Si diceva che per avere sinestesìa, o esperienza sinestetica, dall’altra parte è necessaria un’arte multimediale. Ma già si è fatto cenno ai fenomeni osnoblotici che hanno come effetto la sostituzione dell’entertainment all’arte, ovvero porre una pseudo-arte creatrice di consenso al posto dell’Opera portatrice di destabilizzazione. Questo processo risultava relativamente più facile con le opere monosensoriali: sostituire Dostojewsky con un libro Harmony, soprattutto se opportunamente pubblicizzato, è operazione relativamente semplice. La sovraesposizione di componenti sentimentali, la già citata “pornografia femminile”, è sempre stata una trappola osnobloica, così come l’andare a sollecitare atiquifobie e apatepofobie all’unico scopo di inculcare poi tesi rassicuranti e decisamente interessate. Anche un testo di finto smascheramento come Il Codice da Vinci è operazione eminentemente osnoblotica, se non fosse che il suo stesso autore l’ha riconosciuto di puro intrattenimento. Forse non esiste nulla di più efficacemente osnoblotico delle opere di smascheramento ingannevole.
Gli altisonanti, anzi forse roboanti, proclami dell’arte multimediale cominciati dalle istallazioni degli anni 70, fino ad arrivare alle (ridicole) esperienze di cyber-sex dei 90, sembravano garantire da questo rischio: la multimedialità, essendo in grado di attivare una multisensorialità che certifica se stessa tramite la ridondanza sensoriale dell’informazione, avrebbe dovuto garantire da possibili manipolazioni ed inganni di stampo osnoblotico. Nulla di più falso: le carature intellettuali e gli stati di coscienza degli artisti egoici hanno portato tutta l’arte multimediale a livello di entertainment moderno, un vero e proprio carosello tecnologico, baraccone del divertimento dell’uomo contemporaneo, come lo stesso concetto di cyber-sex denuncia. L’accento stesso sulla multimedialità enfatizza il messaggio ma soprattutto l’emittente, l’artista dalla debordante e innovativa personalità, per quanto intellettualmente modesta, il già ricordato artista di tipo egoico. La realtà virtuale nella quale si trova lo spettatore moderno è una realtà prevista, preordinata, quando non imposta, e per questo obbligata. Ed i criteri per la sua scelta, per il suo successo, sono esclusivamente legati a promesse a sfondo ludico, quindi masturbatorio. Mai una vera domanda, mai un’interrogazione profonda, se non sulla correttezza della propria percezione, insomma l’unico effetto che tale arte sembra voler sortire è la “sorpresa”. Le installazioni esposte al Museo del 900 di Milano sono addirittura impietose in tal senso.
Consci di questo problema, negli ultimissimi tempi sono nati dei gruppi che, volendo preservare la purezza dell’opera da intenti mistificatori, hanno creato arte dichiaratamente ispirata alla sinestesìa, o arte sedicente sinestetica. Ma basta girare in rete per ritrovarvi in molti siti tutte le modalità egoiche ed interessate che hanno portato il mondo dell’arte allo stato attuale di sostanziale immobilismo ed inefficacia. Addirittura su Wikipedia c’è un articolo dal titolo “la cucina è un’arte sinestetica” che denuncia inequivocabilmente il tentativo della longa manus osnoblotica di impossessarsi anche di questo concetto.
Emerge quindi l’esigenza di un concetto nuovo, assolutamente altro, che qui definiamo Sinestèsi, per andare
- Oltre alla sinestesia, mera esperienza multisensoriale, quando non disfunzione patologica
- Oltre all’arte multimediale, ridotta a feticcio tecnologico masturbatorio
- Oltre all’arte sedicente sinestetica, non dotata di statuto teorico sufficientemente forte da resistere alle odierne tentazioni osnoblotico-manipolatorie
- Per una sinestetica come poetica di un’arte non influenzata da interessi sociali ed arrivismi egoici personali, ovvero finalmente in grado di risvegliare sensi latenti sepolti nell’uomo e definitivamente a lui connaturati.
Sinesthesys, da cui deriva Sinestèsi, significa “senza estetica”, come “senza tesi”, oppure ancora, utilizzando il suffisso “sys” come abbreviazione dell’inglese system, “senza sistema”. Vuol’essere un’estetica, una sin-estetica e una poetica che garantisca un’arte nuova, ovvero in grado di scatenare fenomeni di Mutantropia evolutiva, cioè di aumentare lo stato di coscienza del fruitore in modo impersonale perché affidato alle eterne verità con cui l’uomo è nato per misurarsi.
Sì, ma come?
11 marzo 2012
Osnoblosi, Sinestesìa, Sinestetica e Sinestèsi
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E' una bella domanda quella che ponete, le soluzioni appaiono molte così come sembrano nessuna...
RispondiEliminain effetti è vero, a volte anche le migliori domande non hanno bisogno di risposte
RispondiEliminaTutto vero! Sono convinta però che anche con i mezzi multimediali si possa arrivare a vera arte.
RispondiEliminaUn grande grazie a Vera, ma anche a Paffy e Vanamind per i loro complimenti.
EliminaCerto che con mezzi multimediali si può fare "vera arte", ci mancherebbe, se ci sono riusciti con una ruota di bicicletta o con deiezioni umane, figuriamoci cosa sarebbe possibile ai mezzi della moderna tecnologia! Il punto è che mentre possiamo dirti di capolavori creati con tela e colori, piuttosto che con marmo e scalpello (anziché ruote o deiezioni), fatichiamo veramente a trovare un siappur pallido corrispettivo nelle istallazioni multimediali.
Forse abbiamo avuto sfortuna, ma nelle nostre peregrinazioni per mostre e musei abbiamo visto solo baracconi più o meno sorprendenti o più o meno gradevoli. Per favore contraddicici pure e indicaci un'opera multimediale che abbia l'effetto destabilizzante di una pipa di Magritte o di un taglio di Fontana. Forse la stanza/ritratto di Mae West di Salvador Dalì? Beh, eravamo nel 1935, più nell'ambito avanguardia che vera multimedialità (sebbene di questo ante litteram si trattasse).
Però non ci permettiamo di escludere che esista vera arte multimediale. Semplicemente ne costatiamo il sostanziale (e statistico) fallimento in quanto poetica: non ha provocato le categorie estetiche della sua epoca, né ha creato opere che sono rimaste nell'immaginario collettivo, capaci di forgiarlo simbolicamente e rappresentarlo per le generazioni future. Perché? Mediocrità degli autori, per carità, ma secondo noi anche connotazione osnoblotica nella spettacolarizzazione del fatto artistico.
Se ci sbagliamo, per favore, faccelo notare con articolate argomentazioni, sarai sempre la benvenuta!
Ehhh, le deiezioni umane, che materia prima!
RispondiEliminaIo credo che questo periodo sia privo di artisti e di idee, anche se non ci sono mai state tante persone convinte di essere creative. In realtà questi pseudo-artisti sono alla ricerca di uno stile di vita personale piuttosto che di esprimere qualcosa di nuovo e quindi sono sicuramente colpiti da osnoblosi.
Bisogna anche dire che le tecnologie sono nate da poco e non sono ancora state usate intensivamente per l'arte, però a me, per esempio, piacciono molto i quadri di David Hockney realizzati con l'Ipad. (http://www.hockneypictures.com/terms.php).
Non credo, quindi, che il mezzo sia carente, ma che la società non stia producendo arte. :-)
Grazie mille, Vera, siamo d'accordissimo con te! Il periodo è privo di idee valide, ovvero denso di idee mediocri, infarcite d'egonanismo e degradate d'osnoblosi. Ci fa piacere sapere che non siamo i soli a pensarla così.
EliminaSolo una piccola precisazione, però: grazie per la segnalazione, ma il buon Hockney non fa arte multimediale, bensì monosensoriale (per quanto, questo sì, con l'ausilio di nuove tecnologie).
Cantano i CSI "occorre essere attenti"... Ciao! ;D
Ops... non avevo capito niente! Ciao! :-D
RispondiEliminaSì in effetti mi domandavo se una sinestesopera potesse essere realizzata senza multimedialità. Se come dite deve lavorare su tutti i sensi ed evocare i diversi stati, di sicuro non basta l'artista ma è necessario anche il mezzo... se fosse stato possibile rappresentare prima un'opera simile sarebbe già stata creta credo. :)
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