9 giugno 2014

Una Bella Sinestesia


Scriviamo questo post perché una volta tanto siamo rimasti piacevolmente sorpresi. La sera dell'8, di passaggio casuale e ramingo presso lo Zam di Milano, ci siamo imbattuti in una performance che, ancorché in odor di Sinestesi, è la miglior risposta all'osnoblotica arroganza di Belèn e all'uso standardizzante-mercantil-propagandistico che fa del corpo delle donne. Diciamo che faceva, vista la tanto prematura quanto meritata fine del suo programma. E se l'è pure tirata: "se non vi piace cambiate canale", diceva? Beh cara, non puoi dire che il tuo pubblico non ti ascolti, eh? :D
(quindi sia chiaro: non ha chiuso per la schifezza che era, ma perché non aveva audience. Sappiamo tutti che il senso della decenza non ha mai ostacolato alcunché nell'industria televisiva nazionale)

Zarra Bonheur e le amiche hanno presentato Pornotrash, performance che non descriviamo perché vorremmo che il lettore si documentasse autonomamente. Certo uno spettacolo... "politico" o politicizzato. Ma estremamente intelligente e, come tutte le cose estremamente intelligenti, portatore di verità. Oltre che castigatore d'osnoblosi, dal momento che stigmatizza pregiudizi, falsità o verità di comodo. Una serie di citazioni eccellenti ha caratterizzato buona parte della performance, frasi altrui ma che smascheravano una consapevolezza vera, vissuta sulla propria pelle e analizzata con categorie non banali. Per quanto orizzontali, per cui senza riferimenti trascendenti. Inevitabilmente questo ha limitato un po' la portata mutantrogentica dell'evento. 

Altro momento forse discutibile è stato un riferimento troppo enfatico alla violenza e allo stupro. Certamente cose da condannare senza se e senza ma, ma (appunto ;) forse proprio per questo non sarebbe necessario sovraccaricarle emotivamente. Si rischia di far pagare ai tanti uomini non violenti, che secondo il parere degli scriventi sono la maggioranza (e certamente allo Zam lo erano), un senso di colpa legato al genere, quindi non per malefatte commesse, bensì per quelle di una minoranza di stronzi.

Nondimeno la performance è stata:
1) condotta da più artisti, per quanto in gruppo artistico stabile e apposito. Già si è fatto cenno al fatto che questo è un caso limite, l'intenzione unica del gruppo a rigore negherebbe la pluralità di soggetti. Questo aspetto è stato in parte compensato dalla (relativa) pluralità degli autori citati.
2) con riferimenti continui ad archetipi: la femminilità. il patriarcato, il corpo, lo spazio, il tempo ecc.
3) ma soprattutto con lo shock, perché fa ridere e dispiace dirlo ma è ancora così, della nudità del corpo femminile. Una nudità provocatoria ma significante, quasi necessaria nel contesto, assolutamente non morbosa. 

Lentamente, citazione dopo citazione, battuta dopo battuta, le donne presenti sul palco si sono interamente spogliate, creando evidenti imbarazzi nell'audience siappur "culturalmente evoluta" della serata. Imbarazzi non per tutti, ovviamente, infatti ha seguito una sorta di danza selvaggia di nudismo collettivo, quindi anche maschile, che ha trasformato una realtà occupata di Milano in un'assurda discoteca da campo nudisti. Antica Lemuria e Sinestesia a gogò, letteralmente sulla propria pelle. :)

Spiritose, ironiche, dissacranti (da morire quando dileggiano la sessualità delle lesbiche, per quanto chi scrive abbia avuto esperienze di senso diametralmente opposto, ma vabbé), Zarra Bonheur e le amiche divertono, fanno cultura, fanno pensare, indignano, commuovono (queste due ultime azioni forse pure troppo), danno scandalo, coinvolgono e liberano coscienze pruriginose. Brave e bravo lo Zam!

Solo.... "il corpo è sempre altrove" dice Michel Foucault, ma... è solo il corpo ad esserlo? E "il corpo è un supporto eccezionale" dicono Johnston e Longhurst... certo, ma di cosa? Se non sono chiare le risposte a queste domande allora per forza il corpo è, ed altro non può essere che, campo di battaglia. Su questo riconosciamo consapevolezza :)

4 commenti:

  1. Bene, bentornati nel tessuto vivente e palpitante della proposta artistica reale. I vostri discorsi sono spesso troppo astratti o troppo proiettati al sociale. Ma noi artisti ingoiamo le contraddizioni e i soprusi di questo mondo mercantile ogni giorno!

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  2. Sì, è un bene che qui si riprenda a parlare di cultura. Però non amo queste ragazzotte intellettualoidi sempre incazzate. Alla fine sfruttano anche loro il corpo femminile, anche se è il loro, e per di più per propagandare idee.
    Di più! per poterlo esporre anche se sono a dir poco... diversamente belle! :D

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  3. Certo che il corpo è un campo di battaglia, soprattutto per chi non ha risolto la normale dialettica del vivere, che oltre a conflittualità prevede anche armonia. In questo caso la donna pensa di dover essere “buona”, presente, affidabile e si dedica al partner anche quando questo non è ciò che realmente sente e vuole, almeno non in ogni momento e situazione. Ascoltandosi scopre dentro di sè sentimenti diversi da quelli che “è giusto” provare, come per esempio la rabbia, e si accorge che qualche volta non ha nessuna voglia di essere disponibile con il partner ma desidera altro. Ecco che si delinea un conflitto tra l’immagine narcisistica di sé, il “dover essere” a tutti i costi “buona e brava”, e i bisogni dell’organismo, per esempio il desiderio di spazi personali. La persona può vivere sensazioni di allontanamento dagli altri e sperimentare “fatica” e falsità nel mantenere il ruolo del “disponibile”. Nello stesso tempo è percepito come sbagliato, “cattivo” e rischioso il soddisfare dei bisogni che possono dar dispiacere.
    Alcune persone sono molto identificate con un’immagine narcisistica di sè, con un’ideale di sè forte, brillante, efficiente o coerente. Evitano altri aspetti di sè, come la fragilità, la paura o la rabbia e l’assertività (per esempio il dire “no”). Il sentirsi fragili e impauriti o arrabbiati diventa qualcosa di pericoloso e inaccettabile. Anche questa è una situazione frequente di conflitto interiore. Il rifiuto di alcune qualità del proprio Sè può creare il problema, può generare sensazioni di ansia, panico, disagio e chiusura. E’ come se un genitore non desse sostegno al figlio impaurito o arrabbiato. Il bambino si sentirà “non visto”.
    Poi, quando cresce, diventa come Zarra Bonheur :-D

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  4. Cosa fate adesso? Andate agli spogliarelli?
    Daaaai scherzo, massa di offendiniiii ;-))

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