14 ottobre 2013

Technesya o della Tecnologia


Cari lettori, non sappiamo se vi sia mai capitato qualcosa di simile all'essere colui che in un gruppo di persone conosce meglio la tecnologia che questi utilizzano o credono di utilizzare, segnatamente cellulari e computer, lamentarsi di qualcosa del loro funzionamento e sentirsi osservare come un disadattato, un bestemmiatore, un sobillatore, uno che non ha capito la bellezza e le incredibili possibilità che la Storia ci offre. Poi vedi che non sanno fare una cosa facile, che tu sai fare benissimo, e imprecano come marinai livornesi (con tutto il rispetto) attirandosi il tuo dileggio. >:)

Perché al giorno d'oggi succedono cose così simpatiche? Perché la società, certo grazie a costi relativamente bassi e alta disponibilità, è riuscita a rendere la tecnologia un feticcio. In un delirante mito misto fantascentifico/superonistico, ogni uomo si riempie di tecnologia ben oltre le sue capacità di gestirla efficientemente. Certe letterature, cyber in testa, ci hanno preparato all'interconnessione perenne, ma diciamocelo... negli anni 70 eravamo convinti che nel 2000 (nel 1999 precisamente, come da serial omonimo) avremmo avuto una base sulla luna o ci saremmo mossi col teletrasporto, mentre oggi l'unica differenza da allora sono cellulari e computer (+ un po di domotica e automobili ibride). Insomma niente nuove aperture a orizzonti nuovi ma più merce, quindi più soffocante casino, in quelli vecchi. Eppur così è successo, pensare a una società senza tecnologia è utopistico quando non velleitario, comunque donchisciottesco.

La tecnologia ha sempre affiancato la mutantropia, a volte contraddicendola (non mi sviluppo, non cambio, perché il lavoro lo fa l'arnese) a volte guidandola, cioè inducendo nell'uomo un adattamento a essa (in fondo chi impara a guidare un automezzo è un mutantropo). Ma l'uomo oggi vive un'illusione mutantropica positiva nei suoi confronti e ciò avviene perché il marketing con cui è distribuita, sfruttando il suddetto feticismo, trasforma la connotazione tecnologica in status symbol. Il nostro essercela presa con Steve Jobs e Facebook non è avvenuto a caso: chi possiede il tecno-ninnolo viene socialmente considerato mutantropo, non perché in qualche modo costui sia cambiato, ma perché si è inserito nei must tecnologici del suo secolo, quindi nel mito del suo gruppo sociale. Cioè il cambiamento conformista viene apprezzato come mutantropico positivo (hai cambiato modello, è più bello/nuovo, hai fatto bene), quindi premiato socialmente.

La sua penetrazione nell'inconscio collettivo è graduale e subdola. Ricordate i cellulari? Prima li avevano solo i ricchi (insediamento di status symbol), poi chi ne aveva bisogno per lavoro, infine tutti ne hanno avuto ALMENO uno, anzi da vantaggio competitivo professionale è diventato uno svantaggio il non averlo. Così è successo per il pc, l'email e l'ultima grande gabbia illusoria: Facebook. Un vantaggio iniziale oggettivo per certuni e discutibile per altri è diventato uno svantaggio sociale in negativo, perché la mutantropia tecnologica è puramente conformista o egotica (o più spesso entrambe) e più illusoria ancora della cosiddetta mutantropia del mutaforma, che almeno è fisica, quindi più sinestetica anche nelle eventuali apateporie.

Inoltre, o forse proprio per questo (ovvero in quanto promotrice di conformismo), la tecnologia è utilizzata dal "sistema" per esercitare controllo sociale: geolocalizzazione fisica, controllo dei messaggi testuali, intercettazioni telefoniche. Facciamo notare quasi di sfuggita che in un commento al post Confronto Sinestesico parte II anche Esthetron si lamentò dell'uso dell'arte come controllo sociale, specie in ambito psichiatrico. E non so se a chi ci segue è chiaro, ma il controllo sociale è l'area dell'osnoblosi. Peggio, l'osnoblosi è quella parte di controllo sociale che il cittadino fa da sé, e il potere ha tutto l'interesse a dargli la giusta imbeccata.

La tecnologia è solo un male quindi? Una sorta di flagello biblico destinato ad ammorbare ab aeterno le coscienze di un millennio corrotto e malato? ;) Beh, se così fosse, di certo questo atteggiamento non servirebbe a stroncarlo. Ma chi diceva che un motore può servire tanto a un carrarmato quanto a un'ambulanza?

Così la tecnologia fa parte integrante della nostra provocazione estetica, della nostra sfida. Il mezzo che serve al potere per parcellizzare le coscienze, per controllarle, per farle perdere nel mare magnum della rete, della connessione perenne, della nevrosi da connessione perenne sostituitasi al vivere il presente fisico circostante e multienergeticamente connotato o comunque multidimensionale, per il gusto solo emotivo - quindi forse un po' egoista - di comunicare MINKIONATE (diciamolo, minkionate! fossero almeno cose intelligenti...) col mondo creato in una delirante autopercezione di successo sociale... Bene, questo stesso mezzo viene usato in modo opposto: per fermare tutto, per riportare la coscienza nell'assoluto presente, dove l'esperienza sia significante e veramente multidimensionale come la tecnologia potrebbe permettere. E non (solo) su una direttiva orizzontale - la massa di sfaccendati che esige il mio contatto o la mia reazione - bensì su una verticale: l'analisi/esperienza di stati di coscienza alternativi possibili (e anche, perché no? non possibili, nel senso non "a priori").

Technesya è il mondo dove ciò si realizza. Una terra virtuale e reale, un ossimoro quindi una provocazione.

L'arte è una cosa eterna, così l'esperienza sinestetica. Così forse anche quell'esperienza sinestetica superiore che abbiamo denominato Sinestesi. Ma Technesya ritiene che la Sinestesi nel mondo moderno debba essere fatta di tecnologia, perché così esso è caratterizzato e in ogni caso mai come oggi ci mette a disposizione mezzi veramente prima impensabili e a cui la gente tanto volentieri si sottopone.

Oggi l'arte ha una patria in più, che è la patria dell'arte di oggi.

23 commenti:

  1. Avete ragione! Da status symbol a strumento di gogna mediatica! Guardate qui che ver-gogna: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/18-ottobre-2013/bullismo-gogna-facebook-una-ricarica-telefonica-10-euro-2223507008044.shtml

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  2. Non so se essere d'accordo... il cyberpunk, da Sterling&Gibson fino al genio giapponese di Shirow, ha preconizzato l'esperienza unica dell'interconnessione fra gli uomini, vera rivalsa della modernità contro la biblica e oscurantista torre di Babele.
    Voi invece volete un uomo chiuso nella sua stanza, nella sua interiorità soffocante, autoreferente assoluto del suo solipsismo.
    Per favore contraddicetemi se sbaglio.

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  3. Quasi quasi ti contraddico. L'interconnessione fra gli uomini tramite la rete mi sembra piuttosto illusoria. Una ben magra rivalsa della modernità! Davanti allo schermo del suo pc l'uomo é più solo e autoreferenziale che mai. Se l'esperienza sinestetica servisse a stanarlo/ci?

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    1. Mmmmsì... capisco il tuo punto... Fai bene ad anteporre un "se" perché è solo vedendo come funziona questa cosa che possiamo ragionarci sopra. Il grande limite di questo blog! ;)

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  4. Quasi quasi contraddico io te. L'interconnessione, anche avvenga per via virrtuale, è proprio la speranza dell'accettazione dell'altro. L'altro da sè che è diverso e compreso, non inserito in un box. Il mezzo non conta, nemmeno fosse un dono divino, se chi lo utilizza non ha lo stato di coscienza adatto. Il mezzo non è una certezza. Mai. Nemmeno quello sinestetico.

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  5. Una volta per lavorare con un cliente o un fornitore si mandava un'email e si riceveva risposta. Poi si è dovuta aggiungere una telefonata per sapere qualcosa. Poi la telefonata non è bastata più, ed è stato necessario aggiungerci prima un tempo di attesa e poi una seconda email. Oggi è necessaria una seconda telefonata: cioè l'efficienza della tecnologia è inversamente proporzionale al tempo e alla sua diffusione. :-O

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  6. Ecco, un'umile redazione non fa in tempo a distrarsi un attimo che viene inondata di commenti. Vi ringraziamo ma dovreste imparare a distribuirvi meglio nel tempo ;)
    Ok, scherzi a parte, complimenti a tutti perché ognuno di voi la sua ragione ce l'ha!

    @Renata: vero, tutti quei profeti visionari hanno previsto una cosa poi avveratasi. E una gran bella cosa, si veda ad esempio l'organizzazione di eventi di contestazione, o (detti dalla istituzioni) eversivi, per capire l'importanza di questa tecnologia e il perché nonostante tutto la sosteniamo e condividiamo.
    Ma ciò che Gibson & co. non hanno previsto è stato il debosciato degrado cui sarebbe arrivata l'umanità, con tutto il carico di ignoranza, idiozia e facile consumismo di piacere immediato. La rete veicolo di stupidità, egopatia e masturbazione, noi questo stigmatizziamo, non la rete in sé.

    @Simo: grazie per la "presa di parte", hai perfettamente espresso il nostro pensiero! Ti andrebbe di far parte della redazione? :) Forse l'hai giusto estremizzato un po', infatti:

    @cieloevento: purtroppo l'accettazione dell'altro avviene fuori dell'interconnessione virtuale. E' infatti nostra esperienza quotidiana interagire con persone eccezionali nella seconda ma assolutamente inadatte alla prima, a livello di misantropia. Già vestiamo abbastanza maschere sociali, ci mancava anche il filtro dei social! E' però vero che sono fenomenali nel creare i primi contatti, nel far circolare le idee e nell'organizzare il dissenso. Mentre hai perfettamente ragione nel ricordare che non esiste la panacea per i mali moderni, non lo è neppure la Sinestesi! Per quanto in questo blog sembriamo affermare l'esatto contrario... ;)

    @Vito: ci fai morire! ;D Più aumenta la capacità di contatto della tecnologia più sembriamo sviluppare anticorpi per eluderla. Cosa ti rispondono alla prima telefonata? Che l'email nn l'hanno ricevuta, cosa falsa lontano un miglio! Hai notato, ad esempio, che oggi si risponde sempre meno anche al cellulare?

    @ tutti: ci dispiace non essere ancora riusciti a fornire una prova pratica delle potenzialità della Sinestesi, per quanto un primo assaggio ci sia stato durante le febbrili serate del gioco sincrestesico. Dov'eravate voi in quei giorni? :P

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  7. Verissimo quello che dici, ma non tutte le persone sono uguali ed esprimere un giudizio come le persone "sono bravissime virtualmente" e/o "non sono brave nella vita reale" è sempre soggettivo. Oggettivamente è necessario provare a "mettersi nei panni dell'altra persona" e provare a vedere le cose dal suo punto di vista cercando di capire. Per alcune di queste persone il virtuale, o una forma di virtuale, può essere un'esperienza completa quanto invece può non esserlo con persone reali. Quello che viene detto in questo post è corretto, ma come tutto quello che è scritto qui dentro spero che sia solo una provocazione per attivare un nuovo modo di pensare, e quindi un paradigma diverso, non l'unica via da seguire per poter ottenere la comprensione gnostica, come dite voi, del mondo. Ciao!

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  8. Cos'è questa storia della comprensione gnostica del mondo? Dov'è che si parla di questo argomento? Mi è sfuggito.

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    1. Non in questo post, è oggetto di discussione fin dai primi però.

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  9. Non mi sembra, direi proprio di no

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  10. Io invece direi proprio di sì e ho anche già lasciato un commento a tale proposito dissentendo. Poi magari essendo della redazione ne sai più tu eh?

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  11. Scusate ragazzi, grazie per interessarvi tanto alle nostre argomentazioni, ma ad onor del vero va detto che in nessun punto di questo blog si è mai fatto cenno a Gnosi o gnosticismo. E siccome ciò non è avvenuto a caso, intendiamo proseguire su questa strada.
    Vero è che si sono citate tradizioni affini, quando non paritetiche in altre culture, come l'Ermetismo, l'Alchimia o il Tao, ma solo di sfuggita e per definire meglio altri concetti.
    Per definitiva chiarezza nei confronti di chi ci segue, dichiariamo che il presente blog si muove su quattro coordinate e non altre:
    - quella antropologica, con la disamina del concetto di Mutantropia, quindi più esattamente quella mutantropologica
    - quella psicologica, con la definizione di egonanismo nei confronti del fallimento e dell'apateporia, con relative atiquifobie e apatepofobie
    - quella sociale, con la definizione del concetto di Osnoblosi e la sua analisi in tutti i suoi più retrivi aspetti
    - quella estetologica, con l'invenzione e la provocazione estetica e poetica della Sinestesi in tutti i suoi benefici effetti

    Francamente ci sembra già più che abbastanza, per favore non mettiamo altra carne al fuoco. È chiaro che l'uomo è inserito in modo olistico in un ambiente energetico-causale che può essere descritto efficacemente solo da discipline pre-moderne, fatta salva la felice eccezione della fisica quantistica, ma non sono queste l'oggetto di studio del blog.
    Grazie per la comprensione :)

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  12. Infatti la "via gnostica" l'ho citata io, ma forse quello che cerco di dire non è compreso perchè è letto con un paradigma che non condividiamo. Comunque grazie per i molteplici chiarimenti, ho la mail intasata. Ciao

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  13. Alessandro Gervasini23 ottobre 2013 alle ore 14:43

    A Cieloooo, sei proprio un piantagraneee! E che c'entra st'argomento adesso? Piuttosto cuccatevi come siamo messi male pure con l'ansia da aggiornamento! http://adnkronos.com/IGN/Daily_Life/Benessere/Psicologia-lesperto-cresce-dipendenza-da-aggiornamento-tecnologico_311830529008.html

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  14. Ragazzi siete stati troppo avanti a prendervela con Facebook! Guardate cos'è successo a quella povera ragazza quasi moribonda e quanti insulti si è presa solo perché ha detto che è sopravissuta grazia alla sperimentazione su animali. Facebook è il mezzo principale per fare gogna mediatica, nessuno l'ha detto chiaramente come voi! Grandi!!!

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    1. Veramente non intendevamo prendercela con FB e nemmeno prendercela con chicchessia. Abbiamo semplicemente rilevato, come in molti moti umani, che il mezzo giustifica sempre l'ego. Ma non è il mezzo ad essere l'errore o il danno, non è FB che è malato, psicotico, razzista o osnoblotico, sono gli uomini che possono scegliere e decidere quale mutantropo essere. La svergognatezza del mezzo ne è solo una conseguenza. Nessuno ha mai demonizzato l'ingegno umano.

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    2. Mah... nn so.... nn sono d'accordo... il mezzo è "neutro" quando non connotato. Nel post avete scritto che un motore "può servire tanto a un carrarmato quanto a un'ambulanza". Ecco, il motore è tecnologia neutra, il carro armato e l'ambulanza no, sono connotati ad un fine.
      Secondo me, consapevole o no, fb è connotato a un fine: appiattire il livello dei rapporti umani a un dialogo fra maschere e voyeur.
      Il mio amico di fb non lo contatto mai, perché tanto ce l'ho lì. Prima almeno se volevo sentirlo ero costretta a chiamarlo. Oggi questa tecnologia mi dà così tante possibilità da aver completamente ucciso ogni rapporto umano degno di questo nome.

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    3. Cara Stefania, trovo difficile incolpare un carrarmato d'essere un carrarmato visto il fine che ha, posso però non essere d'accordo con l'essere umano che lo produce sapendo benissimo che non sono ambulanze.

      Se tu non contatti il tuo amico di FB perchè tanto è sempre lì, posso garantirti in prima persona che di quell'amico te ne importa poco... Ciao!

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  15. È vero Ex, hai ragione: se non chiamo gli amici è solo colpa mia. È una parte di me che odio, segno della mia inconcludenza e pigrizia (e forse nemmeno la peggiore).
    Ma chi o cosa ha tirato fuori questo lato di me? Fb!
    Per questo mi son messa a seguire Technesya e i suoi discorsi, che per me sono sogni. Perché anch'io sogno una tecnologia finalmente in grado ti tirar fuori il meglio di me. È bello sapere che qualcuno almeno ci prova e non fa come il viscido Zuckerberg, che ingrassa sulle nostre debolezze.
    Grazie e scusatemi.

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    1. No Stefania, non può essere Fb il colpevole di una tua mancanza. Noi siamo esseri senzienti e coscienti che possiedono il libero arbitrio, non marionette... Ciao! :)

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    2. Beh, che dire Stefania? Siamo commossi.
      Speriamo solo di essere all'altezza delle tue aspettative.
      Per quanto sia vero che, com'è risaputo, l'impulso mutantropico può solo partire da te.

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  16. Il benessere e la felicità che si vivono in un determinato momento, perdono di senso senza la speranza in un futuro altrettanto radioso. Abbiamo bisogno di controllare e prevenire i capricci del caso, immaginando un’evoluzione progressiva e senza scosse. Viceversa, oggi prevale l’incertezza, la precarietà, il senso d’impotenza, la visione minacciosa del mondo. Il “futuro – promessa” si è trasformato in “futuro – minaccia” e un numero sempre maggiore di giovani e meno giovani è disorientato, non sa che fare, dove andare, e neppure sa chi sia, appare privo di un ruolo sociale, privo di identità – “liquido” direbbe Bauman. I ragazzi Hikikomori – hiku (indietreggiare) + komoru (isolarsi)- che rimangono volontariamente reclusi nella propria camera da letto per mesi e anni, attaccati ad internet come ad una macchina cuore polmone, sono uno degli ultimi esempi, in ordine di tempo, di psicopatologia a matrice sociale che si diffonde dal Giappone agli Stati Uniti fino all’Europa e all’Italia dove questi ragazzi sono meglio conosciuti come cyberdipendenti. Così mi hanno colpito le carezze, le coccole e le affettuosità a pagamento, con la drastica esclusione del sesso, che tendono a diffondersi da Tokyo agli Stati Uniti, esempio di mercificazione di qualcosa che dovrebbe essere spontaneamente e diffusamente presente in ogni struttura sociale. A volte penso che anche la psicoterapia possa cadere nello stesso inganno, che le persone che la richiedono ricercano essenzialmente una prossimità umana comprensiva e non giudicante.

    Sono segnali di una società globalmente sofferente dove la famiglia attuale, troppo presa dalle difficoltà reali, difficilmente superabili dalle singole persone, fatica a mantenere un ruolo generazionale di autorità e competenza, ad essere un supporto affettivo in grado di contenere le ansie dei propri figli e dare loro fiducia nel futuro. Se crolla il contenitore “famiglia”, la richiesta di protezione può spostarsi a contenitori diversi. Affidandoci alla parte evoluzionisticamente più antica del nostro cervello, torniamo regressivamente al branco, nella sua forma più primitiva. Imponiamo ai leaders politici, resi apparentemente familiari dall’incessante riproposizione massmediatica, di essere quello che noi non siamo: un capobranco ideale. Selezioniamo la persona pubblica che più fa mostra di quelle esibizioni che gli animali utilizzano inconsapevolmente per prevalere nel rango o nel corteggiamento. I comportamenti di parata diventano così una relazione di parata, dove ognuno è costretto rigidamente a giocare nel proprio ruolo, di capo o di gregario.

    Questi modelli relazionali sono sempre stati presenti e si amplificano nei periodi di crisi creando diffuse relazioni di parata. La pacatezza e la congruità dei contenuti, la profondità e la sensatezza dei pensieri, la logica degli interventi non ottengono più consenso e lasciano il campo all’esibizione di potenza, alla violenza della retorica, alla prosopopea, alla supponenza, al protagonismo e a una buona dose di arroganza e disprezzo dell’avversario, il tutto contraffatto e camuffato da passionalità.

    Ipersaturi di notizie massmediatiche, ma essenzialmente privi di informazioni, siamo spaventati per l’impossibilità di comprendere un mondo troppo complesso, sempre più tecnologico in ogni sua componente, scientifica, sociale, sanitaria, economica, industriale. In questo mondo, che ci appartiene sempre meno, immaginando battaglie oscure e rischiose, tendiamo ad affidarci a generali che fanno sfoggio di mostrine colorate. Li costringiamo ad enfatizzare le loro naturali doti di suggestione e seduzione, sviluppiamo il loro narcisismo fino a renderlo patologico attraverso un atteggiamento di regressione, delega e idolatria.

    E’ ormai da tempo che, sentendoci minacciati da un medio evo prossimo venturo, siamo particolarmente sensibili agli imbonitori. Speriamo che il rimedio non sia peggiore del male.

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