22 giugno 2014

Sgarbi alla Mutantropia del Cristo


Ci è capitato di capitare a uno degli eventi più importanti organizzati a Milano oggi: Sublimar, il festival di letteratura religiosa. Davvero un esperimento unico, dove per la prima volta nel mondo, a quanto ne sappiamo noi, si cerca di far parlare le religioni da una prospettiva letteraria, cioè nelle intenzioni culturale e laica. Per la prima volta non contano i dogmi, quindi le intolleranze, bensì l'esperienza, quindi la poesia, la passione, la testimonianza di una vita dedicata alle leggi dello Spirito. Ci siamo già espressi in merito: qui la direzione travalica e oltrepassa quella della Sinestesi.

Già, peccato che il giorno che siamo capitati noi, venerdì 20, quello dell'inaugurazione, ci fosse quel pazzo di Sgarbi coi suoi deliri funesti. Ci piaceva l'argomento della sua conferenza, "Il Sacro e il Profano nell'Arte", certi che sul primo avesse ben poco da dire e comunque a quell'ora non avremmo potuto vedere altro. Fortunatamente la sala era piena per meno della metà, visto che il popolo italiano era impegnato ad adorare l'unica sua vera divinità: il calcio. Non nascondiamo una certa soddisfazione nella sconfitta dell'Italia, ma solo dal punto di vista mutantropologico. In fondo chi sceglie una partita ad una riflessione sul senso della vita, visto che la vita è destinato a buttarla via (e de facto l'ha già fatto), tanto vale che la partita la perda, almeno l'apateporia può innescare eventuali effetti mutantrogenici, no? ;)

Ma torniamo a Sgarbi e ai suoi deliri. Arrivato con un'ora di ritardo, preceduto da insulti e urla, al che ti chiedi se mai smetta quel personaggio o se sia davvero così (ovvero se ci fa o ci è), ha iniziato una delle conferenze più assurde che abbiamo mai sentito, insultando i suoi segretari, il suo autista, gli organizzatori ecc. Poi è passato con disinvoltura e, gli riconosciamo, una certa raffinata dialettica da citazioni coltissime a boutade belle e buone del tipo "il Papa è ateo", "il maestro buddhista (al suo fianco) è meno buddhista di un parroco di campagna" e cose simili. Lasciamo volentieri il resoconto della serata alle varie recensioni che si possono trovare in rete. Se ce ne sono... anche perché, a dire il vero, non sono le argomentazioni in sé il suo forte, bensì lo stile con cui le sa perorare. 

A noi ha colpito una frase, che più o meno recitava così: "vedete il Cristo ad esempio... era Dio, no? Quindi onnipotente, cioè in grado di agire secondo ogni suo vantaggio, e invece scelse di morire in croce".

Ebbene sì, ci ha colpito questa considerazione, questo riferimento ad "agire secondo il proprio vantaggio" così alla base del nostro concetto di Mutantropia, per quanto il discorso in sé non fosse originalissimo, un illustre precedente fu ad esempio alla base del film L'Ultima Tentazione di Cristo di Martin Scorsese. Ci ha colpito anche perché perfettamente conforme al nostro discorso sull'etica, in cui affermavamo come in fondo un comportamento etico fosse in sé irrazionale, incomprensibile, poiché il "vantaggio" cui fa riferimento, essendo morale, spesso sfugge a un'analisi superficiale. E per un attimo si è parato davanti ai nostri occhi (nostri? forse nn di tutti, ndr;) che vantaggio potrebbe avere un uomo a morire in croce. Ovvero la sua capacità di comprendere con che tipo di "morte" sostituire con una vita vera, autentica, una meschina e falsa.

Poi fra qualche battuta, qualche volgarità e il vanto di essersi fatto una suora ed averla convinta a smettere di essere tale, Sgarbi ha concluso la sua sconclusionata serata. Beh no, un punto di coscienza c'è stato: qualche idiota fra gli astanti, completamente rapito dal suo forbito eloquio, gli faceva domande di tipo spirituale (beh, visto il contesto....) alle quali lui ha risposto con un'inedita e sorprendete onestà: "chieda queste cose a qualcun altro, io non sono un esperto". Poi è sceso e se n'è andato fra imprecazioni, urla e improperi, senza aver visto uno stand, senza aver acquistato un libro, senza aver dimostrato il minimo interesse autentico a qualunque cosa che solo suggerisca un cammino dell'anima. 

Insulto, contrapposizione, ego ipertrofico che non accetta contraddittorio, ostacoli, discussione. Beh ragazzi, sapete cosa vi diciamo? Avrà anche tante donne, tanto potere, una cultura sterminata e una quantità di denaro che è il decuplo di quello che tutti noi insieme guadagneremmo in una vita... Ma come vive male quest'uomo! Nessuno di noi farebbe a cambio (beh, forse nessuno nessuno no, ndr ;)

Grazie Vittorio, sei un esempio vivente della degenerescenza umana a cui portano i tre vantaggi dell'egonanismo. Parli di mutantropie sacre che esamini solo dal punto di vista intellettuale, dimostrandoci così la differenza fra nozionismo e stato di coscienza. Davvero grazie. 

9 giugno 2014

Una Bella Sinestesia


Scriviamo questo post perché una volta tanto siamo rimasti piacevolmente sorpresi. La sera dell'8, di passaggio casuale e ramingo presso lo Zam di Milano, ci siamo imbattuti in una performance che, ancorché in odor di Sinestesi, è la miglior risposta all'osnoblotica arroganza di Belèn e all'uso standardizzante-mercantil-propagandistico che fa del corpo delle donne. Diciamo che faceva, vista la tanto prematura quanto meritata fine del suo programma. E se l'è pure tirata: "se non vi piace cambiate canale", diceva? Beh cara, non puoi dire che il tuo pubblico non ti ascolti, eh? :D
(quindi sia chiaro: non ha chiuso per la schifezza che era, ma perché non aveva audience. Sappiamo tutti che il senso della decenza non ha mai ostacolato alcunché nell'industria televisiva nazionale)

Zarra Bonheur e le amiche hanno presentato Pornotrash, performance che non descriviamo perché vorremmo che il lettore si documentasse autonomamente. Certo uno spettacolo... "politico" o politicizzato. Ma estremamente intelligente e, come tutte le cose estremamente intelligenti, portatore di verità. Oltre che castigatore d'osnoblosi, dal momento che stigmatizza pregiudizi, falsità o verità di comodo. Una serie di citazioni eccellenti ha caratterizzato buona parte della performance, frasi altrui ma che smascheravano una consapevolezza vera, vissuta sulla propria pelle e analizzata con categorie non banali. Per quanto orizzontali, per cui senza riferimenti trascendenti. Inevitabilmente questo ha limitato un po' la portata mutantrogentica dell'evento. 

Altro momento forse discutibile è stato un riferimento troppo enfatico alla violenza e allo stupro. Certamente cose da condannare senza se e senza ma, ma (appunto ;) forse proprio per questo non sarebbe necessario sovraccaricarle emotivamente. Si rischia di far pagare ai tanti uomini non violenti, che secondo il parere degli scriventi sono la maggioranza (e certamente allo Zam lo erano), un senso di colpa legato al genere, quindi non per malefatte commesse, bensì per quelle di una minoranza di stronzi.

Nondimeno la performance è stata:
1) condotta da più artisti, per quanto in gruppo artistico stabile e apposito. Già si è fatto cenno al fatto che questo è un caso limite, l'intenzione unica del gruppo a rigore negherebbe la pluralità di soggetti. Questo aspetto è stato in parte compensato dalla (relativa) pluralità degli autori citati.
2) con riferimenti continui ad archetipi: la femminilità. il patriarcato, il corpo, lo spazio, il tempo ecc.
3) ma soprattutto con lo shock, perché fa ridere e dispiace dirlo ma è ancora così, della nudità del corpo femminile. Una nudità provocatoria ma significante, quasi necessaria nel contesto, assolutamente non morbosa. 

Lentamente, citazione dopo citazione, battuta dopo battuta, le donne presenti sul palco si sono interamente spogliate, creando evidenti imbarazzi nell'audience siappur "culturalmente evoluta" della serata. Imbarazzi non per tutti, ovviamente, infatti ha seguito una sorta di danza selvaggia di nudismo collettivo, quindi anche maschile, che ha trasformato una realtà occupata di Milano in un'assurda discoteca da campo nudisti. Antica Lemuria e Sinestesia a gogò, letteralmente sulla propria pelle. :)

Spiritose, ironiche, dissacranti (da morire quando dileggiano la sessualità delle lesbiche, per quanto chi scrive abbia avuto esperienze di senso diametralmente opposto, ma vabbé), Zarra Bonheur e le amiche divertono, fanno cultura, fanno pensare, indignano, commuovono (queste due ultime azioni forse pure troppo), danno scandalo, coinvolgono e liberano coscienze pruriginose. Brave e bravo lo Zam!

Solo.... "il corpo è sempre altrove" dice Michel Foucault, ma... è solo il corpo ad esserlo? E "il corpo è un supporto eccezionale" dicono Johnston e Longhurst... certo, ma di cosa? Se non sono chiare le risposte a queste domande allora per forza il corpo è, ed altro non può essere che, campo di battaglia. Su questo riconosciamo consapevolezza :)