23 aprile 2015

Expo: un'Apateporia Epitome d'Osnoblosi


Cari lettori, l'argomento che andremo ad affrontare è così vasto e disgustoso che ci viene da cadere dalla sedia. Vedremo quindi di essere sintetici, perché il mondo è quello che è e non vorremmo tediarvi ulteriormente con cose che sapete benissimo. Diciamo che ci ha divertito e commosso alle lacrime la parodia di Branduardi fatta da Crozza con la canzone "Alla Fiera dell'Expo". Quando fra il 2007 e il 2008 Milano vinse contro Smirne l'Esposizione Universale del 2015 ci accorgemmo subito che c'era qualcosa che non andava, perché un logo più brutto ma più brutto non era veramente possibile concepirlo, nemmeno da studentelli bocciati al primo anno del liceo artistico. Milano sotto gli occhi del mondo si diceva, al centro del mercato globale, un'occasione di visibilità e lavoro per tutti i cittadini in una sorta di delirio mutantropico collettivo. Certo, un'occasione. Ma per chi?

"E venne la Moratti che aveva un suo scopo, che coi suoi soci sull'Expo puntò, e venne Formigoni, con CL, che nell'affare anche lui si lanciò [...] e venne Silvio per farsi bello, che vide il progetto e altri soldi nell'Expo buttò, per tre anni neanche un mattone però si spostò, e venne un commissario, che fu cacciato, ne venne un altro, che fu indagato e intanto pompava milioni all'Expo [...] quanti appalti per le Coop, ma c'è un ritardo e allora emergenza e pochi controlli e subappalti, la corruzione, c'era di tutto e non c'era l'Expo. E venne la Finanza che chiamò il tribunale, che fece la retata, le perquisizioni, che trovò le prove e arrestò tutti e un'altra volta l'Expo si fermò [...] molti soldi eran spariti già da un bel po', ma venne Renzi con l'ottimismo (notare la musica da circo, ndr), che mise Cantone, che fece i controlli, che zittì la stampa, che raccontò a tutti che sarà un successo, che tutto il mondo visiterà Rho [...] fanno i saldi, ti fan lo sconto se sei del PD, e passa il tempo, lavorano di notte, e niente collaudi, fanno i camuffi, regalano i biglietti, sequestrano i cinesi, ti portano lì a forza se no sei un gufo, dai coraggio, ancora sei mesi e poi finisce 'sto caxxo d'Expo!".

Signori, noi siamo una redazione. Davvero, non saremo in tanti, decimati dalle difficoltà pratiche nel fare una proposta culturale di qualunque tipo in questo Paese che capisce solo le logiche di cui sopra. Siamo quelli che siamo, in molti precari o disoccupati, ma d'altro canto abbiamo tempo, intrappolati nei perversi meccanismi già illustrati in un post precedente (ah, per aggiornarvi diciamo che le pratiche sono rimaste OVVIAMENTE senza esito. A volte capiamo chi prende il kalashnikov...). Ma pensiamo a chi come noi ipnotizzato, di più, preso per fame dalla retorica di regime, ha visto un'occasione unica in Expo: persone intelligenti, di cultura, persone che hanno lavorato, hanno la partita IVA, che sanno come si fa. Spesso di buona famiglia (non è necessario ma rende il tutto ancor più sconcertante), quindi coi contatti giusti. Persone con idee e proposte e magari qualche piccolo soldino da parte per poterle lanciare, così... agli occhi del mondo.

Pensiamo ad esempio a chi cerca di organizzare eventi, magari di tipo culturale, che in occasione di Expo:
- non può aver trovato una location: i gestori di spazi sono impazziti, i posti sono tutti prenotati o costano il triplo rispetto a qualsiasi altro periodo. E a molti cui è stato detto di sì un anno fa sono stati rescissi i contratti, tanto conviene pagare la penale quando una cosa la si può rivendere al triplo del suo prezzo
- ha capito che è ASSOLUTAMENTE IMPOSSIBILE trovare uno sponsor. Di più, è impossibile trovare un fundraiser che trovi lui lo sponsor!! Da questo punto di vista si è distinta per inettitudine e vergogna l'associazione Assif: molteplici testimonianze convergono sul fatto che, contattata come associazione o contattati i suoi componenti singolarmente, non è stato possibile trovarne uno, NON UNO disposto a fare il suo mestiere, se non profumatamente pagato in anticipo e senza garanzie
- ha fatto una fatica improba a relazionarsi con tutti i settori della comunicazione in genere, come grafica, media o spazi redazionali, perché oberati di lavoro e quindi selvaggiamente in mano al miglior offerente. Il che simpaticamente significa condannare tutti gli altri - offerenti ordinari - semplicemente a non esistere
- nello specifico non è riuscito a trovare un ALLESTITORE! Roba da matti, un allestitore, uno che ti mette lì un tavolo e una sedia. Sappiamo di certuni che hanno ricevuto preventivi più che quintupli rispetto all'anno scorso e alla richiesta di spiegazioni si sono sentiti rispondere "guardi, di meno proprio non posso" e giù il telefono. Grandi professionisti, cosa farete dopo che sarà scoppiata la bolla e sarete disprezzati dai vostri veri clienti del lungo periodo? 
- questo da una parte, dall'altra ci sono gli altri fornitori, altri rispetto a quelli di food e comunicazione, che svendono a due melanzane e un peperone (è proprio il caso di dirlo ;) servizi che non richiede nessuno. Anche loro a far la fame in mezzo a un'abbuffata di pesci grandi a spese di quelli piccoli 
- così pensiamo a chi, come inevitabile conseguenza, devastato dai costi non riesce a proporre i propri servizi a un prezzo decente, col risultato di ritrovarsi il deserto dei clienti
- in compenso, per sbarcare il lunario, affitta parti di casa o aderisce a Uber, ricevendosi pure gli insulti di albergatori e tassisti, in quest'ultimo caso nell'ennesima e sconcertante guerra fra poveri

Insomma Expo, ancorché coacervo di corruzione e malversazione, volgare pressapochismo e becero voltagabbanismo, riesce anche ad essere tanto INCOMPRABILE quanto INVENDIBILE. Siamo alle solite: quest'evento che ha avuto un'organizzazione persino peggiore del suo primo logo (e ci vuole tutta!), si è rivelato un caso da manuale d'altri tempi di vampiro che, a vantaggio della grande industria, dissangua la media impresa e uccide o riduce al silenzio la piccola e l'artigianato. Che dal nostro punto di vista semplicemente uccide la cultura se non quella profumatamente prezzolata dai soliti interessi o quella che, decidendo di starne fuori, in pratica mette in atto un velleitario boicottaggio. Ecco la grande occasione che ci è stata data, propagandata come opportunità di Mutantropia collettiva in grado di trascinare il paese oltre la crisi, ma rivelatasi il solito regalo ai soliti noti a spese dei medi e con la morte dei piccoli. Insomma l'apateporia del nuovo millennio.

Saremo velleitari, ma noi lo boicottiamo. E vi ringraziamo se vorrete fare altrettanto.


ADDENDUM
Un video, soltanto un piccolo e innocente video. Buona visione.