13 maggio 2013

Verità e Stato di Coscienza


Cari amici, il nostro recente confronto "duro" col fan club di Morgan e le loro sublimi argomentazioni (del tenore "non capite", "usate paroloni difficili" [ma come? ma non eravamo noi a non capire?] e comunque "Morgan è un genio che non si discute"), ci ha persuaso ad approfondire l'argomento iniziato nel post Sinestesi e Verità.

Lì si diceva sostanzialmente che, secondo il nostro modesto parere, "verità" equivale a "possibilità", concetto che si lega indissolubilmente a quello quantistico di probabilità di distribuzione dell'elettrone. In sintesi una cosa è vera laddove possibile, e la sua "veridicità" nello spazio-tempo in esame è paragonabile all'eventuale funzione gaussiana di probabilità che gli elettroni avrebbero di distribuirsi in un determinato campo elettromagnetico. Chiaramente però la comprensione di questa variabile di probabilità dipende dallo stato di coscienza di chi guarda.

Detto in altre parole: più uno stato di coscienza è elevato, maggiore è la capacità di discernere la possibilità (o una modalità di possibilità), quindi la veridicità, di un'affermazione o un concetto. Detta probabilità, in un'ipotetica fotografia dell'istante, si distribuisce nelle due dimensioni di un foglio piatto, dove in alcune zone si concentreranno tanti puntini-elettrone da renderle quasi nere, in altre saranno più radi, in altre ancora del tutto assenti. La distribuzione non può essere quindi stocastica, se non in certi casi particolarissimi o solo in certe zone del foglio. Inoltre, se è vero che esistono Verità Eterne, è altrettanto vero che quelle di ogni giorno, le verità terrene e a maggior ragione quelle umane, nel tempo conoscono una variabilità sottoposta alla regola dell'apparire-brillare-sparire. Così il flusso di probabilità/elettroni si distribuirà come una nebulosa ottenuta dalla sovrapposizione di indefiniti fogli-istante, sempre diversa a seconda della verità in esame nelle 4 dimensioni dello spazio-tempo.  

Quanto più un singolo stato di coscienza riesce a figurarsi questa "nebulosa", questa struttura di possibilità, tanto più comprende una verità. Ad esempio un'affermazione come "la Metempsicosi è finalizzata all'uscita dal Samsara" ha un tasso di veridicità assolutamente diverso per l'iniziato ai Grandi Misteri rispetto, che so, al membro medio del fan club di un cantante mediocre. Di più: per capire lo stato di coscienza di quest'ultimo basta vedere l'animosità con cui prende la frase "il tuo idolo è stato prima un artista mediocre poi un uomo catastrofico", per lui assolutamente a probabilità zero, quando per chiunque altro è un'ovvietà evidente.

Si ha così a che fare con un paradosso apparentemente insormontabile: affinché qualcosa venga comunicato, l'ascoltatore deve almeno contemplare in via teorica la possibilità che un elettrone possa trovarsi in una determinata posizione, ovvero deve già in qualche modo avere quella verità dentro di sé. Altrimenti nessuna informazione può passare. Per fortuna le cose non stanno sempre così... spesso lo stato di coscienza cambia con l'onestà verso se stessi, e/o con la capacità di riconoscere un'evidenza. Le due cose sono strettamente connesse: se non si è onesti verso se stessi, le evidenze non sono più tali, fatto salvo il caso della proverbiale facciata contro il muro, ovvero, manco a dirlo, dell'apateporia.

Cantavano i grandi CSI "chi c'è c'è e chi non c'è non c'è" e forse intendevano proprio questo. Come un elettrone non può occupare una posizione più elevata di quanto consenta il livello energetico dell'atomo al quale è legato, così lo stato di coscienza non arriva laddove l'intelligenza nemmeno sospetti una possibilità. Con una piccola eccezione, però: così come certi atomi possono essere "eccitati", cioè caricati di energia, permettendo agli elettroni di raggiungere posizioni prima impossibili, allo stesso modo una mente può essere sottoposta a esperienze che, essendo riconosciute come reali ed evidenti, ne amplifichino lo stato di coscienza. 

Secondo noi ci riescono solo tre cose: le droghe, ma il loro risultato è passeggero, in parte fasullo e comunque lo si paga a caro prezzo; le apateporie, ma fanno male e alla lunga portano alle apatepofobie; e... un'esperienza di tipo sinestesico (ancor più che sinestetico, essendo quest'ultima normale nella ns quotidianità).

Molti dei partecipanti al Gioco Sincrestesico se ne sono accorti, e con nostro piacere ce l'hanno (ri-)dimostrato. Grazie, alla prossima! :)


9 maggio 2013

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