30 gennaio 2012

L'Atteggiamento Osnoblotico

Riassumendo si è detto che
- l'Atiquifobia, la paura del fallimento, ovvero di fare cose sbagliate (in efficienza ed efficacia) ossia di essere degli incapaci, paura sostanzialmente etica
e
- l'Apatepofobia, la paura dell'Apateporia, ovvero di subire una crisi del sistema di valori ossia di pensare stupidaggini, paura sostanzialmente morale
sono tipiche degli stati mentali negativi e perdenti, segno di un disagio psichico che può arrivare alla depressione, il cosiddetto male del secolo.

L'essere umano, nella media, legittimamente aborrisce tali stati e cerca di evitarli utilizzando due gruppi di strategie:
- mettendosi in discussione e cambiando se stesso: area della Mutantropia, nelle due accezioni di Mutantropia dell'Etica, che reagisce all'Atiquifobia, e della Morale, che reagisce all'Apatepofobia
- irrigidendosi e cercando di cambiare l'ambiente circostante in senso più favorevole: area del controllo sociale cui appartiene l'Osnoblosi.

Ora... nessuno vuol mettere in dubbio il diritto di uomini liberi e mentalmente equilibrati ad accordarsi per dare bella forma ed efficienza al consesso umano, o società, il problema nasce con i cosiddetti "gruppi di potere" che, nel nome dell'auto-affermazione, impongono punti di vista interessati e parziali.

Si definisce quindi atteggiamento Osnoblotico quella tendenza, tanto di singoli quanto di gruppi umani, ad imporre come valori sociali delle falsità di cui hanno consapevolezza.  Senza di questa non si configura l'atteggiamento Osnoblotico, ma ci sarebbe semplice stupidità o illusione in buona fede.

Se ne deduce che nello stesso essere umano, specie se preda di forme più o meno gravi di Egonanismo, possano esserci elementi e atteggiamenti sia Mutantropici che Osnoblotici. Inoltre indice quasi certo di disinteresse, cioè di mancanza di Egonanismo, è l'assenza di atteggiamento Osnoblotico nel Mutantropo.

27 gennaio 2012

Mark Twain

Fra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto, ma da quello che non avrete fatto.

Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele, esplorate, sognate, partite.

23 gennaio 2012

Apatepofobia e Atiquifobia

Se esistesse si definirebbe apateporico quello studio statistico dei fallimenti umani che comprende l'analisi psicologica degli stessi, ovvero l'effetto che hanno sul sistema di valori dell'individuo.

Questi effetti, lo sappiamo, non sempre portano ai risvolti positivi riassumibili nel concetto di Mutantropia. Più spesso degenerano in quella forma di impaurita rigidità che è fondamento dell'Osnoblosi. Anzi, non ci si sbaglia nell'affermare che uno dei fondamenti e presupposti cardine dell'Osnoblosi sia quell'atteggiamento timoroso che qui si definisce Apatepofobia. Da distinguere dall'Apatefobia che è la paura dell'inganno e della frode, materia che dovrebbe essere studio della Psicologia.

La differenza principale fra Apatepofobia e Atiquifobia è la stessa che si cercava di definire distinguendo le tipologie di fallimento: quello del "sistema di valori" e quello della "propria adeguatezza a realizzarli", ovvero la differenza fra morale ed etica.
L'atiquifobo ha paura di fallire, di fare le cose sbagliate, di rivelarsi un incapace, ma il suo sistema di valori non è mai in discussione e i suoi fini sono "giusti".

Forse è la ripetizione dei fallimenti, che infine diventano apateporie, a trasformare l'atiquifobo in apatepofobo: quell'uomo che a furia di subire shock nel sistema di valori che sottende i suoi gesti, cioè nella sua morale, comincia a non fidarsene più.

Una reazione positiva e costruttiva alle inevitabili e benvenute apateoporie, porta l'uomo al cambiamento, alla Mutantropia. Una reazione emotiva, fobica come l'Apatepofobia, lo porta invece ad atteggiamenti negativi e "perdenti", dalle conseguenze molteplici lasciate all'immaginazione del lettore.

Emerge quindi l'esigenza di un'ulteriore distinzione, quella fra una Mutantropia dell'etica - muto forma e apparenza per avere prima e/o meglio le stesse cose, da una della morale - muto per avere cose diverse.

16 gennaio 2012

Apateporia

Apateporia: da Apate/Illusione, Pathos/Esperienza e Aporia/Disillusione.  Ovvero smascheramento nella materia (cosiddetto "di Maya") dagli effetti sconcertanti. Un'esperienza di scacco, di sconfitta, di disillusione che lascia basiti.

E' emersa da molti punti di vista la necessità di uno studio statistico sulle apateporie: quali siano le principali, le secondarie e con che frequenza si presentano. Perché?

La vera Apateporia si configura quando un sistema di valori astratto crolla o fallisce nel tentativo di sua realizzazione nel mondo fisico. Dall'astrale o inconscio collettivo, al fisico o conscio. Il sistema fallisce perchè illusorio, quindi "falso", "sbagliato",  o perchè mal applicato, anche in termini sincronici. La relativa statistica appare indispensabile nello studio antropologico, sociologico e psicologico delle illusioni e delle incapacità umane, ovvero dell'umana goffaggine applicativa.

Che sogni ha l'uomo del nostro secolo? Con che sistema di valori cerca di realizzarli? Come, in che modo, con che frequenza essi falliscono o mostrano i loro limiti (illusioni di merito e di metodo)? Che insegnamento tende a trarne chi è soggetto al fenomeno (nuovo entusiasmo, maturazione, depressione, fuga in alcool e droghe)?

Obiettando che esiste già lo studio sui fallimenti, che comunque non è ancora sistematicamente compiuto, non si nega l'esistenza del concetto di Apateporia. Per quanto sia vero che la gran maggior parte delle apateporie, non la totalità, nascano da un fallimento, è altrettanto vero che a questo non si fermano. Nello studio dell'Apateporia non è il fenomeno fisico o evenementale del fallimento ad interessare, bensì i suoi effetti psicologici e le sue ripercussioni sul sistema di valori dell'individuo o sulle sue modalità di realizzazione, ovvero sulla sua morale e sulla sua etica.

9 gennaio 2012

Egonanismo

Dall'intuitiva etimologia composta dalle parole ego e onanismo, si tratta della tendenza alla cieca autoaffermazione e al soddisfacimento assoluto ed acritico. Esso è assolutamente radicato nell'uomo ed è un istinto animale presente nelle più elementari forme di vita. Esempio archetipico ne è il cancro, o un parassita dall'effetto simile, che approfitta dell'ambiente circostante crescendo tanto da distruggerlo e provocando così anche la propria morte.

Essendo l'uomo un animale sociale, viene presto allenato a controllare le proprie pulsioni egonanistiche. La psicologia definisce egotiche queste pulsioni, accezione che tende ad escluderne le componenti di piacere e appagamento sensoriale. Chiaramente c'è chi in questa operazione riesce peggio e chi riesce meglio, fino a contemplare stati di coscienza che, almeno in linea di principio, arrivano ad annullare ogni valenza o pulsione egotica. Sfortunatamente però l'esperienza quotidiana tende a esibire una grande maggioranza di casi in senso inverso, ovvero di persone che, pur cercando di mantenersi a livelli biologicamente compatibili con la vita ed il consesso sociale, inseguono i loro appetiti in modo miope e inconsapevole, fino a sfiorare spesso l'autolesionismo per semplice stupidità.

Definiremo "egonanista" colui che mostra una prevalenza di tale carattere.

Tra i mezzi che l'egonanista considera più o meno legittimi per il soddisfacimento della propria cupidigia, sono purtroppo da annoverare tutte le tecniche mutantropiche. La maggior parte dei mutantropi, specie agli inizi delle loro esperienze o negli anni di gioventù, mostra preoccupanti tendenze egonanistiche.

Da ciò si deduce che la mutantropia, in quanto fenomeno "neutro", non porta influssi benefici per sua natura intrinseca e che può iniziare a produrre quelli che potrebbero essere definiti "effetti positivi" solo dopo un salutare passaggio nei regimi dolenti dell'apateporia.