delusione è stata nella comunicazione di Expo in Città. Sul loro sito il nostro evento non appariva con nessuna delle parole chiave che lo identificavano, [...], il che semplicemente significa <span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">risultare invisibile</span>. Interpellata in merito l'organizzazione <span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">continuava a</span> nega<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">re</span> la circostanza, fino a rasentare la sfacciataggine. La cosa è stata messa a posto solo 2-3 giorni prima dell'inaugurazione!</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">- Un'altra cosa schifosa è stato il loro <i>free magazine</i> che, in teoria, avrebbe dovuto costituire una guida agli eventi. Innanzitutto nell'assurdo marasma di iniziative era impossibile descriverne ognuna in modo sufficiente (non diciamo dovizioso) ma la nostra, nel dettaglio, è stata descritta così male ma così male che sembrava organizzata dalla <i>location</i> ospitante. Davvero oltre al danno la beffa. </span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">- In ogni caso, per il colmo dell'inettitudine, il numero della rivista che ci riguardava [...] non è stato distribuito PROPRIO nella zona della <i>location</i>. Abbiamo controllato: è stata l'unica zona in cui quel numero non è stato distribuito, non sappiamo se sia successo con altri. </span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">Il risultato quale pensate sia stato? Costi moltiplicati all'inverosimile, visibilità annullata, evento disatteso (come la maggior parte), insomma un certo qual disastro. Peggio, una vera rapina! Ci chiediamo e così chiediamo a voi: perché? <i>Cui prodest</i> una cosa simile? Questo ha significato Expo, un trasferimento di fondi da realtà piccole a squali senza vergogna?</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;"><br /></span>
<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">È per questo che oggi la politica, i telegiornali, la pubblica amministrazione, gli idioti e i leccaculo dicono tutti che è stato un successo? Devono far digerire quest'ennesima fregatura agli italiani?"</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">Restiamo sconcertati e non sappiamo bene cosa rispondere. Se non riflettendo su un aspetto fra i tanti, più esattamente una serie di episodi uniti dallo stesso filo: la barzelletta degli accessi. Nel novembre del 2014 i retorici ed osnoblotici responsabili di Expo strombazzavano ai 4 venti di aver venduto 20 milioni di biglietti. Noi non avevamo registrato la panzana, ma ce ne siamo resi conto quando, fra gennaio e febbraio 2015, fu pubblicamente ripetuta. Fu allora che i più attenti e critici fra i giornalisti (ovvero quelli che facevano il loro mestiere) ricordarono che era la stessa cifra dichiarata due mesi prima, per cui una delle due doveva essere falsa, oppure la vendita di biglietti si era inspiegabilmente <span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">interrotta</span>. Ovviamente a questo rilievo seguì il più imbarazzato silenzio.</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">Il balletto "20 milioni sì / 20 milioni no" andò avanti almeno fino a maggio/giugno quando, fatti i primi conti degli esorbitanti e incontrollati costi di Expo, si era arrivati a comprendere che il pareggio dei conti, il famigerato <i>break-even</i>, si sarebbe raggiunto solo con la vendita di 46 milioni di biglietti. Un'enormità, quasi tutti gli abitanti d'Italia, ma in fondo Shangai 4 anni prima non ne aveva fatti ben 70? La cosa era ancora più triste per il fatto che ad Expo, com'era abbondantemente prevedibile (e da tutti quelli dotati di cervello abbondantemente previsto), l'affluenza fino a quel momento era stata piuttosto scarsina anzichenò. Poi qualche genio scoprì l'uovo di Colombo: forse con un biglietto che non sia una rapina l'afflusso sarebbe aumentato, e venne così proposto il biglietto serale a € 5. Quand'è stato? Forse agosto? Fatto sta che a settembre finalmente fecero la loro comparsa visitatori in massa e almeno gli ultimi due mesi, con ottobre, videro un'affluenza che da degna di nota diventò parossistica, eccessiva. Abbiamo dedicato <a href="https://www.facebook.com/sinesthesys.technesya/posts/1640936862825430" target="_blank">un divertente post</a> su facebook sull'argomento (ringraziamo l'amico Crozza). E alla fine di ottobre l'annuncio TRIONFALE: "abbiamo superato i 21 milioni di biglietti"!</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">Aspetta... trionfale... per chi? O per cosa? Certo, avevano raggiunto una cifra che l'anno prima hanno sparato come balla e che li aveva imbarazzati fino a quel momento. Ok, ma peccato che per raggiungere il pareggio fosse necessaria una vendita più che doppia, i menzionati 46 milioni, e A PREZZO PIENO! Mentre quella dichiarata, i famigerati 21 milioni di cui una buona parte a prezzo decimato (da € 46 a 5), denunciava solo l'imbarazzante perdita che Expo ha rappresentato per le casse di Stato ed enti locali. </span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
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<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif" style="font-family: arial;">Una città rapinata, cittadini stressati, operatori delusi, piccole imprese escluse, medie dissanguate e grandi a sgomitare, ma per che cosa? Si diceva che se tutti quei soldi fossero stati distribuiti a pioggia sulla città ne avremmo certamente guadagnato tutti<span face=""arial" , "helvetica" , sans-serif">.</span> Ma dai telegiornali si sentono solo toni trionfalistici. Qualcuno ancora non ha ben chiaro cosa sia l'osnoblosi? O per quest'occasione la derubrichiamo a semplice stronzaggine?</span><span style="font-family: arial;"><br /></span>
<br />Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-89811018741408140092015-10-05T09:23:00.001+02:002021-05-17T23:26:12.960+02:00L'Eccezionalità del Bene<br />
<span style="font-family: arial;"><span face="Arial, Helvetica, sans-serif">Carissimi e a quanto pare intimiditi lettori (che fine hanno fatto i commenti?), il passaggio delle recenti festività ebraiche ci ha suggerito di approfondire certi concetti esposti nel nostro precedente <a href="http://technesya.blogspot.it/2015/08/sulla-responsabilita-culturale.html" target="_blank">post sulla responsabilità culturale</a>, perché dire che Ligabue fa schifo è troppo facile e comunque non basta. Parleremo allora di un'intellettuale ebrea del recente passato, Hannah Arendt, scrittrice, filosofa e storica tedesca naturalizzata statunitense, donna coraggiosa nel perseguire la verità contro ogni tornaconto personale ma soprattutto ogni conformismo, incarnando uno dei pochi esempi di autentica Mutantropia evolutiva del suo/nostro secolo. Per la sua biografia prendiamo come riferimento quella del sito <a href="http://www.filosofico.net/arendt1.htm" target="_blank">filosofico.net</a>, oltre al <a href="http://www.mymovies.it/film/2012/hannaharendt/" target="_blank">capolavoro cinematografico omonimo</a> di Margarethe von Trotta.</span><br />
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<span face="Arial, Helvetica, sans-serif">Nata ad Hannover nel 1906, studentessa brillantissima, negli anni '20 a Marburgh diventa amante di Heidegger, il filosofo dell'esistenzialismo ontologico, purtroppo mai veramente fermo nel condannare il nazismo. "Il pensiero è quella silenziosa conversazione che c'è fra me e me stesso", si cita nel film. Sposatasi due volte, amica dello scrittore Walter Benjamin da noi amato per il suo saggio <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/L%27opera_d%27arte_nell%27epoca_della_sua_riproducibilit%C3%A0_tecnica" target="_blank">L'Opera d'Arte nell'Epoca della sua Riproducibilità Tecnica</a></b>, durante il secondo conflitto mondiale diventa una rifugiata di guerra senza diritti politici prima a Praga, poi a Parigi, poi ancora a Lisbona. Nel 1941 riesce fortunosamente a fuggire negli Stati Uniti, dove non cambierà il suo status almeno per altri 10 anni, cioè fino a quando il governo americano non le concederà la cittadinanza. Lo stesso anno pubblica il fondamentale <b>The Origins of Totalitarianism</b> (“Le origini del totalitarismo”), frutto di un’accurata indagine storica e filosofica. Arriva così a giudicare la cosiddetta "ideologia" come uso indebito della facoltà razionale umana, quindi potenziale origine di ogni attività totalitaria, insomma un brutto effetto della razionalità finalizzata al proprio tornaconto, all'egonanismo. Afferma filosofico.net: "la mente gioca con se stessa: l'atteggiamento ideologico, privo di un vero ideale, assolutizza la facoltà logica facendola esorbitare dai suoi limiti costitutivi, in modo tale da costruire una pseudo-realtà, impermeabile all'esperienza della realtà autentica, al cui interno vige la pretesa di spiegazione totale che nega, di fatto, la vocazione della natura umana alla libertà di iniziativa" mutantropica, aggiungeremmo noi.</span><br />
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<span face="Arial, Helvetica, sans-serif">Ma la vera svolta nella sua vita avverrà dopo altri 10 anni. Nel 1961, infatti, in qualità di inviata del settimanale New Yorker, assiste a Gerusalemme al processo contro il gerarca nazista Adolf Eichmann. Il resoconto di questa esperienza viene inizialmente pubblicato a puntate sulla rivista newyorkese e successivamente proposto in forma unitaria nel 1963, con il libro <b>Eichmann in Jerusalem: a Report on the Banality of Evil</b> (in italiano <b>La Banalità del Male: Eichmann in Gerusalemme</b>). Un'opera in sé ai limiti del pedissequo, se non fosse per il suo stile di scrittura unico per vivacità e irruenza, ma da un certo punto di vista altro non era che la trascrizione degli eventi processuali cui ha assistito, talvolta accompagnati da commenti e impressioni. Eppure... l'opera arrivò a scatenare un vespaio di polemiche così intense e rancorose da portarla, nel giro di pochi anni, al quasi totale isolamento specie in seno alla comunità ebraica internazionale.</span><br />
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<span face="Arial, Helvetica, sans-serif">Sostanzialmente ciò che veniva considerato pietra dello scandalo erano due sue osservazioni: l'aver considerato Eichmann non un genio del male, bensì un grigio burocrate (da qui la "banalità" del suo operato), e aver adombrato il sospetto di corresponsabilità nell'operato dei capi comunitari ebrei durante il nazismo, secondo lei in certi casi possibilmente collaborazionisti. Apriti Cielo: le comunità ebraiche di tutto il mondo, a cominciare da quelle americane, cominciarono a lanciare minacce e insulti prima in direzione del New Yorker, poi direttamente della sua persona. E alla fine lei perse la stima della varie intellighenzie internazionali, ovvero degli ambienti intellettuali, ma anche dell'opinione pubblica, persino dei suoi amici più stretti.</span><br />
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<span face="Arial, Helvetica, sans-serif">Da un certo punto di vita la cosa era comprensibile: non erano passati vent'anni dalla fine della guerra e da quel dramma epocale chiamato Shoà (così come oggi tutti ricordiamo cosa successe nella seconda metà degli anni '90) e per le comunità ebraiche assetate di giustizia, se non proprio di vendetta, e comunque coerentemente al loro credo, la responsabilità del singolo era tutto. Insomma era inaccettabile pensare che il "grigiore" di un conformista (vedere le caratteristiche del mutantropo grigio nella nostra <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/02/la-matrice-mutantropica-ovvero.html" target="_blank">matrice mutantropica</a>) potesse solo minimamente scagionare un criminale nazista dalle sue responsabilità. Così come era necessario apparire vittime di questa tragedia, il solo sospetto di una complicità ebraica era incompatibile. Illuminante, in tal senso, il parere di Benjamin Murmelstein, ultimo presidente del Consiglio Ebraico del ghetto di Theresienstadt (o Terezin), magistralmente intervistato nel 1975 da Claude Lanzmann per quel capolavoro di cinematografia documentaria (per il soggetto più che per la regia) che è stato <a href="http://www.mymovies.it/film/2013/thelastoftheunjust/" target="_blank">L'Ultimo degli Ingiusti</a>, del 2013. Un altro personaggio inferocito con la Arendt, anche perché - a suo dire - assolutamente incolpevole. In effetti, schiacciati sotto il tacco della violenza nazista, i capi ebrei dovevano ingegnarsi nelle più sottili arti diplomatiche per poter preservare le loro comunità o almeno evitare i più gravi danni.</span><br />
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<span face="Arial, Helvetica, sans-serif">Insomma, nel merito non è detto che Hannah Arendt avesse ragione al 100% ma, come giustamente si deduce dal film, il problema non fu di merito ma di metodo. Se una grande intellettuale, una delle maggiori del suo secolo, ha un sospetto, un'intuizione, se ne può parlare pacificamente? Può esistere un confronto su opinioni adeguatamente argomentate che esuli dal pregiudizio e da una verità storica imposta per opportunità (si veda il nostro post sull'<a href="http://technesya.blogspot.it/2012/02/ideologia-arte-e-civilta.html" target="_blank">osnoblotizzazione ontologica della storia</a>) - per quanto questa sia vista come necessaria - confronto unicamente orientato alla conoscenza della Verità (ci si perdoni la maiuscola)? Si può insomma affrontare un problema al di fuori di ogni interesse personale e conformismo, senza la paura della gogna intellettuale ancor prima che mediatica? Cosa costa a un pensatore, come a ognuno di noi se decidiamo di assumere un'opinione personale, il diritto di percorrere la via della Mutantropia Evolutiva? Inutile dirlo, secondo lei costi quel che costi, foss'anche la stima del suo secolo e il quasi completo isolamento.</span><br />
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<span face="Arial, Helvetica, sans-serif">Intorno al cinquantesimo minuto del film una Hannah Arendt insegnante di filosofia imbevuta dal pensiero di Heidegger sembra darci torto, per poi darci incredibilmente ragione. Infatti insegna: "la tradizione occidentale risente di un grande pregiudizio, e cioè che il male peggiore che l'umanità possa commettere sia determinato unicamente dai vizi dell'egoismo. Ma nel nostro secolo abbiamo avuto la prova tangibile che il male è riuscito a radicarsi nel profondo delle nostre anime e oggi noi possiamo affermare che il male peggiore, chiamato anche male radicale, non ha assolutamente più niente a che vedere con motivi così umanamente comprensibili e peccaminosi come l'egoismo. Anzi, io direi che ha a che vedere con il seguente fenomeno, e cioè convincere l'uomo di essere superfluo in questo mondo in quanto uomo. Tutto il sistema dei campi di concentramento era unicamente finalizzato a convincere tutti i prigionieri che erano uomini superflui, prima di sterminarli con il gas. Nei campi di concentramento le persone dovevano imparare che una punizione non era necessariamente causata da una disobbedienza. Che lo sfruttamento non doveva generare profitti per nessuno e soprattutto che il lavoro non ha bisogno di produrre alcun risultato. Il campo di prigionia è un luogo dove ogni azione e ogni impulso diventano per principio privi di senso. In altre parole un luogo dove viene creata l'insensatezza. Riassumendo: se noi possiamo affermare che negli ultimi momenti del totalitarismo compare per la prima volta il male assoluto, assoluto perché ormai non è più riconducibile a motivazioni umane, noi possiamo dichiarare con certezza che senza di esso, cioè senza il totalitarismo, questa radicale natura del male noi non l'avremmo mai conosciuta". </span><br />
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<span face="Arial, Helvetica, sans-serif">Bene, come già illustrato nel <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/02/osnoblosi.html" target="_blank">post Osnoblosi</a>, secondo noi il fenomeno così chiamato ricrea, per le moderne società sedicenti democratiche, quello che ha cercato di fare il totalitarismo tramite il pensiero unico a suo tempo, ovviamente <i>mutatis mutandis</i>. Quindi grazie Hanna Arendt per aver vissuto, per il tuo pensiero e per il tuo coraggio, sei stata in grado di incarnare l'eccezionalità del Bene. Ma personalmente aggiungeremmo grazie per averci spiegato che l'osnoblosi è persino peggio dell'egonanismo. Grazie.</span></span>Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-47148847119751875462015-09-26T15:19:00.001+02:002015-09-26T15:22:31.558+02:00Bertrand Russell<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: helvetica, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un’opinione diffusa sia cretina anziché sensata.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/hphotos-xft1/t31.0-8/12022484_10153032307212382_7553410641163089227_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="191" src="https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/hphotos-xft1/t31.0-8/12022484_10153032307212382_7553410641163089227_o.jpg" width="320" /></a></div>
<br />Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5518676768227397760.post-11754165233673746022015-08-24T22:07:00.000+02:002015-08-27T17:42:08.719+02:00Sulla Responsabilità Culturale<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Dobbiamo dire che o il nostro lettore si è raffinato o l'ascoltatore medio dell'industria culturale italiana ha perso qualche certezza cammin facendo. Infatti se non è passato poi molto tempo dall'accorata apologia che i suoi paladini fecero dell'indifendibile Morgan, ben poco è successo in difesa di Morandi, Ligabue e Jovanotti, da noi dileggiati nella nostra <a href="http://technesya.blogspot.it/2015/05/risposta-aperta-ad-aldo-grasso.html" target="_blank">risposta aperta ad Aldo Grasso</a>, giusto qualche dubbio espresso privatamente su facebook sull'opportunità di bistrattare così cotanti mostri sacri. Già, mostri sacri, non sottoprodotti pseudo-culturali un po' imbarazzanti in un paese civile.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">No perché, scusate, ma ha attirato la nostra attenzione la recente dichiarazione di certo Claudio Coccoluto, all'apparenza un attempato signore ma in realtà storico DJ di un postaccio celebre come tale da anni: la famigerata discoteca (aaargh) Cocoricò di Riccione. Gli anziani fra noi ;) ricordano che veniva considerato assolutamente "un posto del c." già negli anni '80, ci chiediamo cosa ne sia rimasto oggi. Nondimeno capro espiatorio dell'inetto (oltreché inspiegabile) ministro dell'interno Alfano, da noi già più volte scherzosamente citato (<a href="https://www.google.it/search?q=definizione+di+sballo&ie=utf-8&oe=utf-8&gws_rd=cr&ei=B9nZVcLmE8H5ywPr04uoBg#q=technesya+alfano" target="_blank">cercare</a> per credere ;), che l'ha fatto chiudere perché sembra che vi spaccino droga, quando è dai medesimi anni '80 che lo sanno anche i sassi. Forse Alfano l'unico interno che capisce è quello del suo cervello, dei cui angusti spazi ha modo di conoscere il più di ciò che avviene (a quanto traspare, assai poco).</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Dicevamo che il summenzionato sig. Coccoluto, a quanto pare celebre spacciatore di suoni inarticolati da lui sorprendentemente chiamati "musica" (ma pare sia pagato per farlo, ed ecco spiegato il mistero di tanta apparente osnoblosi:), in occasione della drammatica scomparsa di Lamberto Lucaccioni, 16 anni, deceduto dopo aver assunto una pasticca di ecstasy nel suddetto notorio luogo, è addirittura arrivato ad affermare che "<a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/07/20/ai-ragazzi-dico-il-vero-sballo-e-solo-la-musica20.html" target="_blank">il vero sballo è solo la musica</a>". Scusate cari lettori, ma raramente una frase è stata tanto vera e tanto falsa allo stesso tempo, merita quindi una piccola disamina.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">A costo di sembrar pedanti, indagheremo la sfuggente definizione di "sballo". Il <a href="http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/S/sballo.shtml" target="_blank">dizionario del Corriere</a> se la cava con uno "stato di allucinazione prodotto da una sostanza stupefacente", ma non meglio fanno altri, come ad esempio il <a href="http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=sballo" target="_blank">Garzanti</a> che tuttavia aggiunge "situazione eccitante e fuori dal comune; cosa che piace molto", o l'<a href="http://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/S/sballo_2.aspx?query=sballo+%282%29" target="_blank">Hoepli</a>, che tende a enfatizzare l'eccitazione. Insomma, tranne quest'ultima definizione maggiormente permissiva, sembra che sballo e musica abbiano poco o nulla da spartire. Il che renderebbe falsa la frase testé pronunciata: la musica non c'entra con lo sballo, procurato prevalentemente da certe sostanze o da situazioni eccezionali. O almeno non col, per citarlo testualmente, "vero sballo". Ma allora questo cos'è? Come lo si provoca? Francamente non sapremmo dirlo. Forse il vero sballo arriva solo con l'uso di droghe e con buona pace di Claudio "anima bella" Coccoluto, per quanto noi conosciamo molti altri sistemi per avere esperienze eccitanti ed elettrizzanti, ai limiti dell'extracorporeo e comunque oltre l'ordinario, ovvero extra-ordinarie, che anzi vengono parzialmente inibite, se non proprio impedite, dalle droghe. E molte di queste, ebbene sì, sono accompagnate da musica.</span><br />
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ma allora Coccoluto in qualche modo aveva ragione? Bhe, da un certo punto di vista sì. Peccato che stesse parlando di una cosa che non conosceva: la musica. Parliamo ovviamente di "buona musica" perché certo, se musica è "suono artisticamente organizzato" (per artisticamente si intenda "culturalmente e a fini non razionali", cioè non referenziali) allora anche quella di cui si occupa lui è ""musica"" - doppie virgolette d'obbligo - ma per non sembrare più cattivi di quelli che siamo, e ce ne vuole ;), sull'argomento citiamo volentieri l'<a href="http://www.corriere.it/opinioni/15_agosto_04/non-si-puo-sballare-il-permesso-questore-dda4e7f8-3a71-11e5-8bd9-fe8cdeda281d.shtml" target="_blank">articolo di Severgnini sul Corriere</a>. Col giornalista raramente ci troviamo d'accordo, ma qui lo condividiamo, apprezzandolo per profondità di analisi ed equilibrio di giudizio. Solo... alla sua frase, peraltro riportata, "se offri musica così (<i>hard core</i>, <i>techno</i>, <i>trance</i>), se la mandi a 120 decibel (un aereo al decollo), se hai un parco-luci così (strobo da 5.000 watt, teste mobili, accecatori, <i>videoled</i>)", vorremmo aggiungere: non vi ricorda qualcosa? A noi sì: arte multimediale a precisi fini sinestetici. </span><br />
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Certo ma... quali fini sinestetici? Si dice che l'albero si giudica dai frutti, ma ciò non ci impedisce di fare viceversa, ovvero giudicare il frutto dall'albero. E... che frutti possono dare tre bombardamenti, uno di ritmi <i>house</i>, uno di decibel e l'altro di fotoni? Per carità, conosciamo e a modo nostro amiamo i cosiddetti "ritmi lemuriani" (tipici dei generi sopra citati) ma veramente in tutt'altri contesti e a diverse, diciamo così, dosi. La musica porta a stati trascendenti, è risaputo da sempre e sistematicamente utilizzato nei riti anche solo sociali dell'uomo. È questo il "vero sballo" o è quello finto? Ma può portare anche agli stati più primitivi ed elementari della nostra animalità, dipende da che schema neuronale si vuole, più o meno coscientemente, attivare. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Insomma signori, sappiamo bene che il buon Coccoluto può aver avuto le sue abitudini, può aver composto la musica che ha composto ma non è lui responsabile della morte di quel ragazzo. Però guarda caso contrabbanda per "divertimento" una sorta di aberrazione culturale. Sia chiaro, sono tutti liberi, i gestori del Cocoricò e i loro numerosissimi clienti, questo è il tempio del divertimento moderno (invero un po' attempato, va', ma che lì tiene duro), però non ci si stupisca di una necessità, di una tecnica di sopravvivenza, di un quasi automatismo chiarissimo persino al Severgnini ;)</span><br />
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Signori scusate ancora e chiudiamo. Questo intendiamo per responsabilità culturale: dire le cose come stanno, ed è l'unica operazione veramente deosnoblotica che possiamo fare contro certi accadimenti. Tanto la verità è relativa e ognuno è libero di avere la propria opinione, ma troppe cose sono taciute per interesse. Insomma le cose van dette, persino su Morandi, Jovanotti e Ligabue (che poco fa ha inutilmente rovinato la Notte della Taranta a Melpignano), non solo su Vasco e Morgan (o Ferradini, o Ramazzotti), persino che la <i>techno</i> è così disarmonica e lontana da un equilibrio psicofisico sano da indurre all'uso di stupefacenti forti. Solo per citare le 4 cose di cui s'è parlato, saltando forse il discorso sull'emotività esagerata o pornografia femminile, da noi a suo tempo citata a proposito di <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/02/ideologia-arte-e-civilta.html" target="_blank">civiltà</a> e di <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/03/osnoblosi-sinestesa-sinestetica-e.html" target="_blank">Sinestesia</a>, rappresentata in musica dalle migliaia di voci melodiche e sentimentali che da sempre ammorbano la scena nazionale. Finché non si dicono le cose come stanno si è parte del problema e non della soluzione, inoltre parte inconsapevole, tonta e cieca. Ricordate <a href="http://technesya.blogspot.it/2012/02/osnoblosi.html" target="_blank">una definizione di osnoblosi</a>? "Tesi di rilevanza collettiva tipiche dell’ignorante, dell’ingenuo, del plagiato", ovvero fino ai livelli del buon e "innocente" Coccoluto con le sue sconcertanti prescrizioni di "vero sballo" sul cadavere di un "suo" ragazzo, uno più sfortunato di tanti. E proprio in quel luogo lì, pensa un po'. Chissà perché pare che all'Auditorium di l.go Mahler ci siano meno operatori di vendita al dettaglio lì apposta a "fare marketing"...</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Perché cantava Battiato (oh, quanto ricordiamo gli anni 80!) "<i>e sommersi soprattutto da immondizie musicali...</i>". Di questo verso ci ha sempre impressionato un termine: l'avverbio "soprattutto". Perché già siamo sommersi di ogni immondizia culturale, sopra ogni equità e decenza. Ma "soprattutto"... per soprammercato... per incredibile colmo, o... per sconcertante necessità..?</span><br />
<br />Technesyahttp://www.blogger.com/profile/17250505522689564894noreply@blogger.com4