11 luglio 2014

Campi di Risonanza Interdisciplinare


Ragazzi, a volte avere ragione dà un po' di fastidio, eh? ;) Davvero, il gruppo Sinesthesys ha aperto questo blog... quando? 2 anni fa? Il primo post, "Provocazione", risale al novembre del 2011. A rileggerlo oggi ci vengono le lacrimucce agli occhi. Davvero abbiamo provocato alcunché?

Cos'è successo in questi due anni e più che mezzo? Abbiamo parlato di categorie collettive ancora poco distinte, come l'osnoblosi, connesse al controllo sociale tramite atiquifobie e apatepofobie. Abbiamo parlato della tendenza umana al cambiamento, che se finalizzata a un vantaggio si definisce Mutantropia. Abbiamo visto che c'è vantaggio e vantaggio e ci siamo soffermati sui famosi tre dell'egonanismo :) Ma soprattutto abbiamo parlato di schemi neuronali e dinamiche quantistiche. I primi usati da osnoblotici e immobilisti per indurre conformismo ed esercitare condizionamento sociale, le seconde che però possono ribaltarne gli effetti, specie se impiegate nella Sinestesi, un'estetica connessa ad archetipi in grado di produrre effetti mutantrogenici. Fate ricerche su queste parole, certi concetti ripetuti giovano.

Ci aspettavamo due reazioni uguali e contrarie a queste nostre parole: un entusiasmo tale da provocare la nascita di un movimento nuovo, oppure l'indifferenza più sprezzante. In questo abbiamo avuto torto, visto che nella realtà abbiamo raccolto un ristretto manipolo di follower critici (per fortuna!), nel generale e appena incuriosito scetticismo dei più, che spesso ci seguono giusto per farsi 4 risate. Sia chiaro: sono i benvenuti nel farlo, per quanto ci faccia sempre piacere il pensiero critico e il confronto che ne nasce, laddove si sia in grado di sostenerne uno ovviamente. 

Ma se in questo abbiamo avuto torto, in cos'abbiamo avuto ragione? Nel nuovo gruppo estetico nato per la realizzazione della Sinestesopera, che oggi ha cambiato nome in Janua Misterii, c'è il membro di una scuola Zen che ci ha segnalato questo master di accompagnamento empatico del morente tenuto presso l'Università di Roma Tre. È davvero impressionante come questa gente insegni a livello accademico e finalizzato all'utilità sociale (Pedagogia e Tanatologia, ovvero inizio e fine della vita) ciò che noi sosteniamo da più di due anni per una nuova estetica finalizzata all'evoluzione e all'autodeterminazione dell'individuo. 

Certo, loro utilizzano il concetto di "empatia" che noi tendiamo a sostituire con quello di "esperienza sinestetica". È chiaro che fra le esperienze di questo tipo rientrano tutte quelle empatiche, però noi non enfatizziamo questo aspetto dovendoci occupare d'altro: arte, consapevolezza e guarigione psicologico-sociale a fini mutantrogenico-evolutivi, ma i metodi sembrano i medesimi, specie quando si riferiscono al "linguaggio delle neuroscienze, della fisica quantistica e della neurocardiologia". Una veloce ricerca su internet ci fa trovare, ad esempio, uno scritto di Gioacchino Pagliaro che dalla "quantistica" mutua i concetti di campo morfico (noi lo chiamiamo morfogenetico ma poco cambia) e relativa risonanza, sottolineando l'importanza dei regimi di coerenza, mentre sulla neurocardiologia vorremmo, quasi di sfuggita, allegare un'immagine trovata online che rappresenta il campo elettromagnetico del cuore. O almeno così lo chiamano loro: chi è esperto di certe discipline avrà certamente riconosciuto la figura associandola ad altra denominazione. In ogni caso, come ben dichiarato da Pagliaro, «ogni individuo è circondato da un campo elettromagnetico derivante dalla combinazione di quelli generati dai vari organi, sistemi e dalla mente stessa (e non solo, ndr). Ogni bio-campo è interconnesso e interdipendente con gli altri campi elettromagnetici», così come William A. Tiller nel 2008 affermava che «la risonanza è il fenomeno con cui il mondo influisce su di noi, possiamo utilizzare la nostra risonanza per influenzare la realtà».

Ma per tornare al bando: «la manifestazione fenomenica della persona umana scaturirebbe da un'unica onda infinita, capace di dare e ricevere informazioni, invita a riflettere su questo modo di intendere il nostro essere, quale parte significativa, comprendente, cosciente dell’universo cosmico». Banalità per chi vive a questo stato di coscienza, cose sorprendenti e inedite per chi è avvezzo (solo) all'Accademia. Ma lo scritto va oltre: «si giunge a trascendere la separazione tra il soggetto e l’oggetto, secondo un rapporto paritetico. L’apertura e la creatività caratterizzano tale relazione umana». Incredibile davvero che simili concetti siano stati sdoganati in ambiente accademico-terapeutico (perché nell'accademia pura, ovvero nei dipartimenti di fisica quantistica, più che sdoganati sono stati creati ;) già prima e apparentemente meglio che in quello artistico. 

Poi, per carità, al di là delle sorprendenti affinità non mancano le divergenze, ovviamente connesse ai diversi scopi perseguiti. Noi non accompagniamo moribondi (senza offesa, eh? ;), anzi non accompagniamo personalmente proprio nessuno, ovvero lo accompagniamo impersonalmente, cioè tramite l'opera e il simbolo, e attendiamo che sia lo schema neuronale, guidato dall'archetipo e dalla sincronicità, ad indurlo al cambiamento. Cambiamento che, per la potenza delle simbologie evocate e per la struttura stessa della Sinestesopera, dovrebbe somigliare ad un risveglio o almeno al raggiungimento di un'"ottava superiore" nello stato di coscienza. Infatti abbiamo visto quali pasticci possano creare certe tecniche se goffamente utilizzate (si vedano ad es. i casi Gabbai e Boeri nelle maldestre mani della Abramović), anche perché in ogni caso il contatto con le proprie aree più recondite, così pregne di apatepofobie ed egonanismi, può sortire effetti inattesi e non sempre gradevoli per lo stato ordinario di coscienza. Ma se la Sinestesopera è ben fatta, un apparente trauma avrà solo effetti positivi ed evolutivi, mentre se si perseguono solo scopi di sorpresa e ricerca estetica sulla pelle altrui (cosa forse tentata dalla signora in esempio) davvero tutto è possibile...

Insomma, al di là dello scetticismo che noi certamente comprendiamo nelle coscienze ordinarie, vorremmo sottolineare come le nostre ricerche siano ormai condivise da ambienti ad esse assolutamente estranee, perché una verità se è tale può essere applicata nei più svariati campi. E... in fondo anche la Sinestesi opera un "accompagnamento al fine vita", no? (sebbene solo possibilmente empatico, non necessariamente), o almeno così auspica. Vorrebbe cioè che l'esperienza sinestesica fosse così forte, i suoi effetti mutantrogenici tali, che l'uomo che la vive da un certo punto di vista muoia. Ovvero inneschi processi mutantropici, di cambiamento, così potenzialmente radicali che alla fine di questi, e dopo tutto il tempo a ciò necessario, fosse un uomo diverso. Quello precedente simbolicamente morto. 


Pensando a queste cosette, il gruppo Sinesthesys si ritira in ferie. Forse alcuni di noi posteranno ancora, forse no. Intanto buon processo di fine vita... lavorativa a tutti! E per quelli che nonostante tutto sopravviveranno... ci si risente a settembre! ;D