5 febbraio 2018

Rammarico per un capolavoro mancato: Parnassus



Una recensione in forma di trama (con total spoiler ;)

Su richiesta ma anche per assonanza con questo lavoro di Terry Gilliam, regista che abbiamo avuto modo di apprezzare a più riprese, recensiamo qui il film Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo, dell'ormai lontano 2009. E ciò non solo per il suo valore artistico ma soprattutto perché questo personaggio, un santo, un iniziato, uno psicoterapeuta immaginifico, utilizzava un sistema di esperienza sensoriale totale che comprendeva "sensi" altri e normalmente poco considerati, quali l'intuizione o ancora il senso del Karma, cui punterebbe anche l'opera che come estetica adotti la Sinestesi, o Sinestesopera.

Parnassus: l'incarnazione della poesia in un uomo, nel senso originario di ποιείν (poiein), fare, ma fare a livello animico e psichico (etimologicamente dovrebbe trattarsi dello stesso ambito), su se stessi e sugli altri. L'esperienza sensoriale più informazioni trasmette, ovvero più è sinestetica, più ci rende consapevoli delle nostre azioni, quindi responsabili, perché maggiormente coscienti delle dinamiche di causa-effetto in atto. Il sistema di valori viene messo alla prova, si opera una scelta e la Mutantropia ha modo di essere evolutiva. Idea quindi interessantissima per noi, eppure il film, capolavoro di fantasmagoria, ci ha lasciati perplessi in più di un'occasione. Forse non è facile spiegarne le cause, anche perché non siamo certi di aver capito tutto (pure Parnassus ebbe a dire "non si preoccupi se non capisce tutto immediatamente"), quindi proviamo a ripercorrerne i passaggi logici ricostruendo la trama non come la presenta il film ma riordinando in senso cronologico gli eventi. Lo spoiler sarà inevitabile, ma vogliamo ricostruire il senso di un'opera e l'adeguatezza ai suoi fini, non pubblicizzare alcunché.

Allora, se abbiamo capito bene, 2000 anni fa o giù di lì Parnassus era un monaco sapiente, una sorta di abate che in un monastero remotissimo insegnava e conduceva rituali e giaculatorie. Un brutto giorno arriva da lui addirittura il diavolo in persona (beato lui: a noi fa visita decisamente più spesso) e impersonato da Tom Waits, amichevolmente chiamato mr. Nick, che gli chiede di render conto delle sue azioni. Lui risponde di appartenere a un ordine il cui compito è narrare la Storia con la esse maiuscola, ovvero quella sacra, senza la quale l'universo intero non si reggerebbe in piedi. Al disprezzo del diavolo segue il suo azzittimento forzato di tutti i narratori e cantori, eppure... il fuoco continua a bruciare, la neve a cadere, il vento a soffiare, insomma il mondo prosegue com'è sempre stato. Mr. Nick ne ride ma consiglia loro, a mo' di consolazione, di darsi ad amene attività borghesi/conformiste quali lo shopping o la crociera, ma qui un rapace svolazzante lo imbratta a dovere. Il monaco comprende: la Storia la sta raccontando qualcun altro e altrove, sembra così aumentare il suo stato di coscienza.

Ma qui arrivano i primi problemi: il diavolo propone una scommessa, cosa normale e nelle sue prerogative, ma ci suona strano che un monaco accetti. Cosa può volere dal diavolo un uomo votato a Dio, un iniziato ai Misteri più arcani? Se è veramente vicino all'Altissimo, cosa può esserci che non abbia già o a cui non abbia scelto di rinunciare a suo tempo? Già ci sembra inspiegabile, a meno che il nostro non fosse un vero iniziato bensì un cantore di storie sacre qualsiasi, una specie di pappagallo di certi culti a sfondo mantramico. Ma in sovrappiù è la sua richiesta che ci lascia interdetti: vuole l'immortalità (la formula da lui utilizzata "la vita eterna" dimostra solo la totale incomprensione di questo concetto da parte dell'autore). Cioè, si lancia in una gara di salvataggio di anime - in numero simbolico di 12 - pur di poter vivere per sempre. A parte il fatto che è assurdo, perché nessun vero iniziato darebbe valore alla perpetuità indefinita del corpo fisico, ma entra anche in conflitto di interessi: vuoi salvare le anime o la tua forma terrena?

Eppure in questo eserizio salvifico lui rappresenta una religione fantasiosa, libera e responsabilizzante per l'adepto/iniziato - oseremmo chiamarla gnostica - (celebre la frase "non voleva governare il mondo, voleva che il mondo si governasse da sé"), mentre mr. Nick rappresentava quella violenta e dogmatica, dove il fedele era controllato (quindi deresponsabilizzato) col terrore e l'imposizione. Nonostante ciò Parnassus chiese l'immortalità come normalmente intesa. Non vogliamo qui giudicare una debolezza umana, non essendo noi meglio di nessuno, solo la consideriamo irragionevole, improbabile, incoerente col personaggio evocato. Il quale in ogni caso vince la sfida e diventa immortale, ma in seguito arriverà a comprendere che il diavolo l'ha semplicemente fatto vincere, perché sapeva che i tempi sarebbero cambiati e lui avrebbe perso consensi. Al di là del fatto che siano poco chiari i metodi di entrambi, evidentemente questa perdita di consensi ha stroncato il nostro, che con l'andare dei secoli e dei millenni diventa un barbone ubriacone completamente allo sbando. Non sembra nemmeno alla mercé di Nick, che quindi non si capisce a che scopo l'abbia fatto vincere, e che anzi lo ignora del tutto, infatti quando ha voluto rivederlo in occasione di un innamoramento violento e improvviso ha dovuto usare espedienti ai limiti della correttezza.

Ma alla fine, deduciamo dopo circa 1940 anni, i due s'incontrano ancora e questo secondo patto è tanto più chiaro quanto più semplice, e forse più spiegabile: distrutto dal fallimento della Verità Sacra (apateporia massima immaginabile) l'ex iniziato sprofonda in una spirale di degrado dalla quale pensa di potersi sollevare con l'amore terreno. Pur di avere questa donna scommette ciò che non ha, il figlio di quell'amore al 16° anno di età, altra follia nella quale non cadrebbe nemmeno un borghese di medio buon senso. Accordo raggiunto, torna giovane e addirittura mortale e conquista la ragazza, seppure non tutto sia perfetto. Probabilmente con lei deve aver pensato di portare in giro un baraccone ambulante, per quanto non se ne capisca il motivo, nella forma di un carrozzone fatto di nani (Percy, abbreviativo di Perceval come il cavaliere, un ex adepto del monastero col ruolo del grillo parlante) e ballerine e lustrini. Ma il cui pezzo forte era uno specchio magico: luogo incantato dove, grazie ai suoi potenti influssi psichici, la gente poteva vivere i propri desideri in senso immediato e comprensibile, una sorta di instant karma immaginifico e folle ma intelligibile, ad ogni causa un effetto, ad ogni scelta una ricompensa immediata. Il massimo livello possibile di sinestesia, anzi, scommettendo sull'imparzialità della mente di Parnassus, oseremmo dire di Sinestesi. In realtà non si capisce né come né quando né perché lo costruisca, ma tant'è, si tratta di un potentissimo strumento di terapia psicologica per via onirica.

L'amata moglie però muore di parto a 60 anni dando alla luce una figlia, Valentina (che inspiegabilmente non sarà consapevole del fatto). Con lei lui prosegue col suo carrozzone obsoleto e poco considerato da chicchessia, facendosi aiutare dal giovane di belle speranze Anton, abile attore oltre che intelligente esploratore del mondo oltre lo specchio. Questo infatti è tutt'altro che innocuo, perché finora si è trattato di flashback, ma il film si apre con la sparizione nello specchio di una persona - ok, un ubriaco molesto e arrogante - e qui non si capisce bene perché questo pazzo di Parnassus vada in giro con un potenziale simile e sia tanto facile per la gente entrarvi accidentalmente (divertentissima la storia del bambino salvato da Anton). Ma si avvicina il 16° anno di età della bellissima Valentina e il vecchio Nick viene a riscuotere. Parnassus non si arrende, vuol capire come uscirne e consultando i tarocchi pesca la carta dell'impiccato. Ecco che la sua ciurma salva un uomo appeso e moribondo che si rivelerà essere un misterioso smemorato senza nome. Valentina, colpita dalla sua avvenenza, si affretterà a chiamato George - "come san Giorgio", altro cavaliere e notorio uccisore di draghi - ma in seguito conosceremo il suo vero nome: Tony Shepard.

Quest'ultimo per un po' sarà il vero protagonista del film, ovvero quello cui sono affidate le principali scelte e riservato il principale svolgimento drammatico. All'inizio, da buon smemorato ma abile nel marketing, si rivelerà superbo nel risollevare le sorti del carrozzone ormai in rovina della compagnia (bellissima la sua frase "non devi aver paura dei cambiamenti"), attirandosi le ire di Anton la cui abilità sembrava poca cosa in confronto (il ragazzo si lascerà andare a episodi quasi violenti, di cui si pentirà amaramente). Inoltre George/Tony parte scettico sull'effettiva funzionalità dello specchio, ma si ritroverà a cambiare almeno due volte aspetto mano a mano che, con le esperienze sinestetiche che questo comportava, andava ritrovando se stesso. Nel frattempo Parnassus e Nick avranno formulato un'altra scommessa: se l'ex monaco porterà a sé 5 anime prima dell'altro avrà la figlia salva. Ma l'inquieta Valentina sta passando un periodo difficile della sua vita, l'adolescenza, turbata dall'avvenenza di George/Tony e dalle continue delusioni nei confronti del padre alcolizzato e fatalista. 

E anche qui qualcosa non torna: in fondo Parnassus ha sempre avuto ciò che desiderava, non si capisce per quale motivo sia così passivo nei confronti degli eventi e tanto rassegnato alla bottiglia. Infatti addirittura Nick si rivelerà migliore di lui non solo non approfittandosi della bella Valentina quando l'avrà fra le mani (ma in fondo lei non è sempre stata sua? non aveva ideali conformisti e non era l'unica a fumare oltre a lui?), ma ogni volta rilanciando la posta con Parnassus quando lo vede sfinito e rassegnato alla sconfitta. Infatti gli propone di aiutarlo a catturare il mutevole Tony, che non era un genio del marketing, bensì un essere tanto turpe e perverso da risultare inviso persino al diavolo! Costui risulta essere stato a capo di una finta fondazione per l'infanzia in realtà finalizzata al riciclo di denaro per conto della mafia russa, e addirittura alla vendita di organi di bambini. Infatti, in fuga nello specchio dai criminali d'oltrecortina, subirà un'altra trasformazione di aspetto, mancando per un soffio una nuova impiccagione, come una sorta di rituale suicida che ogni volta lo portava ad un rinnovamento di personalità, ogni mancata morte come una rinascita.

E qui, scusate, ma c'è la parte meno verosimile del film: com'è possibile che mr. Nick, nome fittizio del diavolo, cerchi di incastrare il più diabolico dei personaggi? Cioè... non solo ha un'etica nei confronti della bella Valentina non approfittandosene, non solo ne ha una nei confronti dell'ormai vecchio amico Parnassus concedendogli seconde chance dopo ogni sconfitta, ma per di più vuole uccidere proprio colui che nel nome del guadagno e del benessere materiale sembra il personaggio meno portato a una visione spirituale dell'esistenza (celebre la frase rivoltagli da Anton "non pensavo che avresti compreso... nemmeno fra un milione di anni"). Qui francamente non si capisce bene chi sia il diavolo, quali siano le sue prerogative e perché agisca così. Sembra più etico lui di Parnassus (ormai beone cronico e perduto che ha persino cacciato il grillo parlante nano) e sembra voler operare giustizia, quando a suo tempo non si fece scrupoli a distruggere la comunità religiosa, oltre all'equilibrio mentale, del suo vecchio - anzi decrepito - "amico". 

Il quale però, in un guizzo di motivazione (la salvezza della figlia) si rivela all'altezza della situazione: inganna Tony, rompendo l'efficacia del suo rito di suicidio e comportandone perciò la fine. Insomma inganna e uccide, altra cosa che veramente lascia perplessi, per quanto avvenuta su un villain. Il film finisce in modo mesto e forse sfoggiando l'unico valore veramente coerente che riesce a trasmettere: il vecchio Parnassus, ormai un clochard giramondo senza amici, senza più il carrozzone né lo specchio, prostrato a chiedere l'elemosina fra le stranianti vie di Vancouver, rivede Valentina. La segue e la spia nel suo incontrarsi con la famiglia al tavolo di un ristorante di design, in abiti borghesi, come covenzionale e borghese è il marito (forse Anton?) e tale il quadretto famigliare creato con lui. Alla finestra Parnassus incontra ancora il suo consigliere nano Percy, che giustamente lo consiglia di non disturbare questa figlia ai suoi e ai nostri occhi aberrante. Così, per rispetto, per amore. E così lui fa. Poi, nei saluti e nei sorrisi all'amico Nick, nel lavoro con l'amato Percy, il senso di una rinascita e di una ritrovata dignità. Insomma, tanta psichedelia e tanto spreco di risorse per dire alla fine che l'amore è rispetto, è distanza, è lasciar vivere l'altro secondo i suoi valori (per quanto vomitevolmente conformisti), costituendone solo l'esperienza l'unico valido limite, non lo sterile precetto. Finalmente realizza un ideale spirituale di cui non fu all'altezza nel tempo che fu, se solo fosse stato possibile capire meglio quale. 

Riassumendo: apprezziamo moltissimo il film nel suo immaginario, nella sua fantasmagoria, nel suo mettere appunto il potere dell'immaginazione su un piano elevato, spirituale, salvifico, cioè escatologico, responsabilizzando il soggetto che ne fa uso. Immaginazione che con lo specchio di Parnassus esce dal mondo delle idee e si fa esperienza di vita, ovvero Sinestesia nella sua più piena e compiuta espressione. E apprezziamo moltissimo la morale emotiva del film, ovvero la necessità di distanza e rispetto per chi si ama, per quanto aberranti ci appaiano le sue scelte. Inoltre è una delle poche opere in giro a fare un tentativo deosnoblotico, di smascheramento, sul mondo di falsità e ipocrisie che si cela dietro la beneficenza e l'umanitarismo sotto i riflettori in genere.

Ma non ne condividiamo l'insegnamento che vorrebbe essere elevato ma è solo pasticciato, approssimativo, più volte errato, insomma fuori dallo stato di coscienza in fondo strettamente intellettuale, o al limite "poetico", del suo autore. Nel dettaglio:
- il titolo: il buon Parnassus non ha mai voluto "ingannare il diavolo", ha solo creduto (quasi mutantropicamente) di poter ottenere qualcosa di buono dal loro accordo. Lungi da lui ingannare chicchessia, è stato però ingannato e turlupinato, insomma ha vissuto una serie di apateporie, ancorché apparentemente inutili
- Parnassus giovane è un personaggio incoerente, perché non se ne comprende l'identità: se ha uno stato di coscienza elevato non poteva scegliere l'immortalità come desiderio, se ne ha uno non evoluto non poteva essere tanto influente come "guru" spirituale, come avatar, né creare uno specchio di simile potenza
- è incredibile come una persona col suo destino pur di avere una donna al suo fianco "venda" addirittura la propria progenie. Davvero questo punto urta fin la sensibilità dell'uomo comune, strano non lo faccia a una personalità tanto evoluta
- non è chiaro come e quando abbia costruito il suo specchio, né perché sia così poco in grado di controllarlo, infatti più di una volta degli innocenti ci finiscono dentro con rischi di grave pregiudizio (il primissimo personaggio addirittura scompare)
- Mr. Nick sembra più etico di chiunque altro, specie di Parnassus. Insomma se è poco definita l'identità di quest'ultimo, non lo è meglio quella del diavolo. Non perché in un film non possa esistere un "diavolo buono", ma perché nessun'opera può essere basata sul continuo e arbitrario cambiamento di prerogative e attitudini di protagonista, antagonista e deuteragonista senza grave pregiudizio di ogni effetto di senso
- in ogni caso resta incomprensibile perché il diavolo in persona, tentatore e malfattore, voglia addirittura uccidere il personaggio più diabolico del film: Tony Shepard
- infatti con questi difetti viene pregiudicata non solo la comprensione del film, ma anche la sua stessa struttura, il suo linguaggio, poiché risulta poco chiaro se riguardi aspetti psicologici, morali, ludici, spirituali o sentimentali, in una sorta di insalata indistinta e irrisolta

Insomma un capolavoro mancato, e di molto, per stato di coscienza autoriale non all'altezza delle ambizioni, pur in abbondanza di mezzi. Ricordiamo un antico e sempre buon metodo di valutazione estetica: se non sai di cosa parlare, osserva gli scoiattoli nel tuo giardino o i gattini nel tuo cortile, senza scomodare diavoli e santi. Avrai tutti gli elementi per una buona storia ed avrai detto la verità.